Tahar Ben Jelloun a Venezia con Bookciak Azione: "L'arte deve combattere la censura"

Le opere di Tahar Ben Jelloun sono state tradotte in 49 lingue. Il suo libro "Il razzismo spiegato a mia figlia" è stato un bestseller mondiale. Eppure, lo scrittore è un concentrato di affabilità e ricchezza frugale. Se sei un genio, non hai necessità di fare il poseur. È stato chiamato al Lido in qualità di presidente onorario della XIII edizione di Bookciak, Azione!, che si è svolta il 27 agosto alle Giornate degli Autori veneziane con la premiazione dei filmmaker vincitori. A scegliere i bookciak, la giuria composta dalla regista Wilma Labate, dalla critica cinematografica Teresa Marchesi e dal produttore indipendente Gianluca Arcopinto. La pace quotidiana è il tema di questa edizione. E chi meglio dell'autore marocchino con cittadinanza francese può affrontare questo tema. La sua ultima opera, "L'Urlo- la necessità del dialogo in tempio di guerra", è nata dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre del 2023. Ma l'autore ha definito genocidio l'offensiva militare israeliana a Gaza. E soprattutto ha ricordato quanto siano importanti l'arte e la cultura: "Non possono risolvere da sole le questioni, ma è importante che vi partecipino. Non a caso sono le prime cose che le dittature censurano". Come è stata l'esperienza di Presidente onorario di Bookciak Azione!? È stato molto interessante. Non ero a conoscenza di questo premio. È una bellissima celebrazione del connubio tra cinema e letteratura. Sono due forme d'arte che amo moltissimo. Che tipo di relazione c'è tra cinema e letteratura? Non si tratta di un rapporto semplice. Raccontano entrambi delle storie. Però e complicato trasportare sullo schermo un romanzo. Preferisco le sceneggiature originale, scritte per il cinema. Certo esistono delle eccezioni come Il Gattopardo e Morte a Venezia, due film straordinari di Luchino tratti da due capolavori della letteratura. Però quanto il regista italiano ha tradotto in immagini Lo Straniero di Camus, il risultato è stato molto inferiore al libro. Cosa può fare l'arte per combattere le ingiustizie? L'arte deve esistere e resistere, continuare a battersi nonostante le difficoltà. Soprattutto deve impedire che si instauri la censura in ogni forma e in ogni Paese. Qual è il film del suo cuore? Direi senz'altro Viaggio a Tokyo, il capolavoro del 1953 diretto da Yasujirō Ozu. Il bookciak “I posti vuoti”, ispirato a “L’urlo” di Tahar Ben Jelloun La novità di questa edizione di Book Ciak è la nascita della sezione “La casa editrice dell’anno”, una collaborazione speciale volta a declinare in modo nuovo il rapporto tra letteratura e cinema. Ad inaugurare questo nuovo percorso è stata proprio La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi con “L’urlo” di Tahar Ben Jelloun al quale è ispirato il bookciak “I posti vuoti” realizzato dall’ICMA, l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio. La troupe "made in ICMA" L’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni è una realtà che da anni, parallelamente all’attività formativa post-diploma triennale per la didattica delle professioni del cinema e dell’audiovisivo, opera nella realizzazione di progetti filmici che vedono come protagonisti non solo gli studenti in corso, ma anche ex studenti, incentivando un sistema di peer education fuori e dentro il set. La troupe tecnica de “I posti vuoti”, la cui sceneggiatura porta la firma dell’autore Massimiliano Scuriatti , si è quindi composta da ex studenti in qualità di capi reparto e da studenti del triennio, coinvolti come primi assistenti. La regia è di Viola Folador, la direzione della fotografia di Tommaso Terigi e la scenografia di Isotta Santus, oltre alla collaborazione di altri ex studenti come Fabio Landi, Luigi La Marca, Sophie Manuzzato, Chiara Tenconi e Arianna Tavelli.