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Trivulzio, la commissione d'inchiesta: "Straordinario assenteismo del personale"

Lombardia

"Difficoltà e ostacoli esterni" sommati ad "alcune criticità interne" sono alla base dei problemi evidenziati al Pio Albergo Trivulzio di Milano che "non è sempre riuscito a dare adeguata applicazione alle procedure di tutela degli operatori durante l'emergenza da SARS-CoV-2", si legge nella relazione presentata oggi in conferenza stampa

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"L'assenteismo lavorativo mostra livelli piuttosto elevati già in condizioni ordinarie nelle varie strutture del PAT ma ha raggiunto livelli straordinari durante l'emergenza: in alcuni reparti e per alcune figure le assenze hanno interessato il 65% della forza lavoro". È quanto si legge nella relazione della Commissione d'inchiesta istituita dalla Ats Milano, su richiesta di Regione Lombardia e Comune di Milano, per fare luce su quanto successo al Pio Albergo Trivulzio durante la pandemia, presentata oggi nel corso di una conferenza stampa e anticipata da Il Corriere della Sera. La Commissione sottolinea che "particolare criticità alla gestione dell'emergenza è stata apportata dal marcato assenteismo del personale di assistenza che ha assunto dimensioni molto superiori all'atteso" e che "un livello così elevato di assenze dal lavoro difficilmente trova spiegazione nella diffusione del contagio tra gli operatori come rivelano gli indici di infortunio specifico segnalati dalla struttura". (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA)

Dg Welfare Lombardia: "Assenteismo Trivulzio elemento grave"

"Un elemento grave che emerge da questa relazione è il fenomeno importante dell'assenteismo che si è verificato, distonico rispetto a come la grande parte degli operatori sanitari ha agito anche in questa fase di emergenza", ha dichiarato il direttore generale del Welfare della Regione Lombardia, Marco Trivelli, commentando il dato. "Non a tutti possiamo chiedere l'abnegazione di dedicarsi ai pazienti Covid in un modo diretto" però "il dato di fondo è che gli operatori sanitari hanno risposto in modo assolutamente generose, deciso, creativo all'energia sanitaria", mentre "il dato che emerge da questa relazione è distonico e pone il problema di chi è il Pio Albergo Trivulzio", ha aggiunto Trivelli. "La prima reazione che ho vedendo questi dati - ha affermato - è che è una struttura di tutti e di nessuno, in realtà una struttura è innanzitutto di chi ci lavora e dei pazienti e dei loro parenti. È la reale partecipazione di chi lavora che fa la qualità e la differenza di risposta a un'emergenza, non bastano regole e indirizzi. Quindi se c'è stato un assenteismo del 60% in certi reparti, è molto difficile che si potesse dare una risposta sostanziale ai bisogni di assistenza della persone".

"Criticità interne ed esterne"

Alla base dei problemi evidenziati al Pio Albergo Trivulzio, si legge nella relazione, ci sono "difficoltà e ostacoli esterni" sommati ad "alcune criticità interne" alla struttura, che "non è sempre riuscita a dare adeguata applicazione alle procedure di tutela degli operatori durante l'emergenza da SARS-CoV-2". Poi: "La presenza di casi sospetti in diverse strutture del PAT fin dai primi giorni di epidemia è coerente con l'ipotesi di un'introduzione precoce dell'infezione (attraverso personale, visitatori e pazienti ambulatoriali) e di una successiva propagazione interna tra ospiti e pazienti, che le procedure di isolamento adottate (in camera singola o per coorte) non sono riuscite ad arginare in modo efficace". Per quanto riguarda i fattori esterni al PAT, la Commissione cita "la scarsa disponibilità di Dpi e la difficoltà di un loro reperimento, l'indicazione ministeriale di effettuare i tamponi nasofaringei per ricerca di RNA virale solo all'ingresso in ospedale", mentre quelli interni riguardano "un elevato tasso di assenteismo del personale, anche prima dell'emergenza sanitaria" e "la difficoltà dell'Unità di Coordinamento a incidere efficacemente sui comportamenti concreti anche per la presenza di criticità relazionali accentuate dalle difficoltà a comunicare direttamente soprattutto durante le fasi iniziali dell'emergenza. La gestione delle varie fasi dell'epidemia e il contenimento delle sue conseguenze - prosegue - sono state rese difficili, anche, dalle stesse complesse caratteristiche di base, strutturali e funzionali, del PAT con riguardo alle modalità di accesso e fruizione dei vari e diversificati servizi erogati dall'Istituto".

