In Mali i ribelli Tuareg assestano colpi alla Russia. E l'Ucraina è alla finestra

Ha fatto molto rumore, nelle scorse settimane, lo scontro di Tinzaouaten, cittadina vicina al confine tra Algeria e Mali, tra i ribelli Tuareg, sostenuti dal ramo saheliano di Al-Qaeda, Jama'at Nasr al-Islam wa-Muslimin, e una forza mista costituita da truppe regolari maliane e da mercenari russi del gruppo Wagner. Lo scontro, nato come incursione dei ribelli del Consiglio Strategico per la Difesa dei Popoli dell'Azwad , la coalizione ribelle anti-governativa, contro i mercenari russi si è trasformato in una netta sconfitta per i mercenari al soldo di Mosca. Un duro colpo per le quinte colonne della Russia nel Paese, a lungo perno della Françafrique, entrato assieme a Niger e Burkina Faso nell’orbita di Mosca dopo l’ondata di golpe del 2022-2023 che hanno ridisegnato la geopolitica dei critici Stati a sud del Sahara. Wagner in difficoltà La Wagner ha lasciato sul terreno diversi morti: le fonti russe parlano di numeri compresi tra 25 e 82 caduti, il Csp dichiara di aver ucciso 84 russi e 47 maliani, Al Qaeda ha citato numeri più contenuti: 50 russi e 10 maliani. Dati discordanti ma che non sono dissonanti, invece, sul significato di fondo di tale battaglia: la Wagner si dimostra in difficoltà quando ad affrontarla è una forza mobile capace di azioni mordi e fuggi. E, soprattutto, a un anno dalla morte di Evgeniy Prigozhin anche il “tocco magico” dei mercenari dell’ex “chef di Putin” inizia a non esser più immediatamente riconoscibile. Tanto che secondo l’Institute for the Studies of War il rovescio di Tinzaouaten potrebbe esser presa come scusa a Mosca per spingere alla liquidazione della Wagner e alla graduale incorporazione in quelli che informalmente sono definiti Africa Corps. Ovvero i reparti paramilitari organizzati dal Ministero della Difesa russo per attirare effettivi provenienti dalle formazioni mercenarie dopo la fine del loro patrono storico. I Tuareg sfidano la Russia La sfida portata dai ribelli Tuareg alla Russia in una regione ove Mali, Niger e Burkina Faso hanno costituito la Sahel State Alliance, emancipandosi dal legame con Parigi per costruire un nuovo vincolo privilegiato con Mosca, si somma a preoccupazioni regionali ancora più ampie. Risulta convinzione dei governi del luogo e di alti ufficiali russi il fatto che ci possa essere una mano ucraina dietro il successo del 25-27 luglio dei ribelli nella battaglia di Tinzaouaten. Al termine della quale è circolata voce che i militari vincitori avessero mostrato il vessillo dell’Azwad a fianco di quello giallo e azzurro del Paese invaso da Mosca nel 2022 in una foto di rito. Rivelatasi, tuttavia, antecedente di due mesi. Le mani dell'Ucraina sull'Africa Attorno alla battaglia è sorto un caso politico-diplomatico. Il Gur, l’intelligence militare ucraina, ha detto di aver fornito ai ribelli Tuareg informazioni sulla Wagner. Il Csp ha tuttavia smentito. Ma Mali e Niger hanno rotto le relazioni diplomatiche con l'Ucraina il 4 e il 6 agosto e in Senegal è scoppiato un caso quando Yuri Pyovravov, ambasciatore ucraino a Dakar, è stato criticato per aver condiviso un video celebrante la rotta russa in Mali. Sicuramente per la Russia qualora fosse confermata la capacità di Kiev di operare azioni-ponte con forze ribelli contro unità di Mosca in Africa la minaccia di contromosse ucraine si estenderebbe. Del resto, Kiev ha già colpito a marzo le postazioni russe in Sudan con le sue forze speciali. Ma per l’Ucraina e i suoi alleati insistere nel puntare sul Mali per fiaccare la Russia rappresenta una scelta altamente critica: la presenza di gruppi legati ad Al-Qaeda a sostegno del conflitto dei ribelli contro il governo centrale rischia di portare alleati eccessivamente scomodi nel confronto con Mosca. La geopolitica africana e le sue dinamiche fanno storia a sé: bisogna cautelarsi prima di capire se il rivale di un nemico possa, per un attore esterno, automaticamente esser definito amico in territori dove gli Stati e le entità militanti si contendono in continuazione il controllo del territorio.