Il monologo della giornalista palestinese ha commosso l'Ariston nella prima serata del festival. "Mia madre si è suicidata, dandosi fuoco, quando avevo 5 anni”, ha spiegato la scrittrice, "è stata brutalizzata e stuprata due volte”
"Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica". È questo l’invito contenuto nel potentissimo monologo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne. Un tono pacato e al contempo duro, quello che la giornalista e scrittrice palestinese ha scelto di adottare nel suo toccante intervento nella prima serata del festival di Sanremo 2020 (CANTANTI E OSPITI DELLA SECONDA SERATA - LA PRIMA SERATA - FOTO - 10 CURIOSITÀ - GESSICA NOTARO CONTRO JUNIOR CALLY).
Rula Jebreal: "Mia madre brutalizzata e stuprata due volte"
La scrittrice ha scelto di raccontare anche il suo doloroso passato e la perdita della madre che si è suicidata. “Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine: la sera ci raccontavamo le nostre storie tristi, che toglievano il sonno. Erano le storie delle nostre mamme: stuprate, uccise”, ha detto dal palco dell’Ariston. “Mia madre ha perso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni: si è suicidata, dandosi fuoco”, ha spiegato ancora, aggiungendo: “Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, era stato il luogo della sua tortura. Brutalizzata e stuprata due volte”.
Il monologo tra dati e racconti dalle aule di tribunale
Il monologo ha preso il via con le domande più frequenti rivolte alle donne vittime di violenza nelle aule di tribunale: “Aveva la biancheria intima quella sera?", "Trova sexy gli uomini con i jeans?”, per citarne alcune. L’obiettivo: denunciare "una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, p perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce la siamo voluta”, ha spiegato Jebreal. Poi spazio ai numeri: “Negli ultimi tre anni 3 milioni 150mila donne sono state vittime di violenze sessuali sul posto di lavoro, negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni viene uccisa una donna, sei donne sono state ammazzate solo la scorsa settimana. E nell'80 per cento dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare, ha le chiavi di casa".
L'appello agli uomini: "Indignatevi con noi"
Infine, l'invito alle donne. "È necessario parlare, il senso in fondo è nelle parole giuste e nelle domande giuste”. E agli uomini: "Lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere. siate nostri complici, nostri compagni, indignatevi con noi".