Elezioni Usa 2024, LL COOL J e il rap per Black Lives Matter: "Mia musica senza censura"

For 400 years, you had your knees on our necks / A garden of evil with no seeds of respect / In America’s mirror, all she sees is regret / Instead of letting blood live, they begging for blood let: la denuncia alla brutalità della polizia parte anche dalle rime di LL COOL J, tre giorni dopo la morte di George Floyd, quarantaseienne afroamericano che il 25 maggio 2020, a Minneapolis, viene fermato da un poliziotto per un controllo. Derek Chauvin, agente in servizio lo blocca, si accanisce e per otto minuti spinge il suo ginocchio contro il petto di Floyd che ripete “non riesco a respirare”. Il poliziotto non si ferma e Floyd muore. L’America segue attonita i fatti di Minneapolis e il rapper del Queens prende una decisione: scrive un brano e lo pubblica online. Nel video il rapper ha lo sguardo fisso, indossa una felpa con la scritta Black Lives Matter, rappa con un tono di voce arrabbiato. Lo fa con un obiettivo: raccontare la storia, affinché nulla di tutto questo si ripeta. Mai più. Va indietro nella storia, a quattrocento anni fa, e parla di "un giardino del male senza semi di rispetto". Il brano dopo la morte di George Floyd: "La mia musica senza censura" Uno dei pesi massimi della musica americana usa parole forti, di denuncia: importanti, pressoché fondamentali, ma soprattutto senza censura. Perché gli artisti, attraverso la potenza della loro musica, possono essere degli attivisti, anche senza scendere in piazza, utilizzando le loro parole come strumento, tanto da riuscire a scuotere le coscienze e sollevare un dibattito: “Come artista, la mia unica vera responsabilità è creare” ci racconta in un’intervista registrata in occasione dell’uscita del suo nuovo album, F.O.R.C.E. “Per quanto riguarda l’essere una voce per le persone, penso sia una cosa che accade naturalmente. Non mi considero un attivista per sé, ma credo che la chiave di tutto sia essere onesti con sé stessi, qualsiasi cosa succeda. È quello che voglio fare. E continuerò a fare. La cosa più potente oggi? Fare musica sincera. Se ci riesco, allora la musica può parlare per me”, aggiunge l’artista quando discutiamo proprio dei fatti del 2020 e del suo impegno concreto per denunciare la brutalità della polizia, “il cui compito è proteggere tutte le persone indistintamente” dice. La violenza della polizia, raccontata anche nelle strofe Il video del maggio 2020 viene visto da milioni di persone e provoca un effetto domino tra gli artisti: dopo le parole di LL COOL J, sono tantissimi i cantautori americani che seguono il suo esempio e sostengono il movimento Black Lives Matter. Ma soprattutto osservano con più attenzione cosa succede alla comunità afroamericana, come la politica affronta la questione e le scelte che vengono fatte a livello politico e giudiziario. Scelte, scegliere, giustizia: tre parole chiave su cui il rapper del Queens si sofferma spesso durante la nostra intervista, soprattutto quando spiega un brano-manifesto presente nell’album che racconta la violenza della polizia. Strofe tratte da una storia vera, che lo vede coinvolto in parte. “Spirit of Cyrus è un brano che mi ha permesso di ragionare sul concetto di giustizia, che differisce per ciascuno di noi. Ho raccontato la storia di un poliziotto, ovviamente senza giudicare e senza censurarmi, come faccio da sempre. E qui torniamo sul punto cardine della mia carriera: scelgo cosa fare e raccontare, e lo faccio senza filtri” dice il rapper. "Il cambiamento è sempre possibile. Le cose giuste accadono, non se ne parla mai abbastanza" Ma in un’America ancora così divisa e in difficoltà, il cambiamento è ancora possibile? Lo chiedo a me stessa ma faccio la domanda proprio a lui, che nel rispondermi non vacilla neanche un istante: “Le cose giuste succedono sempre, anche se le persone non ne parlano mai abbastanza” mi dice sorridendo, con un tono sibillino, senza aggiungere altro. LL COOL J, però, ha già detto tutto, con la sua musica.