Sem pubblica "Stelle in gola", una raccolta di scritti di una delle voci più apprezzate della narrativa contemporanea. Che durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri, dice: "Un autore non deve avere mai la vita troppo facile"
Da almeno due decenni, Antonio Moresco non è solo considerato uno degli scrittori italiani più apprezzati. È giudicato da una parte consistente della critica nostrana un autore di culto, con tutta l’ambivalenza (e la vischiosità) che una simile definizione può creare. Anche per questo, fa un certo effetto sentirlo definire il suo "Stelle in gola", uscito qualche tempo fa per i tipi di Sem e che raccoglie una discreta mole di testi scritti in mezzo secolo di attività, come un "libro rifiutato di uno scrittore rifiutato".
"Questa definizione si riferisce al tempo in cui buttavo via i manoscritti", si schermisce Moresco, che ha pubblicato il suo esordio a 46 anni dopo un lungo e turbolento apprendistato letterario. "A quell'epoca ero davvero un autore rifiutato, tanto che anch'io, a mia volta, rifiutavo me stesso, gettando via le mie pagine. Ma in realtà, nel suo fondo segreto, ogni scrittore ha sempre l’impressione di non essere stato raggiunto".
"È un sentimento permanente", dice Moresco nella nuova puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24, prima di spiegare che "se tu sai che tutto ciò che fai viene immediatamente accolto e assimilato da un contesto sociale, ciò può comportare il rischio di scrivere in modo tale da accentuare la rapidità di questo processo; se invece non hai alcun riscontro, sei più nudo e disarmato, perché non conosci i meccanismi per farti accettare. E questa, per me, è una cosa buona: perché uno scrittore, in fondo, non deve avere mai la vita troppo facile".