Ucraina, ora il problema sono i missili iraniani e coreani che aiutano Putin

Corea del Nord e Iran sostengono con sempre maggior forza Mosca nella sua offensiva militare ai danni dell’Ucraina. E lo fanno sostenendo gli approvvigionamenti militari alle truppe russe proprio mentre queste avanzano su due fronti, in Donbass e nell’oblast di Kursk conquistato dagli ucraini ad agosto. Inizialmente focalizzato sulla fornitura di proiettili d’artiglieria e droni, l’appoggio di Pyongyang e Teheran si è recentemente esteso a quella di missili balistici. La Corea del Nord starebbe sostenendo Mosca fornendole i vettori Hwasong-11, utili per garantire una costante potenza di fuoco nelle incursioni missilistiche contro i centri logistici delle truppe ucraine e le infrastrutture energetiche del Paese. Lo Hwasong-11 può colpire bersagli a 900 km di distanza ed è molto simile a uno dei missili più utilizzati dalla Russia, l’Iskander. Il suo arrivo al fronte in Ucraina mostra l’alleanza sempre più salda tra il governo di Putin e il regime di Kim Jong-un, la cui capacità industriale è messa al servizio del Cremlino in un do ut des con il sostegno politico che a Pyongyang serve per rompere l’isolamento internazionale. “Armi come l'Iskander russo e l'Hwasong nordcoreano, lanciate da lanciatori mobili installati su camion, sono difficili da contrastare perché volano molto più velocemente di altre minacce in arrivo, come i missili da crociera, e possono manovrare appena prima dell'impatto”, osserva il New York Times. L'allarme di Budanov Il capo della direzione principale dell'intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha di recente ricordato che il sostegno industriale nordcoreano alla Russia, sia sul fronte dell’artiglieria che su quello missilistico, sta incidendo non poco nello spostare a favore di Mosca gli equilibri sul terreno. Nel corso di una recente conferenza a Yalta Budanov, ha riportato il Japan Times, ha sottolineato che le forniture di Pyongyang sono “la più grande preoccupazione” per Kiev, dato che “causano un problema più grande di qualsiasi altro aiuto che la Russia sta ricevendo da altri Paesi”. Se si somma al sostegno nordcoreano quello iraniano, gli equilibri sono ancora più sbilanciati a favore di Mosca. La recente notizia dell’attracco al porto di Astrakhan, sul Mar Caspio, di una nave trasportante missili balistici a corto raggio Fath 360 costruiti in Iran ha aperto un ampio dibattito sul sostegno di Teheran all’offensiva di Mosca. Gli Stati Uniti hanno fortemente criticato la cooperazione militare russo-iraniana, sottolineando che il sostegno all’aggressione delle forze armate di Putin rappresenta un contributo da parte della Repubblica Islamica “alla destabilizzazione degli equilibri internazionali”. Mosca intende proseguire il rafforzamento di questa partnership. Nelle scorse settimane l’ex ministro della Difesa Sergej Shoigu, oggi segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, ha visitato sia Pyongyang che Teheran incontrando il leader Kim Jong-un, il segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell'Iran, Ali Akbar Ahmadian, e il presidente della Repubblica Islamica Masoud Pezeshkian. Al centro dei colloqui c’era il rafforzamento della cooperazione industriale e securitaria, in una fase in cui invece Kiev fa pressione sugli alleati occidentali per avere maggiori forniture d’armi e il via libera agli attacchi a lungo raggio sul suolo russo, ritenuti fondamentali per controbilanciare l’avanzata di Mosca. Il rischio della dipendenza dagli alleati La corsa della Russia ad approvvigionarsi dagli alleati dà, dunque, un relativo vantaggio operativo consentendo a Mosca di avere a disposizione arsenali più profondi nel medio periodo. Ma secondo l’Institute for the Studies of War rivela anche un problema di fondo. Mosca “dovrà probabilmente affrontare crescenti sfide nella produzione e nell'approvvigionamento del materiale richiesto dalle operazioni russe in Ucraina, e il Cremlino probabilmente diventerà sempre più dipendente dai partner stranieri per soddisfare le sue esigenze di materiale". L’Isw ricorda che "non è chiaro se l'industria della difesa russa sarà in grado di produrre abbastanza per sostenere l'elevato livello di perdite di equipaggiamento che le forze russe subiscono in Ucraina anche con un'ulteriore mobilitazione economica". Il pesante logoramento di unità e mezzi, dunque, riguarda entrambe le parti in campo. Ed è uno dei fattori che potrebbe portare attori esterni isolati dal sistema internazionale come Corea del Nord e Iran a usare l’opportunità della guerra in Ucraina per vendere i loro dispositivi militari e a rendersi, di conseguenza, indispensabili a Mosca. Una vicinanza che potrà essere spesa con profitto su altri terreni politici.