Via libera alla relazione del segretario nazionale e, malgrado le diverse posizioni all’interno del partito, all'ordine del giorno in cui si chiedeva di sostenere il Sì al referendum costituzionale del 20 settembre. Zingaretti dopo aver proposto il Sì : “Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme”
Il Partito democratico si schiera ufficialmente per il Sì nel referendum sul taglio dei parlamentari. La direzione nazionale del partito, infatti, ha dato il suo via libera alla relazione del segretario nazionale Nicola Zingaretti e all'ordine del giorno in cui si chiedeva, appunto, di sostenere il Sì al referendum costituzionale (TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE).
I numeri
Su 219 componenti, il voto sulla relazione ha ottenuto 213 favorevoli e 1 astenuto, mentre 6 componenti non hanno partecipato al voto. L'ordine del giorno sul referendum ha collezionato 188 favorevoli, 13 contrari, 8 astenuti e 11 non hanno partecipato al voto.
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La relazione di Zingaretti
La posizione del Pd riguardo al referendum del 20-21 settembre non era del tutto scontata, visto che in casa Dem, pur con toni pacati, le voci pro e contro il taglio dei parlamentari sono rimaste immutate. Il sì, comunque, rafforza i vincoli dell'alleanza con il M5S, con Zingaretti che ha respinto le accuse di "subordinazione" ai pentastellati. “Mentre propongo il Sì - ha detto il segretario nella sua relazione - dico che dobbiamo respingere le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo Stato. I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del nostro sì. Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme". Sulla linea "riformista" di Zingaretti anche l'ex segretario Maurizio Martina, il ministro Dario Franceschini, l'area di Guerini-Lotti. Ma per il "no", la cui posizione è stata definita "legittima" da Zingaretti, si sono schierate personalità di peso che hanno appoggiato Zingaretti al congresso, come Gianni Cuperlo e il capogruppo a Strasburgo Brando Benifei, Luigi Zanda, e, tra le minoranze, l'area dei "giovani turchi" di Matteo Orfini, o Tommaso Nannicini, tra i promotori del referendum.