I provvedimenti sono stati eseguiti per un "consistente e concreto pericolo di fuga e gravi indizi", ha riferito il procuratore Riccardo Targetti. I due, che "avrebbero compiuto "pesanti violenze sessuali quasi complete accompagnate da rapine di cellulari e borsette", non erano stati ritracciati durante le perquisizioni dell'11 gennaio
M.I. di 18 anni, nato in Egitto e residente a Milano col padre in una casa in zona Comasina, e A.B. di 21 anni, nato a Torino, sono stati fermati per le aggressioni e le molestie avvenute la notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano. Nell'indagine coordinata dalla procura del capoluogo lombardo e condotta dalla Squadra mobile sono stati accertati episodi nei confronti di almeno nove ragazze. Nei provvedimenti di fermo vengono contestate le accuse di violenza sessuale di gruppo e di rapina. Il 21enne è stato fermato a Torino mentre il 18enne a Milano.
Il 18enne fermato: "Non ho toccato le ragazze"
Il 18enne, interrogato, da remoto, nel pomeriggio dal gip Raffaella Mascarino, ha detto di essere "un bravo ragazzo" e che ha "sempre lavorato". Ha raccontato, difeso dal legale Iacopo Viola, di essere arrivato in piazza "da solo" e là di aver incontrato delle persone che conosceva e degli amici e di aver visto solo "in lontananza" le ragazze aggredite all'angolo con via Mazzini (una 19enne, un'amica e un'altra ragazza). Ha spiegato di aver visto "altre persone" che hanno accerchiato quelle ragazze e di aver visto, poi, che era arrivata la polizia e gli aggressori si erano sparpagliati, mentre una "ragazza vestita di rosso" era a terra. E ha ribadito di non aver fatto "nulla", di non aver "toccato le ragazze", di essersi solo messo a "guardare" ciò che accadeva. Il giovane, che ha risposto alle domande, si trova a San Vittore. Il suo legale ha chiesto gli arresti domiciliari. Il giudice dovrà decidere tra domani e dopodomani sulla richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere avanzate dai pm.
Il padre: "Mio figlio è bravo ragazzo"
"Mio figlio è un bravo ragazzo, un lavoratore che ha perso da poco il fratello". A parlare è Ahmed, padre del 18enne. L'uomo parla ai cronisti davanti al portone di casa, una palazzina nella periferia del capoluogo lombardo ma molto lontana dall'immaginario di degrado che ha accompagnato la descrizione dei potenziali autori della violenza. "Mio figlio ha sofferto, solo 3 mesi fa ha perso un fratello. Lavora il cartongesso, è incensurato. Quella sera è uscito con gli amici per divertirsi, sono sicuro che sia innocente e che si chiarirà tutto", ha aggiunto.
Legale: "È neomaggiorenne in situazione delicata"
"È un neomaggiorenne in una situazione delicata - ha chiarito il legale - ha avuto un atteggiamento collaborativo, vive col padre e lavora, era in piazza per i festeggiamenti".
Genitori 21enne: "Non ha fatto nulla"
"Nostro figlio è un bravo ragazzo, non ha fatto nulla". Lo sostengono i genitori del 21enne fermato la scorsa notte perché accusato di far parte del branco che la notte di Capodanno, a Milano, ha aggredito in piazza del Duomo alcune ragazze. I due hanno risposto al citofono della loro abitazione, un appartamento nelle case popolari della periferia Nord di Torino.
"Pesanti violenze sessuali quasi complete accompagnate da rapine"
Ai due giovani fermati su decreto della Procura di Milano viene contestata la violenza sessuale di gruppo per aver abusato di due ragazze all'angolo di via Mazzini, una delle quali anche "sollevata da terra", immobilizzata e poi rapinata di borsa e cellulare. In più, nello stesso episodio, sempre in concorso con altri, i due avrebbero rotto un pollice ad un ragazzo che era intervenuto per difendere le amiche. In più, il 18enne è accusato, sempre assieme ad altri del "branco", di aver aggredito quattro ragazze vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II. E ad una di loro il gruppo ha portato via anche borsa e portafoglio. Da qui altre accuse di violenza sessuale di gruppo e rapina per il 18enne.
Avrebbero dunque compiuto "pesanti violenze sessuali quasi complete accompagnate da rapine di cellulari e borsette". Lo ha spiegato il procuratore milanese facente funzione Riccardo Targetti che ha reso noto il fermo, aggiungendo che entrambi i giovani sono "italiani di seconda generazione". I provvedimenti sono stati eseguiti per un "consistente e concreto pericolo di fuga e gravi indizi". I due, infatti, non sono stati ritracciati ieri durante le perquisizioni e stavano scappando. Ai due vengono così contestati a vario titolo due dei tre episodi al centro dell'inchiesta.
"Branco agiva con tecnica precisa"
Il branco, emerge dalle indagini della Procura, avrebbe agito con una tecnica ben precisa. Inizialmente la vittima prescelta sarebbe stata avvicinata da due giovani del gruppo con una scusa. Subito dopo altri, dandole la schiena, avrebbero creato una grande confusione, gridando e formando un 'muro umano' per nascondere quanto stava accadendo. Infine altri ancora avrebbero accerchiato la ragazza arrivando alle spalle per poi commettere gli abusi. In particolare, si legge nel decreto di fermo, i due giovani non solo hanno agito con modalità da "branco" ma hanno anche "aggredito le persone offese utilizzandole a proprio piacimento e per soddisfare le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona".
