Sfollati per strada, nelle scuole, nelle moschee: come vive ora la popolazione in Libano

Tra le strade di Beirut centinaia di bambini, donne e uomini dormono all'aperto. Con qualche coperta, una valigia, alcuni vestiti e il poco che resta dopo i bombardamenti che hanno distrutto le loro case. Nel resto del Libano, molti dormono sul pavimento delle aule scolastiche, convertite in rifugi a seguito dei raid. Altri dormono all'interno delle moschee. Sotto i ponti. Sul ciglio della strada. “Queste settimane sono state le più letali e le più devastanti per il Libano negli ultimi decenni”, ha detto a Sky tg24 Insider Lisa Abou Khaled, portavoce di UNHCR Libano. “Oggi stiamo assistendo a una vera catastrofe umanitaria da cui noi avevamo già messo in guardia precedentemente, chiedendo più volte un'urgente de-escalation per risparmiare al Libano e alla sua popolazione altre tragedie”, ha aggiunto. Il bilancio delle vittime è “impressionante”, secondo Khaled: in un anno, dall'ottobre 2023, che ha segnato l'inizio delle ostilità tra Tel Aviv ed Hezbollah, almeno 2.141 persone sono morte e oltre 10mila sono rimaste ferite. Secondo le stime del governo libanese, 1,2 milioni di persone nel Paese sono attualmente sfollate, su un totale di 5,49 milioni di abitanti: “numeri sconcertanti per un Paese piccolo come il Libano”, sottolinea Khaled. Gli attacchi di Israele al Libano “Più di due settimane fa, Israele ha intensificato drasticamente i suoi attacchi aerei sul Libano, un Paese che ha già subito troppe perdite e distruzioni”, spiega ancora Lisa Abou Khaled. Dopo diversi bombardamenti nel sud del Paese, il 30 settembre Tel Aviv è arrivata a colpire anche il cuore di Beirut, lanciando nel centro della capitale il primo drone dall'inizio del conflitto nell'ottobre 2023. In quelle stesse ore, le Forze di difesa israeliane hanno annunciato anche l'avvio di un'operazione terrestre “limitata, localizzata e mirata” nella parte occidentale del Libano meridionale . Un'escalation che, però, era già iniziata qualche giorno prima. Il 27 settembre, il leader di Hezbollah, Hassam Nasrallah, è stato ucciso in un'ondata di attacchi contro il quartier generale dell'organizzazione paramilitare sciita nel sobborgo di Dahieh, a sud di Beirut: un fatto che, oltre ad aver sconvolto una fetta della popolazione libanese, ha esacerbato anche le tensioni tra Israele e Iran, spingendo poi Teheran all'attacco del 1° ottobre per vendicare “il martirio di Haniyeh, Nasrallah e Nilforoushan”. Andando ancora indietro, il 17 settembre si verificava l'esplosione simultanea dei cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah a Beirut e in altre regioni del Paese e a Damasco in Siria, che ha provocato caos, terrore e migliaia di feriti. Gli sfollati in Libano I ripetuti attacchi di Israele in Libano hanno costretto un milione di abitanti – in una sola settimana - ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio altrove. C'è chi è riuscito a spostarsi in dimore temporanee, situate in aree più sicure rispetto alla propria abitazione, c'è chi si è accampato per strada, chi all'interno delle scuole, tra materassi, vestiti e disegni degli alunni ancora appesi alle pareti. “Secondo l'Unità di gestione del rischio dei disastri, attualmente ci sono 990 rifugi collettivi istituiti dal governo che ospitano oltre 185mila sfollati”, specifica Khaled. La maggior parte di queste strutture, però, sono già sovraffollate: si tratta di “oltre 800 rifugi” che hanno “già raggiunto la capacità massima”. A questo, si aggiungono ulteriori complicazioni. “Le persone sfollate in Libano, in questo momento, hanno un bisogno urgente di beni di prima necessità come lettini, coperte, lampade, utensili da cucina, assistenza sanitaria, assistenza economica, servizi di protezione, in particolare la protezione dei bambini e la protezione contro la