Referendum sulla cittadinanza, una mobilitazione online come per gli Oasis

Se fosse una gara di cento metri, è come se la prima metà fosse stata percorsa in 15 giorni e la seconda metà in 48 ore. Questa volta, però, il traguardo erano le 500 mila firme per presentare un referendum che riduca della metà, a 5 anni, il tempo di residenza in Italia per ottenere la cittadinanza. Di fatto si tratta di riportare l’attuale legge alla versione del 1992, data nella quale è stata cambiata per raddoppiare, appunto, i tempi necessari per la richiesta dei documenti italiani. "Quello a cui abbiamo assistito ha stupito anche noi - racconta Francesca Druetti, segretaria di Possibile, una delle forze politiche promotrici del testo insieme a +Europa, Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, Rifondazione Comunista - perché sapevamo che i tempi erano ristretti. Ci siamo trovati davanti alla Cassazione in una delle ultime date utili perché sapevamo che la sfida era impegnativa". Ma non si tratta solo di un'accelerata record: 200 mila firme raccolte tra il 6 e il 22 settembre e tutte le restanti 300mila tra il 22 e il 24 settembre, arrivando a superare il quorum prima della scadenza prevista del 30 settembre. Non si tratta solo di numeri, ma di una mobilitazione digitale che non ha precedenti. Quasi tutte le sottoscrizioni, infatti, sono state raccolte online. "Quando abbiamo depositato il quesito abbiamo deciso volutamente di proporre un testo facile, quasi uno ius semplice. Un quesito, un click, una firma. Sappiamo, perché in tanti ci stanno scrivendo, che la materia richiederebbe una riforma più profonda, ma in questo modo puntavamo almeno sulla mobilitazione per far passare questo referendum", ha continuato Druetti. E in effetti il boom di accessi al sito del Ministero della Giustizia per sottoscrivere la proposta c'è stato. Un clima da click day come nella migliore campagna di vendita di concerti delle grandi rockstar o per i bonus nell'era Covid, con tanto di server inaccessibili per troppo traffico e la 'sala d'attesa' prima di raggiungere la pagina web di destinazione. Perché rispetto alla mobilitazione sulla cancellazione del jobs act, sono stati molti meno i banchetti per la raccolta firme tradizionale. "In effetti sono stati promossi degli appuntamenti per veicolare il link proprio perché i tempi non ci hanno permesso di chiedere alle organizzazioni sindacali o ai partiti che via via volevano aggiungersi a noi, di poter mettere in moto le loro macchine organizzative. Il nostro principale motore sono state le associazioni come Italiani senza Cittadinanza e CoNNGI, insieme a Libera, Gruppo Abele, ARCI, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, che hanno dato una spinta fondamentale tra i giovani. Poi certamente la presa di posizione di molti esponenti della cultura e dello spettacolo hanno aggiunto attenzione alla mobilitazione", ha continuato Druetti. In effetti l'effetto Zerocalcare o Alessandro Barbero, Fumetti Brutti, Ghali o una blogger come Grace hanno dato la spinta sulle piattaforme, ma ci sono anche stati molti sindaci come quelli di Roma, Bologna, Firenze, Torino, Perugia, Napoli che hanno offerto la loro adesione, anticipando alcune forze politiche. "È una società che sta cambiando, che davvero ha mobilitato persone che vogliono allargare la platea dei diritti. In fondo chi firma o è cittadino italiano di nascita oppure ha già acquisito la cittadinanza. Alla base, quindi, possiamo davvero pensare che ci sia l'attenzione a quei 2,5 milioni di persone che risiedono legalmente in Italia da almeno 5 anni e ai rispettivi figli minori. Un provvedimento che allineerebbe l'Italia al resto dell'Europa", ha concluso Druetti. Superato il quorum, la prossima sfida sarà quella di mantenere attiva la mobilitazione che si è creata. Il referendum, anche se in passato è stato al centro di alcune riforme fondamentali per l'Italia, è un istituto che sta faticando a confermare il suo appeal nell’elettorato. In Italia, dal 1974 al 2022, si sono svolti 74 referendum abrogativi. Tuttavia, solo 39 di questi hanno raggiunto il quorum e dal 2000, solo nel 2011 per l'acqua pubblica e il legittimo impedimento si è superata quota 50% degli elettori al voto.

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