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Covid, a Milano mostra 'Nessuna Fase' con le foto di Fabio Oriani

Lombardia

L'esposizione resterà aperta dall'11 aprile al 16 maggio. Si tratta di foto scattate nelle terapie intensive del capoluogo lombardo durante la pandemia

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Domenica 11 aprile a Milano si svolgerà l’apertura della mostra “Nessuna Fase” del fotografo milanese Fabio Oriani. La mostra, che si svolge allo studio 5 in Via Gian Rinaldo Carli 12 A, resterà in esposizione fino al 16 maggio. Si tratta di 41 foto scattate dall'autore nelle terapie intensive del capoluogo lombardo durante la pandemia (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - MAPPE E GRAFICI - L'EMERGENZA IN LOMBARDIA E A MILANO) e disposte in ordine tematico omogeneo. La mostra #nessunafase è in collaborazione con "Giocare col fuoco Artisti&Co." di Laura Ferrario e Alessandra Palma.

Le parole dell'autore

"La mostra si terrà in prima battuta presso il mio studio a Milano, mi piace che parta, per così dire, da casa", spiega il fotografo. Sul titolo della mostra Oriani chiarisce di aver scelto 'Nessuna Fase', perché, "mentre a noi sono state assegnate determinate fasi, ci è stato detto di restare chiusi, poi altre indicazioni e poi per un periodo liberi, al personale sanitario lontano da noi non è stata assegnata nessun tipo di fase in nessun modo. Hanno cominciato ed hanno avuto questo loop di 360 gradi di giornate, minuti, secondi e mesi completamente identici e in maniera esponenziale sino a triplicare i turni". L'esposizione racconta "ciò che il personale ha fatto - afferma -, ma anche di ciò che non ha fatto. Il pubblico è stato informato in un certo modo, ma visti da dentro si vede che questi medici non sono assolutamente eroi sono professionisti preparati ad affrontare queste situazioni anche se non in maniera così macroscopica. Hanno subito i loro danni, non sono eroi perché da un eroe ti aspetti che vinca sempre e abbia poteri svariati ma in certi casi devono dire che un a persona non ce l’ha fatta, oppure che loro stessi non sono riusciti a fare una certa cosa. Questa è la loro storia vista da un punto di vista privilegiato, vista fisicamente, vissuta con loro e nella quale ho visto persone molto preparate."

Il racconto fotografico

"La cosa nasce muovendomi per la città all’esterno - dichiara il fotografo - e trovandomi a Milano in una città sempre più vuota, scarna, accorgendomi a livello fisico e visivo che qualcosa stava succedendo: i primi decessi all’estero, questa cosa che si avvicinava sempre di più e che diventava sempre più evidente fino a quando una mattina di fine febbraio mi sono ritrovato in piazza del duomo, uscendo dalla metropolitana ,completamente solo circondato da piccioni". La settimana successiva, il 7 marzo l’Italia è stata dichiarata zona rossa ed è iniziato il lockdown. Nei giorni seguenti "cresceva sempre di più il desiderio di documentare, attraverso quella che è la mia penna, cercando il modo - spiega Oriani -. Eravamo tutti in confusione e nel costruire una raccolta fondi con il policlinico di Milano mi sono sentito domandare se avessi intenzione di raccontare questa storia. È cominciata questa salita attraverso i miei occhi di situazioni invisibili ai più. C’erano videate in tv ma imbattersi in questa cosa è stato uno schiaffo non indifferente". L'autore precisa che l'esposizione "sarà editata da me , non perché non volessi avvalermi di qualcun altro, ma perché ho voluto lasciare raffreddare il materiale per un lungo tempo, ne sono uscito e ho avuto modo di non farmi più strangolare: non sono un fotogiornalista e non vivo la notizia, vivo l’episodio, la realtà, le persone coinvolte. Parlavo come loro, mi vestivo come loro".

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