Kiev non ha le "mani libere" per lanciare missili in Russia: c'entrano le elezioni Usa?

Le richieste del presidente ucraino Volodymir Zelensky che chiede l’approvazione di nuovi pacchetti di aiuti, da parte dell’Occidente, e la possibilità di avere le “mani libere” nel colpire la Russia, i tentennamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna che ribadiscono il loro sostegno all’Ucraina ma rinviano l’autorizzazione per Kiev di utilizzare i missili a lungo raggio sul territorio russo, Mosca che minaccia: abbiamo le armi per fondere Kiev. E un conflitto che si inasprisce. Dall’incontro tra il presidente statunitense, Joe Biden e il premier britannico Keir Starmer, ricevuto per la prima volta alla Casa Bianca dalla sua elezione, non emerge nessuna novità. Nessun ripensamento sul sostegno all’Ucraina ma, per il momento, nessun via libera sull’utilizzo dei missili a lungo raggio forniti dall’Occidente contro il territorio russo. D’altra parte, Washington aveva avvertito: non ci saranno annunci importanti dopo l’incontro. Resta, così, sulle spine Kiev. La decisione è stata rimandata nonostante le pressanti richieste del presidente ucraino Volodymir Zelensky che aveva chiesto il via libera sull’utilizzo delle armi a lungo raggio per contrastare gli attacchi di Mosca sottolineando – durante il suo tour tra Germania e Italia – l’intenzione di voler colpire in profondità la Russia ma "solo i campi militari” e che accusa gli alleati di avere “paura” in un momento complicato per l’Ucraina, con l’intensificarsi degli attacchi aerei da parte di Mosca sul Paese. Decisioni in campagna elettorale Timori che sono reali per la Casa Bianca che vorrebbe evitare un’escalation in risposta ad un’autorizzazione che ha già scatenato le minacce del Cremlino contro la Nato, ancor di più ora che le truppe ucraine restano insediate nella regione russa di Kursk, mentre la Gran Bretagna avrebbe fatto pressione fino all’ultimo su Biden per un invio dei missili Storm Shadow all'Ucraina per mettere in condizione Kiev di poter colpire più in profondità la Russia ed accontentare le richieste del presidente Zelensky. Un rinvio che era prevedibile per la Casa Bianca, nonostante le indiscrezioni di stampa dei giorni precedenti e le pressioni di Zelensky. Il presidente statunitense, Joe Biden è consapevole di trattare un argomento spinoso in una campagna elettorale presidenziale che, negli Stati Uniti, entra sempre più nel vivo tra la sua vice Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump. Al punto da spingerlo a restare sulle sue posizioni e non cambiare la politica di Washington che, attualmente, consente a Kiev di colpire gli obiettivi russi solo nelle aree occupate dall’Ucraina e in alcune regioni di confine. Niente di definitivo Si tratta comunque di un piano su cui si sta lavorando, dice Biden che assicura l’impegno degli Stati Uniti per concedere l’autorizzazione a Kiev, e di cui si discuterà all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York la prossima settimana "con un gruppo più ampio di persone". Tema che si immagina sarà centrale anche durante l’incontro annunciato da Zelensky che vedrà Biden, entro la fine del mese, per presentargli quello che ha definito "un piano per la vittoria" dell'Ucraina. Mentre si pensa ad un summit di pace previsto per novembre al quale sarà invitata anche Mosca. Per la stampa britannica, Biden sarebbe orientato a consentire all'Ucraina di schierare missili britannici e francesi utilizzando la tecnologia statunitense, ma non i missili statunitensi per paura di una guerra nucleare. Minacce sempre più reali da parte di Mosca e che non riguardano prettamente il ricorso alle armi nucleari. Parole da escalation A parlare senza mezzi termini è Dmitry Medvedev, ex presidente russo e numero due del Consiglio di Sicurezza nazionale di Mosca, secondo cui la Russia potrebbe anche utilizzare alcune delle sue nuove tecnologie belliche per ridurre Kiev a "un gigantesco luogo fuso" e non per forza con le armi nucleari. Prima di lui, ad avvertire l’Occidente è stato lo stesso presidente russo Vladimir Putin che, in merito all’ipotesi dell’utilizzo dei missili a lungo raggio forniti dall’Occidente contro la Russia, ha chiarito: sancirebbero l’ingresso della Nato nel conflitto. Minacce “estremamente pericolose” per Biden. “I prossimi mesi saranno cruciali” dice il premier britannico Starmer. Di certo, da parte di entrambi è stata espressa profonda preoccupazione" sulla fornitura di armi letali alla Russia da parte di Iran e Corea del Nord, e per il sostegno della Cina alla base industriale russa. Parole, quelle di Putin, che non cambiano la discussione sulle restrizioni per L’Unione Europea, che ribadisce: nonostante alcuni Paesi le abbiano rimosse, non c’è una posizione comune. Così come non cambia, per Bruxelles, la posizione UE sul sostegno militare a Kiev. E mentre si guarda ai prossimi incontri e alle decisioni che porteranno, a lanciare una critica sulla strategia Nato è lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “La Nato avrebbe potuto fare di più per armare l'Ucraina cercando di impedire l'invasione russa nel 2022” ha chiarito ricordando la riluttanza dell’Alleanza Atlantica a fornire le armi a Kiev prima dell’invasione russa, timorosa per un aumento delle tensioni con il Cremlino. "Ora forniamo materiale militare per una guerra, allora avremmo potuto fornire materiale militare per impedire la guerra" le sue parole.