Omicidi, brogli, braccio di ferro politico: in Mozambico il post-voto è un caos

Le proteste infiammano il Mozambico dopo le controverse elezioni del 9 ottobre, nelle quali il partito-Stato del Frelimo, che governa il Paese dall’indipendenza, è stato accusato da più parti di aver vinto tra brogli e manipolazioni. Lunedì 21 ottobre le principali città del Paese sono state teatro di una serie di manifestazioni dell’opposizione che chiedeva trasparenza e protestava contro il clima di intimidazione del dissenso, che la polizia ha contenuto con lanci di lacrimogeni, cariche e spari. Mentre i risultati preliminari della commissione elettorale dichiarano un netto vantaggio per Daniel Chapo, candidato della formazione socialista che governa il Paese, l’assassinio di due alti funzionari di Podemos, il partito che sostiene il candidato d’opposizione Venancio Mondlane, dichiaratori il legittimo vincitore, ha gettato ombre sul regime di Maputo. Il delitto che indigna il Mozambico A essere uccisi sono stati, nella giornata di sabato 19 ottobre, l’avvocato Elvino Dias, consigliere giuridico di Mondlane, e il portavoce di Podemos, Paulo Guambe. I due sono stati assassinati a Maputo durante un agguato in pieno giorno. Dias stava lavorando a un ricorso alla Corte Suprema del Mozambico per denunciare le irregolarità del voto e chiederne l’invalidazione. L’opposizione intende far leva anche sulla netta critica degli osservatori internazionali, a partire da quelli dell’Unione Europea, sullo svolgimento del processo elettorale. "Sono state riscontrate prove di irregolarità durante lo spoglio e di alterazioni ingiustificate dei risultati elettorali a livello di seggi elettorali e di circoscrizioni", ha affermato martedì la missione di osservatori dell'Ue in una dichiarazione. Analoga la conclusione dei membri della missione statunitense. Durissimo anche l’affondo di Kenny Anthony, ex-primo ministro dell’isola di Santa Lucia e rappresentante del Commonwealth, di cui anche il Mozambico fa parte che, scrive Nigrizia, nel ruolo di capo della missione di monitoraggio elettorale ha sottolineato “la totale inaffidabilità degli organismi che dovrebbero garantire imparzialità nel conteggio dei risultati elettorali”, indicati come subalterni al governo. La situazione è compromessa al punto che l’opposizione ha accusato del delitto di Dias e Guambe le forze di sicurezza controllate dal governo. “I veri terroristi sono i dirigenti delle forze di difesa e di sicurezza, che non capiscono nulla dei diritti costituzionali fondamentali”, ha accusato Mondlane in una conferenza stampa di lunedì, convocata dopo uno sciopero generale svoltosi in un clima di altissima tensione e interrotta dagli spari della polizia. Mondlane non intende mollare la battaglia contro il governo del Frelimo e per il 29 ottobre ha convocato una nuova, grande manifestazione di piazza. Dopo mezzo secolo, il partito che ha guidato l’indipendenza del Mozambico si trova di fronte a una sfida senza precedenti per la permanenza al governo: la base di Podemos, forte tra gli studenti e i giovani, sui social invita a mobilitarsi invocando il rischio di uno “stallo venezuelano” con un governo che si auto-legittima e uno sfidante che denuncia l’irregolarità del voto. L’ex presidente invita alla calma E così, mentre l’esecutivo del presidente uscente Filipe Nyusi nega ogni responsabilità per la morte degli alleati di Mondlane e si arrocca attorno alla prospettiva di una nuova transizione interna al Frelimo, lo scontro tra governo e opposizione è all’apice. Molto pesanti, in tal senso, le parole dell’ex presidente Joaquim Chissano, al potere dal 1986 al 2005 durante la fase finale e gli Accordi di Roma che nel 1992 misero fine alla guerra civile, che ha preso pubblicamente posizione nel condannare le violenze e il danno d’immagine causato al Paese. Chissano ha invitato il governo del Frelimo a trovare i responsabili di un “atto di brutale violenza, che offusca l'immagine del nostro Paese, è un attacco alla vita umana inaccettabile e va contro i principi e i valori di dignità, rispetto e giustizia che difendiamo e che dovrebbero sostenere la nostra società”, chiedendo la fine delle violenze. Un messaggio politico che invita a una distensione e sembra invitare il partito a non perseguire il potere a qualunque costo. Ma ad oggi la possibilità di una mediazione appare remota. E la protesta del 29 ottobre è destinata a offrire nuove occasioni di scontro tra un’opposizione battagliera e un governo sempre meno propenso a desistere dalla sua torsione repressiva.