Il ministro degli Affari regionali torna sulla polemica sul piano per i volontari nei Comuni che nelle ultime ore ha creato tensioni nell'esecutivo: "I miei colleghi erano informati". E sulla reazione negativa della ministra dell'Interno sottolinea: "Ha visto partire il dibattito sulla pubblica sicurezza, ha pensato a un'implicazione che non c'era e ha fatto bene a chiarirlo"
"Ma quali ronde, volevo solo aiutare i sindaci”. Così il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in un’intervista a Repubblica torna sulla questione degli assistenti civici che, ieri, ha suscitato qualche tensione nel governo. E sulla reazione negativa del Viminale aggiunge: "La ministra dell'Interno ha visto partire il dibattito sulla pubblica sicurezza, ha pensato a un'implicazione che non c'era e ha fatto bene a chiarirlo". Tuttavia, sul resto del governo che ha detto di non saperne nulla della proposta di Boccia, il ministro attacca: “Il 29 aprile ho portato un'informativa in conferenza Stato-Regioni per annunciare il progetto. Poi, la scorsa settimana, ne abbiamo parlato in conferenza unificata. Era tutto alla luce del sole". Intanto, da un retroscena pubblicato su Repubblica, emerge che la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese avrebbe espresso la sua contrarietà al progetto degli assistenti civici direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sottolineando “molte criticità che non vanno sottovalutate”.
Boccia: “Sugli assistenti civici tutti sapevano”
"I miei colleghi sapevano. Siamo andati in soccorso degli ospedali in crisi con 800 tra medici e infermieri, non mi immaginavo che andare ad aiutare i sindaci potesse sollevare un tale polverone”, insiste Boccia, che parla di una "evidente strumentalizzazione politica delle opposizioni che hanno messo sul campo una cosa mai esistita". Aggiunge Boccia: "Ho sentito parlare di fughe in avanti. Non ne ho mai fatte in vita mia e non ne farò adesso".
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“Non ho mai parlato di guardie civiche o di ronde”
“Non ho mai parlato di “guardie civiche”, di “ronde”, non è un linguaggio che mi appartiene”, sottolinea ancora Boccia, ma di “distanziamento sociale. Alle persone che daranno una mano per contare che non entrino in troppi in un parco o in una chiesa. Si tratterà di volontari della Protezione civile”.
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Il no di Lamorgese e Guerini
La ministra Lamorgese, secondo il retroscena di Repubblica, avrebbe elencato al premier Conte gli aspetti ritenuti più critici del progetto assistenti civici: “Chi vaglia la loro fedina penale? Chi li forma? Chi vigila su eventuali abusi?”. Una pettorina, ricorda Lamorgese, non è una divisa. "Chi garantisce per queste persone?". Anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha fatto poi sapere di non condividere l’operazione. “Le funzioni di controllo rischiano di generare equivoci”, si legge su Repubblica, “una sovrapposizione anche solo psicologica che può confondere i cittadini”. Lamorgese ha fatto sapere intanto che non sarà il Viminale a formare questi volontari, né a vagliare le loro credenziali, e che per svolgere funzioni anche solo di segnalazione di eventuali assembramenti servirebbe un vaglio delle prefetture con elenchi certificati, piuttosto che liste di volontari ingaggiati dalla Protezione civile.