La decisione è stata depositata dai giudici questa mattina. Il presidente della corte d’appello di Brescia: “Confermo il rigetto”. La richiesta era stata presentata dai legali dell’uomo
La corte d'appello di Brescia ha rigettato la richiesta di revisione del processo presentata dai legali di Alberto Stasi. La decisione dei giudici bresciani è stata depositata questa mattina. "Confermo il rigetto" si è limitato a dire il presidente della corte d'appello di Brescia Claudio Castelli.
L'ordinanza
"Gli elementi fattuali che si vorrebbero provare con le prove nuove non sono stati ritenuti idonei a dimostrare, ove eventualmente accertati, che il condannato, attraverso il riesame di tutte le prove, debba essere prosciolto, permanendo la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi non toccati dalle prove nuove", ha scritto la corte d'appello di Brescia. Nell'ordinanza dei giudici bresciani si ricorda che la richiesta si basava su elementi di prova, che la difesa riteneva nuovi. "Il primo inerisce alla valenza indiziaria dell'impronta di Stasi sul dispenser di sapone posto sul lavandino del bagno del piano terreno, davanti al quale si era posto l'assassino immediatamente dopo il delitto. Per far ciò si introducono prove nuove che vorrebbero escludere la fondatezza della affermazione contenuta in sentenza secondo cui l'assassino, in quel frangente, si era lavato le mani sporche di sangue, aveva lavato lavandino e dispenser, sul quale aveva lasciato le proprie impronte al momento in cui lo riponeva al suo posto", scrive la corte d'appello. "La prima prova nuova è costituita da una consulenza tecnica che segnala la presenza di ulteriori frammenti di impronte nel medesimo punto in cui si trovano quelle di Stasi e la presenza sul dispenser di micro crosticine di sapone; la seconda prova nuova è costituita dalla Nota tecnica, allegata al verbale delle operazioni eseguite dal Ris il 12 ottobre 2017, nell'ambito della quale si dava conto della presenza di 'alcune micro-crosticine' sulla superficie del dispenser, 'prova nuova' perché 'mai valutata'; la terza è costituita da una fotografia scattata dai RIS che attesta la presenza, nel predetto lavandino, di quattro capelli". Tutte e tre, scrive però la Corte, "non sono state ritenute prove nuove in quanto trattasi di elementi noti e già valutati". Sull'alibi di Stasi e sul filmato che dimostrerebbe che la teste Travain, transitando davanti a casa Poggi, poteva effettivamente vedere se la portafinestra della cucina al piano terra della abitazione della vittima fosse o meno aperta e sulla consulenza tecnica che grazie allo studio dei tabulati del telefono della teste e delle celle agganciate scagionerebbe, per la difesa, Stasi, la Corte scrive: "L'elaborato tecnico dell'ing. Porta non è stato ritenuto dalla Corte prova nuova per le medesime ragioni indicate per la consulenza Ghizzoni e neppure il filmato contenuto nel video allegato alla istanza è stato ritenuto prova nuova perché le condizioni del cancello, la possibilità per la teste in transito di vedere la portafinestra del piano terra, sono circostanze valutate dalla Corte di merito, anche sulla scorta di fotografie che riprendevano lo stato dei luoghi".
Mamma di Chiara Poggi: "Speriamo sia davvero finita"
"Cosa è successo? Non so niente". Sono da poco passate le 16 quando Rita Preda, la mamma di Chiara Poggi, apprende l'esito negativo dell'istanza di revisione di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per aver ucciso sua figlia. Dopo un attimo di smarrimento commenta: "Ora speriamo che sia finita davvero". Ammette: "Come famiglia eravamo più scocciati delle altre volte per questo continuo insistere. Ma siamo sempre stati tranquilli perché sappiamo che è stato fatto di tutto per accertare la verità".
Legale vittima: "Elementi portati dalla difesa non sono nuovi né decisivi"
"Le carte sono note a tutti da anni: ci sono indizi vari, gravi e convergenti. Era quasi impossibile immaginare quale elemento di novità ci potesse essere per riaprire il processo. Gli elementi portati dalla difesa non sono nuovi né decisivi". Così l'avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia di Chiara Poggi, commenta l'esito dell'istanza di revisione di Alberto Stasi, respinta oggi dalla Corte d'appello di Brescia. "Che l'esito fosse questo - aggiunge - era abbastanza evidente fin da luglio, quando avevano deciso di respingere l'istanza di scarcerazione. Sarebbe stato un po' crudele e originale tenerlo in cella per poi accogliere l'istanza di revisione. Se l'intenzione fosse stata questa, gli avrebbero concesso almeno i domiciliari". L'avvocato spende qualche parola per la famiglia di Chiara: "Li ho sentiti tesi, stanchi, seccati. Anche loro hanno diritto all'oblio, invece di essere continuamente tenuti in sospeso da queste iniziative pretestuose. Si augurano maggiore rispetto anche per loro". L'attuale è la seconda istanza di revisione del processo presentata dalla difesa di Stasi e giudicata inammissibile, dopo quella del 2017, oltre a un ricorso straordinario in Cassazione che aveva avuto lo stesso esito negativo.
Il delitto di Garlasco
Il delitto avvenne a Garlasco, in provincia di Pavia, il 13 agosto 2007 (UN CASO LUNGO 10 ANNI - LE TAPPE). Stasi, all’epoca, era il fidanzato della vittima, uccisa a 26 anni nella casa in cui viveva con i genitori: era stato poi condannato a 16 anni di reclusione.