"Mortalità inferiore alla media"

Infine, dalla relazione della commissione emerge che nel primo quadrimestre dell'anno il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi al Trivulzio è stato pari a 1.7, mentre quello corrispondente nelle Rsa di ATS Milano è stato pari a 2.2. In particolare, nel periodo marzo-aprile, la mortalità nella sezione Rsa del Pat è stata "molto inferiore" a quello delle altre rsa nel medesimo periodo e "di poco superiore" a quello verificatosi nella popolazione generale over 70 di ATS. 

Trivulzio: "La Commissione fa giustizia del nostro grande lavoro"

"La relazione fa giustizia del grande lavoro svolto dal Pat nelle eccezionali e gravi condizioni in cui si è sviluppata la pandemia a Milano e in Lombardia nel primo quadrimestre del 2020", affermano Maurizio Carrara e Giuseppe Calicchio, rispettivamente presidente del Consiglio di Indirizzo e direttore generale del Pio Albergo Trivulzio. "Dal 25 febbraio - ricordano i due dirigenti del Pat - la Protezione Civile aveva bloccato le acquisizioni periferiche di DPI; i tamponi a ospiti e personale è stato possibile farli solo da metà aprile; le indicazioni d'uso dei DPI ffp2 e anche completi per personale che operava con esposizione a droplet e con pazienti sintomatologici erano già operative con i bollettini di febbraio".

Ds Ats Milano: "Nessun riscontro di divieto di mascherine"

"Non hanno trovato riscontro documentale" le affermazioni secondo cui al Pio Albergo Trivulzio vigesse il divieto di trasferire pazienti al pronto soccorso e, per gli operatori, di non indossare mascherine. Lo ha spiegato in conferenza stampa Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell'Ats di Milano e presidente della commissione di verifica sulla gestione dell'emergenza Covid da parte del Pat: "Noi abbiamo semplicemente cercato di trovare un riscontro, se esisteva, delle affermazioni che via via ci venivano proposte. Sul supposto divieto di trasferire persone in pronto soccorso e su quello di non indossare mascherine, non abbiamo trovato riscontro documentale o nei numeri che abbiamo raccolto in queste affermazioni". Rispondendo ai cronisti, Demicheli ha tenuto a sottolineare anche che "non è compito però di questa commissione formulare alcun giudizio di responsabilità. Copia di tutta documentazione è già stata trasmessa alla Procura della Repubblica che, se ravviserà elementi di responsabilità, deciderà di procedere. Io invito tutti ad aspettare e a respirare profondamente prima di sparare dei giudizi, ci mancherebbe altro che ci esponessimo noi per primi". Nella relazione, ha aggiunto, "troverete 14 trasferimenti, a dimostrazione che durante l'emergenza le persone che si aggravavano e che potevano essere trasferite in pronto soccorso sono state trasferite". 

"Contagio esterno ipotesi incompatibile"

Demicheli ha evidenziato che "già a fine febbraio" il Pio Albergo Trivulzio "metteva in isolamento alcuni casi con sintomatologia simil-influenzale che, col senno di poi, riconosciamo probabilmente essere stati casi di coronavirus. Quindi erano presenti già allora. L'ipotesi è di un ingresso precoce dell'infezione dall'esterno, probabilmente attraverso gli operatori di assistenza o gli educatori, con poi una propagazione interna che ha raggiunto il suo massimo nella seconda metà del mese di marzo". Demicheli ha spiegato che "questa ipotesi è incompatibile rispetto a quella di un innesco partito da pazienti trasferiti durante l'emergenza Covid".