Mozambico al voto: la minaccia degli "elettori fantasma"

Il Mozambico va al voto tra le ombre di diverse crisi che attanagliano il Paese e l’incertezza di una democrazia incompiuta. Dopo dieci anni di potere e due mandati il presidente Filipe Nyusi lascerà l’incarico, e il Fronte per la Liberazione del Mozambico che governa lo Stato dalla fine della colonizzazione portoghese per sostituirlo il 47enne Daniel Chapo. Già avvocato, giornalista televisivo e docente di scienze politiche all'Università di Maputo, Chapo ha aderito al Frelimo nel 2009 e dal 2016 allo scorso maggio ricopre la carica di governatore della provincia meridionale di Inhambane. La sua nomina a candidato del Frelimo è giunta a sorpresa, in quanto figura poco nota, e potrebbe sancire un importante passaggio generazionale, in quanto risulterebbe il primo presidente eletto nato dopo la conquista dell’indipendenza, nel 1975. Lo spettro dei brogli e dell'insurrezione jihadista Sul voto si allunga anche l’ombra del caso dei circa 900mila “elettori fantasma” su 17 milioni di cittadini registrati come aventi diritto di voto. Il Public Integrity Center, un’Ong che osserva l’evoluzione dei diritti politici in Mozambico, denuncia che un terzo di tutti i votanti registrati a Gaza, una provincia meridionale e roccaforte del Frelimo sono cosiddetti “elettori fantasma”, la cui identità è ignota. "Le elezioni non sono mai difficili per un regime autoritario", ha commentato Borges Nhamirre, ricercatore presso il think tank sudafricano Institute for Security Studies. Il quale ha aggiunto: "Non importa cosa accada, il risultato finale non dipende dalla volontà degli elettori". Nel 2019 Nyusi sconfisse col 73% dei voti il candidato del Movimento di Resistenza Nazionale Ossufo Momado, che allora conquistò il 22%. Anche nel voto di oggi Momado guida la formazione storicamente a capo dell’opposizione nazionale, un partito conservatore di destra che col Frelimo ha combattuto dal 1977 al 1992 una sanguinosa guerra civile. Oggi, come cinque anni fa, la possibilità di un’alternanza resta remota. Gli osservatori ritengono possibile il ripetersi di un voto tutt’altro che trasparente e il compito dell’opposizione è ulteriormente complicato da una scissione interna. Il Renamo ha visto di recente la fuoriuscita di Venâncio Mondlane, ingegnere con una carriera di spicco nel settore bancario che a sua volta intende rinnovare l’opposizione al Frelimo e si candida puntando alla disaffezione dei giovani dei centri urbani, a partire dalla capitale, per il potere consolidato e sulla scontentezza per i bassi salari e l’elevata disoccupazione. Riuscire a sorpassare il Renamo al voto darebbe a Mondlane spazi d’agibilità politica in futuro. La situazione del Mozambico, in parallelo, resta critica su diversi fronti. Lo conferma il fatto che tutti e tre i candidati sono stati concordi nell’indicare un’emergenza prioritaria per il Paese: risolvere, una volta per tutte, la sfida dell’insurrezione jihadista a Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico. Da Cabo Delgado alla siccità, le sfide del Mozambico Nella provincia dal 2017 le forze di sicurezza si scontrano con il gruppo di Ansar al-Sunna e con la branca locale dello Stato Islamico. Povertà, corruzione e assenza di servizi hanno fornito terreno fertile alla radicalizzazione di molti abitanti della regione e alla diffusione dell'ideologia islamista dei fautori della creazione di uno Stato Islamico dentro al Mozambico. Sebbene fortemente ridimensionata dopo il sostegno di diversi Paesi, a partire dal Ruanda, a Maputo l'insurrezione non è ancora stata sconfitta e condiziona il Paese sul fronte degli equilibri interni sociali ed economici. Circa 700mila degli 1,3 milioni di persone che hanno lasciato le proprie case per i combattimenti deve ancora farvi ritorno, esiste un problema di ricostruzione delle città oggetto dei combattimenti e degli attacchi dei jihadisti. Inoltre, da tre anni un progetto della compagnia francese Total per un terminal volto a esportare gas naturale liquefatto dal valore di 20 miliardi di dollari nella regione è bloccato, condizionando lo sviluppo del Mozambico. Il Paese è l’ottavo più povero del mondo e, nonostante ampie risorse naturali , ha un Pil pro capite di soli 600 dollari al mese. A peggiorare la situazione una grave siccità che nell’ultimo anno ha portato all’insicurezza alimentare oltre 1,3 dei 31 milioni di abitanti del Paese. E che oggi alimenta l’incertezza in un Paese in cui stabilità politica e democrazia faticano a farsi strada.

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