La donna lasciò per 6 giorni, tra il 14 e il 20 luglio 2022, la bambina di meno di un anno e mezzo sola in casa, facendola morire di stenti. Per i giudici "può affrontare il processo"
Alessia Pifferi, la donna accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti nella sua culla la figlia Diana di soli 18 mesi, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio dello scorso anno, può affrontare il processo. Lo ha stabilito la corte di Milano presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini, respingendo un'istanza della difesa di perizia psichiatrica sulla "capacità di stare in giudizio" dell'imputata. Istanza di cui avevano chiesto il rigetto anche i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, spiegando che la donna è sempre stata pienamente "lucida e consapevole". Per i giudici l’ipotetico deficit cognitivo, prospettato solo in una relazione sanitaria del 2 novembre 2022, “neanche se fosse accettato potrebbe costituire un elemento per escludere la capacità di partecipare al processo”.
Il pm De Tommasi: "non esiste documentazione su problematiche mentali"
Per il pm De Tommasi, la capacità di stare nel processo è una questione "già oggetto di dibattito. Oggi per la prima volta viene chiesta una perizia di questo tipo" facendo riferimento a una specifica relazione dal carcere, ma "non esiste documentazione da cui desumere problematiche di carattere mentale. In nessuna relazione si accenna alla possibilità che la Pifferi abbia un deficit: dopo un primo periodo abbastanza drammatico visto quanto accaduto, la struttura carceraria dice che ha acquisito consapevolezza dell'accaduto e viene descritta come una persona lucida, presente a se stessa". Non solo: nell'audio e nel video della sera 20 luglio 2022, a pochissime ore dal ritrovamento del cadavere della piccola Diana, durante l'interrogatorio appare "sempre lucida, capace di descrivere nel dettaglio da quando ha scoperto di essere incinta alla mattina del ritrovamento. Mai ha avuto deficit di carattere psicologico".
leggi anche
Alessia Pifferi, autopsia Diana: brandelli di pannolino nello stomaco
"Pifferi consapevole del rischio"
La pubblica accusa offre alla corte anche un terzo argomento: le chat telefoniche con più uomini, dove "anche da qui si evince che non è mai stata una persona con problematiche, ma ha vissuto in maniera chiara, ha fatto scelte di vita ben precise, non c’è nessun elemento per ipotizzare che possa aver agito in maniera non consapevole. Era consapevole del rischio ed è successo l'inevitabile". Parole condivise dalla parte civile. La prossima udienza è stata fissata per il 16 maggio quando le parti, in base alla riforma Cartabia, dovranno essere più precisi rispetto alla richiesta della lista teste. Il calendario offre già più date: 23 maggio, 5 e 27 giugno, 3 e 11 luglio prossimo.
leggi anche
Alessia Pifferi: svelata la chat con l'ombra dei presunti abusi
La difesa: 'Richiederemo perizia su capacità di intendere e volere'
La legale della difesa, Alessia Pontenani, parlando coi cronisti al termine dell'udienza, ha affermato che all'esito della "istruttoria dibattimentale", ossia dell'esame dei testimoni in aula, tra cui due consulenti difensivi sugli aspetti psicologici e psichiatrici, verrà richiesta "una perizia psichiatrica" sulla capacità di intendere e di volere al momento dei fatti. L'avvocato Pontenani stamani aveva chiesto la perizia sulla capacità processuale in base ad una relazione di una psichiatra di San Vittore dalla quale "si evince - ha detto - un possibile deficit cognitivo e si chiede, nello stesso documento, un approfondimento per valutare le capacità cognitive" di Pifferi.