violenza”, ribadisce la portavoce. “C'è una grande necessità da parte della popolazione sfollata anche di un accesso sicuro ai rifugi e di un supporto psicologico”. A seguito dei bombardamenti nel Paese, oltre 258mila libanesi hanno attraversato il confine rifugiandosi in Siria, per sfuggire alle violenze. Di questi, “il 70% è originario della Siria e il 30% è del Libano”. La guerra e la situazione politico-economica del Paese I bombardamenti nel Paese hanno devastato case ed edifici, frantumato vetrine dei negozi e automobili, distrutto infrastrutture e luoghi pubblici, spezzato vite e sogni. Tre ospedali, tra cui il Sainte Thérèse nella periferia a sud di Beirut, hanno annunciato di recente la sospensione della loro attività a causa del pericolo degli attacchi nelle aree circostanti. Le tensioni con Tel Aviv non fanno altro che aggravare un quadro già piuttosto complesso. Dal punto di vista politico, il Libano è attanagliato da due anni da uno stato di “paralisi istituzionale”: dopo la fine del mandato di Michel Aoun, la mancata elezione di un nuovo presidente della Repubblica continua a ostacolare non solo la nomina di un nuovo governo, dimissionario dal 2022, ma anche quella di diversi funzionari. A questo si aggiunge la grave crisi economica che da tempo affligge il Paese, costringendo “l'80% dei libanesi” a uno stato di povertà, secondo Ispi. “La protezione dei civili è imprescindibile e ribadiamo gli appelli per un'urgente de-escalation, chiedendo a tutte le parti di proteggere i civili, compresi gli operatori umanitari, in linea con gli obblighi del diritto umanitario internazionale”, afferma Lisa Abou Khaled. Le operazioni umanitarie di UNHCR in Libano L'UNHCR, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, è attivo in Libano per offrire supporto e assistenza alla popolazione vittima dei bombardamenti. “Le nostre squadre stanno lavorando incessantemente con i partner umanitari e le autorità libanesi per trovare urgentemente un rifugio sicuro per coloro che ne sono sprovvisti. La nostra risposta continua a concentrarsi su tutte le comunità colpite, compresi libanesi e rifugiati”, precisa Khaled. I volontari dell'UNHCR garantiscono assistenza anche su “quattro valichi di frontiera in Siria” e, “insieme alle autorità locali e alla Mezzaluna Rossa siriana” forniscono “cibo, acqua, coperte e materassi agli sfollati”. Nonostante i numerosi sforzi degli umanitari e delle ong sul campo, i beni di prima necessità “sono in rapida crescita, e per questo abbiamo bisogno di fondi urgenti per rispondere adeguatamente”, aggiunge ancora la portavoce di UNHCR Libano. L'appello di UNHCR per la popolazione libanese Ad oggi, l'Alto commissariatio delle Nazioni Unite per i rifugiati ha distribuito oltre 120mila beni di prima necessità e 60 kit traumatologici, ognuno dei quali contiene materiale medico necessario per assistere fino a 50 pazienti, ha ampliato la sua rete di ospedali nel Sud e nella Bekaa, migliorando l'accesso a trattamenti sanitari critici attraverso una serie di ospedali convenzionati, e ha supportato lavori di riqualificazione nei rifugi collettivi. Tutto questo, però, non basta. “Sebbene ci fossimo preparati a questo scenario terribile e avessimo aumentato in modo significativo la nostra risposta umanitaria dal 23 settembre, le nostre risorse attuali sono ben lungi dall'essere sufficienti per aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno”, sottolinea. Secondo l'UNHCR, sono necessari “425,7 milioni di dollari per fornire assistenza a oltre un milione di persone”, ma la cifra a disposizione non è sufficiente: “circa 111 milioni di dollari”. “Esortiamo quindi la comunità internazionale a intensificare il sostegno al Libano e alla sua popolazione in questo momento così critico per il Paese”, conclude Lisa Abou Khaled.

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