2024: Odissea nello Spazio. E stavolta non è un film

La trama sembra quella di un film. Che inizia con un lancio epico e destinato nelle intenzioni degli autori a diventare storico, ma nel giro di due mesi si trasforma in un thriller spaziale che sta tenendo tutti con il fiato sospeso. Protagonisti: due astronauti della Nasa, Sunita Williams e Butch Wilmore. Due veterani appositamente selezionati, perché per certe missioni è necessario far scendere in campo i professionisti. E qui stiamo parlando del primo volo con equipaggio della navicella Starliner, targata Boeing. Decollata con obiettivi molto ambiziosi: ottenere dalla Nasa la certificazione per il trasporto regolare di equipaggi da e per la stazione; diventare la seconda compagnia di taxi spaziali dopo SpaceX, operativa dal maggio del 2020; mettere fine al monopolio di Elon Musk, proprietario di SpaceX, come unico fornitore di un servizio affidabile per condurre astronauti nello spazio e riportarli sulla Terra alla fine delle rispettive missioni a bordo della casa spaziale orbitante a 400 km dal nostro Pianeta. Due curricula spaziali E allora attenti a quei due. Sunita Williams, classe 1965, è un’astronauta di grande esperienza con alle spalle una lunga carriera militare. Una vera e propria Wonder Woman che ha partecipato a due missioni di lunga durata a bordo della ISS, per un totale di oltre un anno in orbita, svolgendo ben sette attività extraveicolari. E poi c’è lui, Butch: "Sappiamo tutti che quando il gioco si fa duro, e spesso accade, i duri cominciano a giocare. Suni e io siamo onorati di condividere questo sogno del volo spaziale con ognuno di voi. E quindi ora vi dico: andiamo avanti e diamo fuoco a questo razzo!”. Parlava così dalla pista di Cape Canaveral Barry Wilmore, detto Butch, classe 1962, una carriera da pilota, astronauta di lungo corso della Nasa con all’attivo due missioni nello spazio e quattro attività extraveicolari, lo scorso 5 giugno, poco prima di un lancio da manuale. Ma una volta nello spazio, proprio come accade nei film di fantascienza, ecco che cominciano i guai. Ancora prima di attraccare alla Stazione spaziale la navicella Starliner registra diverse perdite di elio e un malfunzionamento dei propulsori. Per la cronaca: i propulsori sono necessari per posizionare la navetta nello spazio, ad esempio dopo che si sgancia dalla ISS; mentre l'elio è necessario per fornire pressione al sistema di propulsione, di cui Starliner necessita per il suo viaggio di ritorno. Ergo, impossibile far rientrare sulla Terra l’equipaggio in sicurezza senza risolvere prima i problemi tecnici. Una navetta, molti ritardi “La navicella spaziale Crew Space Transportation -100 Starliner della Boeing è stata sviluppata in collaborazione con il Commercial Crew Program della NASA. È stata progettata per ospitare sette passeggeri, o un mix di equipaggio e carico, per missioni nell'orbita terrestre bassa. Per le missioni di servizio della NASA verso la Stazione Spaziale Internazionale, trasporterà fino a quattro membri dell'equipaggio sponsorizzati dalla NASA e svolgerà ricerche scientifiche. Starliner ha una struttura innovativa, senza saldature ed è riutilizzabile fino a 10 volte con un tempo di consegna di sei mesi. Dispone inoltre di Internet wireless e tecnologia tablet per le interfacce dell'equipaggio". Ecco, secondo il sito della compagnia Boeing, le caratteristiche della navetta in questione, il cui volo inaugurale senza equipaggio a bordo è stato effettuato alla fine del 2019. Dopo due giorni di test in orbita senza raggiungere la ISS, la capsula è rientrata sulla Terra diventando ufficialmente il primo mezzo di trasporto operativo di Starliner per la Stazione spaziale, ribattezzato dall’allora comandante in pectore Sunita Williams Calypso, come la nave dell’esploratore dei mari Jacques-Yves Cousteau. Ma il volo inaugurale con equipaggio ha subito nel tempo diversi rinvii a causa di problemi tecnici ed incidenti, fino ad arrivare al lancio del 5 giugno del 2024. Il piano B della Nasa “Calypso – si legge nell’enciclopedia Treccani - nella mitologia greca è una ninfa figlia di Atlante. Nell'Odissea si narra come accoglie nell'isola di Ogigia Ulisse naufrago e, innamorata di lui, lo trattiene per sette anni, finché non riceve direttamente da Zeus l'ordine di lasciarlo partire”. Tornando alla possibile trama di un film di fantascienza, si tratta evidentemente di un nome perfetto attorno al quale far ruotare la seconda parte della sceneggiatura. Sì, perché in origine la missione dei veterani Sunita Williams e Butch Wilmore sarebbe dovuta durare 8-10 giorni al massimo, il tempo di testare tutte le funzionalità della navetta, ma le settimane passano e i due sono ancora a bordo della Stazione spaziale; secondo le ultime notizie rischiano di rimanerci per 8 mesi, fino al febbraio del 2025. Questo perché la Nasa, dubitando dell’affidabilità della capsula Starliner, starebbe pensando a un piano B, ovvero servirsi di una navetta Crew Dragon targata SpaceX, il cui lancio verso la Stazione spaziale è stato già rinviato a settembre, modificandone la composizione dell’equipaggio per lasciare due sedili vuoti ai veterani rimasti bloccati in orbita. E dal momento che la missione di SpaceX a bordo della Stazione Spaziale Internazionale ha una durata prevista di sei mesi, i due veterani dovrebbero nel caso attendere il prossimo anno per tornare sulla Terra. Senza contare il paradosso di un Elon Musk che, oltre a conservare il monopolio del trasporto in orbita, rischia con questa storia di trasformarsi anche in “salvatore della Patria”. Una decisione ufficiale non è stata ancora presa, e se la Boeing fa pressione per utilizzare la sua navetta, dall’Agenzia spaziale americana fanno sapere che la responsabilità della missione, e quindi della salvaguardia degli astronauti, è della NASA e la decisione finale, come in ogni trama che si rispetti, verrà presa dal suo numero uno, l’Amministratore Bill Nelson. La Terra può attendere Ora, se l’idea di far rientrare Suni Williams e Butch Wilmore con la Crew Dragon viene ancora considerata come un’alternativa, per i due Space cowboys, che con questa missione si apprestavano probabilmente ad appendere il casco da astronauti al chiodo, questo ritardo potrebbe non essere un guaio, ma un’opportunità. Quella di spendere ancora un po’ del loro tempo nello spazio, aggiungendo magari nuovi record alle rispettive statistiche, ma soprattutto vivendo un’ultima, inaspettata esperienza da extra-terresti, qualcosa che hanno sempre sognato e a cui si sono preparati per anni, tra durissimi sacrifici, addestramenti e selezioni. E allora, basta guardare le immagini del loro ingresso a bordo della Stazione spaziale lo scorso 6 giugno, la risata e gli abbracci di Butch, la danza spaziale di Suni, per capire che forse, per loro due, la Terra può attendere.