Come sopravvivere al dentista (con un romanzo): “Alla radice” di Miika Nousiainen

Spettacolo

Filippo Maria Battaglia

“Alla radice” di Miika Nousiainen: particolare della copertina
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IL LIBRO DELLA SETTIMANA. “Nella vita ci sono tre grandi domande. Chi sei? Dove vai? Facciamo l’anestesia?”, dice uno dei protagonisti di un romanzo che racconta la storia di due fratelli. Con qualche stoccata a una delle professioni più temute dai pazienti

Ci sono romanzi che più da un’esigenza nascono da felici intuizioni. “Alla radice” di Miika Nousiainen è uno di questi (Iperborea, trad. M. Ganassini, pp. 318, euro 18). Racconta la storia di Esko e di Pekka, due che non sembrano avere molto da spartire se non un cognome (Kirnuvaara) che in quel di Helsinki è di fatto introvabile.
Il primo è un dentista, ha superato la sessantina, ha sempre vissuto da solo ed è inevitabilmente ossessionato dall’igiene dentale. Il secondo fa il copy, è divorziato, ha due figli e dei suoi denti non si è mai occupato. Anche per questo, oltre che per “un inarrestabile bisogno di caramelle e litri di coca-cola”, a quarant’anni abbondantemente superati è costretto a fare capolino sotto il trapano del primo. I due scopriranno presto di essere fratelli e inizieranno un viaggio alla ricerca delle proprie radici, sugellato da un lieto fine almeno in parte annunciato.

L’incubo del dentista

Adesso, veniamo all’intuizione. L’autore di questo libro, Miika Nousiainen, finora inedito in Italia, decide di raccontare una storia sentimentale e familiare innestandola su un tema che offre almeno un doppio spunto: la fobia cronica e, a quanto pare, universale nei confronti dei dentisti (da ciò che si legge nel romanzo, a Helsinki la situazione non sembra poi così diversa da Milano); e, ovviamente, l’inevitabile venatura metaforica che questo tema, declinato in una storia di identità e di abbandoni, assume (da qui il titolo, “Alla radice” appunto).
Se il secondo aspetto, durante la lettura del libro, rischia a volte di apparire troppo meccanico con un uso un po’ forzato di certe metafore, il primo è felicemente declinato, anche perché è condito da un tono garbato e politicamente scorretto.
“Nella vita ci sono tre grandi domande. Chi sei? Dove vai? Facciamo l’anestesia? So rispondere solo alla terza. È sempre meglio fare l’anestesia”, dice uno dei due protagonisti, e nessuno credo possa dargli torto.

Una storia sorretta dal politicamente scorretto

In alcuni casi le uscite sui dentisti sono perfide (“Chi sceglierebbe una professione in cui l’unica cosa da salvare è la pattumiera col pedale?”, si chiede Pekka prima di rispondersi: “Non vedo altre motivazioni se non il sadismo”); in molti altri, certe battute suonano assolutamente gratuite ma, per chi ci è passato, hanno comunque il sapore consolante e risarcitorio dei molti dolori subìti.
Intanto, la storia dei due protagonisti scorre piuttosto rapidamente, sorretta, sullo sfondo, da un’ironia a volte dissacrante: “Bisognerebbe vedere le persone al di là delle categorie - dice a un certo punto uno dei protagonisti - Ci sono tassisti concilianti, rock star morigerate, gente di campagna che ha fretta e gente di città che non ne ha, femministe con il senso dell’umorismo e sciovinisti che improvvisamente ritrovano il senno, omosessuali appassionati di caccia e dentisti empatici, perfino quando sono fratelli”. Difficile dissentire.
 

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