Svolta strategica o azzardo? Il senso dell'incursione ucraina a Kursk

Dopo oltre due settimane di incursione ucraina nell’Oblast russo di Kursk è possibile iniziare a delineare i contorni della penetrazione compiuta da circa 10mila militari di Kiev in territorio russo, la prima a portare alla conquista di una serie di villaggi da parte delle truppe di Volodymyr Zelensky. L’ampia sortita sta facendo discutere osservatori e analisti militari. E ci si chiede quali siano le prospettive di Kiev dopo il guadagno di circa 350 chilometri quadrati in terra nemica. Zelensky domenica sera ha parlato di “zona cuscinetto” come deterrente contro nuove offensive russe verso aree quali Kharkiv. Occupazione da consolidare? Per l’Institute for the Studies of War “l'incursione ucraina nell'Oblast di Kursk ha temporaneamente permesso alle forze ucraine di prendere l'iniziativa del campo di battaglia su un settore della prima linea e di iniziare a contestare l'iniziativa russa in tutto il teatro”. Rompendo così il dettame strategico imposto da Vladimir Putin alle forze russe: avanzare gradualmente, senza perdere l’iniziativa, in una graduale guerra di logoramento. Temporaneamente, questa prospettiva viene meno per Mosca. Ma sul medio-lungo periodo sarà così? Kiev, consolidandosi nell’Oblast di Kursk e mostrando le carenze delle linee con cui la Russia difende il suo stesso territorio nazionale, ha indubbiamente conseguito un risultato tattico non secondario. Ora bisognerà capire i fini con cui Kiev intende sfruttare questa mossa. Vittoria tattica e dubbi strategici A tal proposito, infatti, è bene sottolineare che per la puntata oltre confine Kiev ha schierato truppe ben addestrate e armate, sottratte al fronte del Donbass dove ancora avanzano, gradualmente, le forze di Mosca. E se da un lato è vero che la Russia ha distolto undici battaglioni dal fronte per contenere la puntata a Kursk, dall’altro la carenza di forze ben armate tocca anche Kiev. È su questo punto, però, che entrano in gioco ben più complessi dettami strategici, politici e militari. Per Kiev, infatti, si può pensare alla conquista dei villaggi di confine come a un processo volto ad avere una merce di scambio con la Russia a futuri tavoli delle trattative o a ricordare all’Occidente che la volontà di combattere dell’Ucraina non è sopita. Olga Tokariuk, dell'Open Society University Network, ha scritto per la Chatham House che la mossa di Kursk ha restituito all'Ucraina la speranza di "poter battere la Russia". Sul fronte militare, si può riflettere sull’utilità della mossa per sbaragliare la logistica russa nelle retrovie delle aree che si vuol tenere al sicuro dalle offensive o sul ruolo dell’enclave occupata come punta di lancia per puntare verso i campi di volo e le basi di droni russe nella regione. Ma per Zelensky e l’esercito ucraino l’importante sarà capire cosa fare di questa avanzata. Le spine di Kiev Due i dubbi che aleggiano tra gli strateghi ucraini: la sostenibilità delle perdite e le future contromosse russe. Forbes ha ricordato che gli ucraini a Kursk perdono risorse a una media doppia rispetto al resto della guerra: “Le manovre ucraine hanno esposto i loro carri armati e veicoli di fanteria ai droni, all'artiglieria e alle imboscate russe . Nei primi nove giorni dell'invasione, gli ucraini hanno perso quattro carri armati e 41 veicoli di fanteria. Le perdite hanno incluso un raro carro armato Challenger 2 di fabbricazione britannica e diversi veicoli da combattimento Stryker forniti dagli americani”. E sul futuro, non è da escludere l’ipotesi di un tentativo di riconquista russo dell’area o anche solo una concentrazione di forze tale da impedire a Kiev di ruotare al meglio i suoi effettivi nell’area con le zone sotto pressione nel Donbass, col rischio di veder le maglie delle difese a Sud farsi sempre più ampie. Facendo risolvere l’operazione Kursk in un possibile azzardo. Una guerra senza svolte in vista Jack Watling del think tank britannico Royal United Services Institute ha a tal proposito sottolineato in un editoriale sul Guardian che "lo scenario migliore per l'Ucraina è che le sue unità si trincerino e la Russia, sentendosi costretta a riprendere il terreno, subisca perdite smisurate nel tentativo di respingerli". Una versione della guerra di logoramento di Mosca condotta sul suo stesso territorio, insomma. E per entrambe le forze in campo una conferma del fatto che il conflitto difficilmente riserverà molto più di manovre il cui valore simbolico supera il loro effettivo peso strategico. Campagne game-changer all’orizzonte non se ne vedono, ma questo non rende indifferenti puntate come quella di Kursk, che per la Russia rappresenta un problema da risolvere nel quadro di una campagna d’Ucraina che non cessa di essere logorante per la stessa Mosca.