L'America profonda al voto, Conover: “Nella San Luis Valley Trump è un mito"

Distese selvagge, vento teso, terra ghiacciata e sole impietoso. È così che, per lo più, immaginiamo quella che, con inevitabile e ampia approssimazione, viene spesso definita "America profonda". Come tutte le generalizzazioni anche questa sacrifica le sfumature e la complessità, perché le ampie zone rurali degli Stati Uniti sono a loro volta molto composite e diversificate. I cittadini di questa America sono quelli che spesso ci sorprendono alle elezioni, perché per anni le loro idee, le loro paure e i loro desideri sono sfuggiti al controllo dei sondaggisti e degli analisti politici stipati nelle metropoli. Per paradosso, uno dei più profondi conoscitori di questa America è un giornalista che passa buona parte dell'anno nella metropoli per eccellenza, New York City. Ted Conover, finalista al Premio Pulitzer, è un convinto sostenitore di quello che viene definito immersive journalism, un modo di raccontare la realtà che predilige la conoscenza verticale rispetto a quella orizzontale . È il contrario del giornalismo stile fast food che va per la maggiore di questi tempi: veloce, superficiale e affidato per lo più ai social media. Proprio per questo l'immersive journalism è il giornalismo di cui più abbiamo, e avremo, bisogno. "Il modo in cui le persone tendono a informarsi oggi mi preoccupa molto", ammette Conover a Sky tg24 Insider, "il numero delle testate che possono permettersi di pagare per articoli longform è diminuito drasticamente, e questa è una pessima cosa per la scrittura, per il giornalismo e per la democrazia". Conover, sessantasei anni, ha gli occhi vispi di un bambino curioso. Mettendo in pratica le teorie che insegna come docente di giornalismo alla New York University, nel corso degli anni ha fatto il sorvegliante nel carcere di Sing Sing e raccontato "da dentro" l'odissea dei migranti al confine con il Messico. Il saggio "Cheap Land Colorado" descrive la San Luis Valley, dove negli anni Settanta una cinica operazione di speculazione edilizia ha dato il via alla vendita, per poche migliaia di dollari, di lotti di prateria arida e priva di servizi. Oggi la valle è punteggiata di roulotte, caravan ed edifici di fortuna, dove vivono circa un migliaio di persone. "Cheap Land Colorado" è la loro storia, ma anche quella di Conover, che da moderno colono ha conquistato un pezzo di questa improbabile frontiera, prima come volontario del gruppo di assistenza sociale La Puente, poi affittando un terreno e infine acquistandolo. "Le differenze tra New York City e la San Luis Valley sono numerose e profonde, un po' come se la seconda fosse l'immagine in negativo della prima: bassa densità abitativa, prezzi contenuti, panorami aperti, scarse disponibilità finanziarie. Il fatto di essere così economica l'ha resa attraente per le persone più giovani o per chi è interessato a uno stile di vita alternativo. Questa zona del far west, poi, è perfetta per chi non si aspetta che a risolvere i problemi sia il governo, come avviene invece a New York, ma si affida soprattutto alle proprie capacità". Chi vive nella San Luis Valley spesso fugge da qualcosa: un marito violento, una dipendenza, un lavoro opprimente. Il presente non è sempre migliore e la vita in questa terra magnifica e crudele si rivela molto rapidamente una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Lo scarto tra il mito del sogno americano e la dura realtà è evidente. "Per me american dream significa opportunità e mobilità verso l'altro. È un concetto spesso associato ai migranti e alla possibilità di possedere una casa propria". Nonostante le difficoltà, in molti restano nella Valle per scelta, convinti che una vita indipendente sia meglio di una vita facile. Negli ultimi anni, però, è cresciuta la sensazione che qualcuno - il governo, le aziende o il così detto deep state - sia riuscito ad allungare i propri tentacoli persino quaggiù. "Uno spirito libertario scorre impetuoso per tutta la Valle: molte persone sono ipersensibili soprattutto al modo in cui il governo esercita l’autorità su di loro. Sembrano meno preoccupati dal potere delle multinazionali, anche di quelle che possiedono i social media. Ciò che più apprezzano sono le libertà civili, compreso il diritto di portare armi, e la libertà dalla pressione fiscale". Tutte caratteristiche che hanno reso questa gente molto sensibile al messaggio trumpista. "Sono schiavi del populismo e del culto della personalità di Trump", commenta Conover, "Tutti credono che un ampolloso magnate possegga la chiave per trasformare l’America e renderla più simile a quella della loro infanzia, vale a dire più conservatrice, meno diversificata e più ricca di opportunità per i bianchi della classe operaia. Molti tendono a guardare con sospetto ciò che i liberal apprezzano maggiormente, come la discriminazione positiva, il diritto di scelta della donna, la comunità LGBTQ+ e la wokeness". Tanto i democratici quanto i repubblicani sono consapevoli dell'importanza di conquistare l'America rurale, un obiettivo portato avanti soprattutto dai candidati vicepresidenti, entrambi impegnati a descriversi come midwestern guys, classici tipi del Midwest. "Tanto J.D. Vance quanto Tim Walz", spiega Conover, "sono consapevoli del modo in cui la gente comune del Midwest rurale ha visto diminuire la propria fortuna negli ultimi anni. J.D. Vance, laureato a Yale e sposato con un ex avvocato d'azienda, rivendica un legame con gli elettori incantati dal populismo di Trump, ma in realtà sembra essersi allontanato da loro anni fa. Tim Walz, d'altra parte, con i suoi modi semplici, l'umorismo e la gentilezza assomiglia più chiaramente a un uomo qualunque del Midwest. Ha un aspetto bonario, e non è gravato da legami con le élite". Trump e Harris sono impegnati a conquistare le stesse persone, ma con ricette e idee radicalmente diverse. La resa dei conti delle presidenziali non basterà, probabilmente, a sanare una ferita aperta ormai da anni. Nel silenzio della San Luis Valley, lontano dal fracasso delle città e delle piazze mediatiche, Ted Conover ha imparato che ascoltare chi la pensa diversamente da noi può essere un'efficace ricetta contro la polarizzazione. "Nel mio libro cito David Isay, produttore radiofonico e ideatore del progetto di storia orale StoryCorps, che una volta ha detto: cercare l'umanità in coloro con cui non siamo d'accordo è un nostro dovere patriottico".