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Scoperto il ruolo dei nervi nel tumore alla prostata

Salute e Benessere
Il tumore alla prostata è il secondo più diffuso fra la popolazione maschile (Getty Images)

Una ricerca pubblicata su Science apre alla possibilità di trattare questa forma di cancro con farmaci beta-bloccanti  

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Alcune cellule nervose sono coinvolte in un processo che permette di accelerare drasticamente la crescita dei vasi sanguigni tumorali del cancro alla prostata: è quanto ha scoperto una ricerca dell'Albert Einstein College of Medicine di New York, pubblicata su Science. Sulla base di questi studi, potrebbe concretizzarsi la possibilità di un nuovo trattamento per il tumore.

Il ruolo dei nervi

"I tumori solidi dipendono dalla fornitura di sangue crescente perché possano proliferare", ha spiegato il primo autore della ricerca Paul Frenette. "In questo studio noi mostriamo che i nervi stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni, i quali incoraggiano la crescita del tumore alla prostata e come sia possibile mettere in corto circuito la stimolazione nervosa per prevenire la formazione di nuovi vasi". Frenette ha poi chiarito che la scoperta "apre a una strategia interamente nuova nel trattamento del cancro alla prostata, che potremmo mettere in pratica utilizzando farmaci già esistenti". In una precedente ricerca del 2013, il ricercatore e i suoi colleghi avevano già dimostrato che i nervi, producendo un ormone noto come noradrenalina, stimolano i ricettori sul tessuto connettivo delle cellule tumorali. Adesso le modalità con le quali si verifica questo fenomeno sono state chiarite.

Il meccanismo che favorisce il cancro

Dopo essere stata rilasciata dalle fibre nervose, la noradrenalina si lega ai recettori sulle cellule endoteliali sulla superficie interna dei vasi sanguigni. I ricercatori hanno scoperto che legare tale ormone a questi recettori attiva un "interruttore angio-metabolico", che cambia il sistema attraverso il quale cellule metabolizzano il glucosio. Mentre avviene la costruzione di nuovi vasi sanguigni, le cellule endoteliali passano dall'utilizzare la fosforilazione ossidativa per ottenere energia da glucosio, alla glicolisi. Una differenza importante: la glicolisi, rispetto alla fosforilazione ossidativa, produce meno energia. "Può sembrare contro-intuitivo - ha spiegato Frenette - ma questo aumento di energia prodotto dalla fosforilazione ossidativa inibisce l'angiogensesi, la formazione di nuovi vasi sanguigni che sostiene la crescita del tumore". Al contrario, il passaggio alla glicolisi favorisce questo sviluppo dannoso. La buona notizia è che probabilmente il ruolo della noradrenalina in questo processo possa essere fermato con i farmaci beta-bloccanti, già utilizzati per trattare l'ipertensione e altre malattie. "È certamente meritevole di indagine capire se i beta-bloccanti possano migliorare i risultati del trattamento della malattia", ha detto Frenette, ricordando che studi precedenti avevano scoperto come questi farmaci avessero ridotto le metastasi negli uomini colpiti dal cancro alla prostata.