Proteste in India, nasce una task force per la sicurezza del personale sanitario

Maggiore sicurezza negli ospedali e tutela delle donne. Sono ancora queste le richieste dei medici in sciopero e delle migliaia di persone in India che da giorni protestano in diverse città del Paese per condannare lo stupro e l’uccisione, il 9 agosto, di una 31enne specializzanda dell’RG Medical College di Kolkata, la capitale del Bengala occidentale, in precedenza conosciuta come Calcutta. A oltre dieci giorni di distanza e dopo un weekend di sciopero del personale medico, la Corte suprema ha invitato dottori e infermieri a tornare al lavoro, promettendo di rispondere comunque alle preoccupazioni dei manifestanti. Come prime misure concrete, lunedì i giudici hanno ordinato lo stazionamento delle forze paramilitari fuori dall’ospedale universitario di Kolkata e hanno annunciato la creazione di una task force dedicata a formulare nuove normative per la sicurezza degli operatori del settore sanitario. La violenza sessuale e l’inizio delle proteste Ad accendere le proteste è stato il brutale abuso nei confronti di una giovane dottoressa e il tentativo di insabbiamento da parte della struttura ospedaliera. Il 9 agosto le autorità locali hanno trovato il cadavere della 31enne tra i corridoi dell’ospedale universitario, in una zona priva di telecamere e rimasta sostanzialmente senza supervisione ed elettricità. Secondo una prima ricostruzione, la ragazza aveva scelto di riposare lì dopo un turno di 36 ore quando è stata aggredita e violentata. A confermarlo sono stati i risultati dell’autopsia, che hanno individuato segni di abuso sessuale e indicato una morte per strangolamento. In una fase iniziale, tuttavia, i vertici dell’RG Kar Medical College avevano informato la famiglia della vittima parlando di “suicidio”, per poi spingersi oltre e criticare la ragazza per essersi “avventurata da sola” di notte per i corridoi bui dell’ospedale. Il dettaglio ha indignato la popolazione indiana, portando così migliaia di persone a scendere in piazza. I primi a farlo sono stati medici e infermieri, stanchi delle continue aggressioni al personale sanitario in tutta l’India. Secondo gli ultimi dati dell’Associazione Medici indiana, infatti, circa il 75% dei dottori nel Paese ha affrontato qualche forma di violenza sul posto di lavoro, dall’aggressione verbale fino ad arrivare a quella fisica. Le istanze femministe del movimento Reclaim the Night Ancora più pervasiva in India è invece la violenza nei confronti delle donne. Secondo il National Crime Records Bureau indiano, l’ufficio che registra i crimini nel Paese e che dal 2018 comprende anche una sezione dedicata alle violenze sessuali, gli abusi sessuali denunciati ogni anno dalle cittadine sono circa 32mila ogni anno. Il dato non comprende dunque i casi di stupro non segnalati alle autorità, in un Paese dove la discriminazione e gli abusi nei confronti delle donne sono frequenti. Nel 2024 l’India è 129esima per parità di genere su 149 Paesi secondo un rapporto del World Economic Forum. Le manifestazioni di questi giorni hanno quindi assunto una marcata connotazione di genere: migliaia le donne scese in strada per rivendicare i propri diritti. Lo hanno fatto marciando di notte, mano nella mano, per riprendersi quelle strade dove secondo le consuetudini indiane non dovrebbero camminare dopo il tramonto. In India esiste infatti una sorta di “coprifuoco” informale che spinge le giovani a non avventurarsi da sole la sera per timore di subire violenza. È così che sono state ideate le marce Reclaim the Night, “riprendiamoci la notte” organizzate dai gruppi femministi del Paese. Nate sulla scia del movimento femminista degli anni Settanta in Inghilterra, a Leeds, consistono in marce a lume di candela in piena notte per rimarcare il diritto alla sicurezza personale. Le indagini Sul caso si è espresso anche il presidente indiano, Narendra Modi, che ha invitato a “riflettere sulle atrocità commesse contro le donne” chiedendo ai “governi locali di occuparsene seriamente”. A diversi analisti non è sfuggito tuttavia che Kolkata ricade sotto la giurisdizione del partito di opposizione di Modi e che tra il 2020 e il 2023 la città è stata riconosciuta dal National Crime Records Bureau come metropoli più sicura del Paese. Mentre le proteste continuano, rimangono da chiarire le dinamiche dell’aggressione che ha portato alla morte della 31enne. Per il momento, un uomo è stato fermato perché sospettato di essere il responsabile dello stupro ma i familiari della vittima sospettano che si sia trattato di una violenza di gruppo. Questa tesi è sostenuta anche da diversi media locali, che sottolineano come le prime analisi della scena del crimine e il riscontro degli abusi sessuali subiti dalla giovane sul cadavere suggerirebbero la presenza di diversi uomini al momento della violenza.