L'identificazione dei giovani
Negli atti del fermo viene ricostruito che il 21enne è stato identificato attraverso il suo profilo Instagram, anche perché una delle vittime per allontanarlo data la sua insistenza, e prima di essere aggredita dalla "furia" del branco, gli aveva dato il suo contatto sul social. Dalle immagini del profilo è partito il lavoro degli investigatori. Il 21enne indossava un "giubbotto di colore rosso" trovato nelle perquisizioni e aveva i "capelli tinti di biondo". Riguardo al 18enne, invece, gli agenti hanno trovato nel blitz di ieri il "giubbotto di colore verde" e altri vestiti che indossava quella notte.
Sul "pericolo di fuga" contestato nel fermo i pm fanno notare che il 18enne nel corso delle perquisizioni "si è presentato sprovvisto di documenti". È arrivato in Italia nell'agosto 2019 "ed è attualmente in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno". Non ha "una fissa dimora", né "attività lavorativa stabile". I due, scrivono i pm, "risultano essere stati sottoposti a controlli in diverse città italiane e ciò induce a ritenere difficoltoso il loro eventuale e futuro rintraccio". Per entrambi, poi, c'è il pericolo di reiterazione del reato data la "spiccata pericolosità". Oltre a quello di inquinamento probatorio, anche perché il 21enne ha il contatto Instagram di una delle vittime.
Trovati abiti indossati a Capodanno
I fermi sono stati emessi "a seguito del ritrovamento, presso le abitazioni dei due giovani, di materiale informatico e capi di abbigliamento corrispondenti a quelli indossati la sera del 31 dicembre" e alle deposizioni in Procura "di cinque vittime". Elementi che hanno confermato "l'identificazione" dei due presunti autori delle violenze, già emersa "dalle analisi dei video". Lo spiega in una nota la Questura di Milano. In particolalre, nella casa del 21enne, italiano di seconda generazione di origine nordafricana, gli investigatori della squadra mobile di Milano, con l'aiuto dei colleghi della questura di Torino, hanno trovato i vestiti che il giovane indossava a Capodanno.
Fermati avevano contatti per fuga all'estero
I due fermati inoltre avevano "contatti all'estero" e, da quanto si è saputo, negli atti ci sono elementi che fanno ritenere che i due fossero pronti a lasciare l'Italia, grazie a una rete di relazioni utile per mettere in atto il piano di fuga. Per questo ieri, dopo le perquisizioni che hanno riguardato anche i due, i pm hanno deciso di fermarli. Gli inquirenti stanno lavorando alla richiesta di convalida del fermo e di custodia in carcere da inoltrare al gip.
L'inchiesta
I reati contestati nell'inchiesta della polizia di Milano, coordinata dall'aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, sono violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate. Ieri 18 perquisizioni a carico di altrettanti giovani, tra cui tre minorenni, per le aggressioni sessuali nei confronti di nove ragazze, in tre episodi distinti. Dei 18 ragazzi, di cui 10 italiani e gli altri nordafricani, identificati e oggetto delle perquisizioni di oggi, sono 12 al momento gli indagati a vario titolo. Le vittime delle aggressioni sono state sentite ieri fino a tarda sera in procura o in videoconferenza e i fermi sono state emessi stanotte, come chiarito da Targetti, "dopo le perquisizioni di ieri e dopo una serie di riscontri arrivati anche sentendo" le giovani. I fermi dovranno essere convalidati, uno dal gip di Torino e l'altro dal gip di Milano. I giudici dovranno anche decidere sulle richieste di misura cautelare in carcere.
Gli accertamenti
Le indagini, basate sulla visione delle immagini dei sistemi di sorveglianza e sulle testimonianze di passanti e delle stesse vittime nonché sull'analisi dei social network, hanno condotto alle individuazioni dei presunti appartenenti al branco di ragazzi che ha molestato sessualmente almeno nove ragazze. Gli inquirenti hanno utilizzato anche sofisticati sistemi di tracciamento come un software facciale (Sari), in particolare per comparare i volti riconoscibili dalle telecamere stradali e di sicurezza con quelle dei social su cui alcuni dei ragazzi avevano fatto commenti il giorno dopo, e con l'Afis (il sistema di identificazione delle forze dell'ordine) per quelli con precedenti.
Le vittime: "Chiunque metteva le mani addosso"
"Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso". Così una delle vittime delle aggressioni sessuali di Capodanno. "Ho urlato - ha spiegato un'altra ragazza - cercando la mia amica, sono anche salita su un muretto per individuarla ma l'ho persa di vista. Nel mentre sono arrivate le forze dell'ordine con scudi e manganelli. La massa di aggressori si è dileguata". La sua amica "era lì che cercava di coprirsi con il giubbino stretto sul petto, non aveva più indumenti addosso", era "rannicchiata per terra piena di lividi".
Una delle ragazze aggredite vicino alla Galleria ha raccontato che "quando si trovava a terra, aveva solo l'immagine di un sacco di gambe che la circondavano e aveva quindi iniziato ad urlare". E che, poi, quando "sconvolta" aveva detto ad uno dei molestatori "che c.... fai?", quello si era "messo a ridere in compagnia del suo amico" e di "altre 4 o 5 persone".