Fondazione Cer Italia: la nostra rivoluzione green parte dalle scuole
Economia
Silvia Chiassai Martini, sindaco di Montevarchi e presidente della prima comunità energetica rinnovabile a trazione pubblica, ci racconta un progetto che partito dal centro toscano ha l'ambizione di svilupparsi a livello nazionale
Parte da Montevarchi la rivoluzione green, e comincia dalle esigenze delle giovani generazioni. “Abbiamo iniziato a mettere pannelli fotovoltaici su tutte le scuole del nostro Comune, quindi i nostri figli, dall'infanzia fino alle scuole superiori, andranno in scuole a produrre energia pulita e i nostri bambini fin da piccoli impareranno guardando in alto sul tetto della scuola e capiranno che questa è la vera azione, la vera azione di transizione ambientale”, spiega Silvia Chiassai Martini, sindaco del centro toscano e presidente della Fondazione Cer Italia, prima comunità energetica rinnovabile a trazione pubblica. Un progetto che ci racconta lo stesso primo cittadino.
La vostra prima comunità energetica rinnovabile a trazione pubblica. Come è nata l'idea?
“Si tratta di un'idea nata nell'estate del 2021. Pochi mesi dopo ci fu il primo ‘caro bolletta’ che fece capire a tutti noi, da amministratori ma anche da cittadini e imprenditori, quanto la nostra dipendenza energetica possa condizionare fortemente, in certi periodi, il costo dell'energia. Questo mi spinse a investire nella costruzione di una comunità energetica che fosse a trazione pubblica, nata dal nostro Comune di Montevarchi ma con l'opportunità di un partenariato pubblico e privato, quindi con un gestore in grado di aiutarci a costituire una realtà innovativa e complessa per un ente che ci aiuti a gestirla per i prossimi vent'anni. Per questo già nel 2021 e poi nel 2022, abbiamo iniziato concretamente a dare vita alla Fondazione Cer Italia che, anche grazie all'uscita del decreto Cacer ormai poco più di un anno fa, ha aperto alla possibilità di costituire una comunità energetica addirittura a livello nazionale consentendo l’ingresso ad altri Comuni, ai cittadini, alle imprese e a tutti coloro che fanno parte del terzo settore. Tutti possono iscriversi gratuitamente e liberamente alla nostra Fondazione e partecipare attivamente ad una transizione ambientale ma anche economica, sociale e culturale che il nostro Paese non può più rimandare”.
Come funziona la comunità in termini semplici?
“Come dicevo, la comunità è fatta di cittadini, di piccole e medie imprese, artigiani e aziende che permettono a chi produce energia, anche a chi ha solo la possibilità di mettere un pannello fotovoltaico sul tetto di casa o su un'azienda, di produrre energia pulita che oltre al consumo che se ne potrà fare, potrà essere condivisa all'interno della comunità e dare quindi, ad esempio, l’opportunità alla signora Maria e al signor Rossi, come semplici consumatori domestici, di cambiare le loro abitudini, di fare pagare la lavatrice o lavastoviglie durante le ore di produzione di energia della comunità e quindi di risparmiare in bolletta. È un progetto che permette a tutti di essere fondamentali. Tutti sono protagonisti con il loro aiuto e con il loro contributo o come semplice consumatore o come produttore o prosumer di una transizione ambientale e anche di un risparmio reale per tutti noi, adesso e non tra qualche anno”.
Rispetto a ieri, cosa cambia per i cittadini?
“I cittadini non fanno investimenti quindi non ci sono costi e non ci sono rischi economici. Si inizia da cambiare le poche abitudini familiari, aumentando i consumi in determinate ore di produzione di energia si può arrivare ad un risparmio in bolletta del 30%. Chi invece decide di diventare produttore consumatore, e perciò di mettere a disposizione le superfici dei tetti di casa o delle proprie aziende, potrà arrivare ad un risparmio per l'autoconsumo in bolletta fino al 60%. Quindi un'opportunità di risparmio che potrà permettere, ad esempio, ad un'azienda di rinvestire virtuosamente il risparmio nella crescita della propria attività oppure di dare come benefit ai propri dipendenti quel tesoretto, come lo definisco io, che è quell'energia che l'azienda immetterà e condividerà nella comunità e per la quale riceverà un incentivo garantito per venti anni. Dalla parte dei cittadini, come dicevo, con piccoli accorgimenti nelle abitudini quotidiane, oppure incominciando a realizzare impianti fotovoltaici - chiavi in mano senza alcun esborso - , si può contribuire ad un beneficio comunitario allargato ma legato al proprio territorio. Il decreto Cacer permette infatti con questa progettualità comunitaria di dare dei benefici anche alle fasce più deboli della popolazione che è un aspetto che non va assolutamente sottovalutato”.
Quindi un risparmio stimato dal 30% al 60%?
“Sì, come dicevo, ognuno in funzione del ruolo che decide di assumere, avrà un risparmio che parte da circa il 30% e arriva addirittura fino al 60%. Ma le opportunità di risparmio io credo che dovranno essere molteplici perché è un’intera comunità che si aggrega per la transizione ambientale. Per questo che abbiamo fatto delle partnership a livello nazionale con soggetti leader che permettano di avere agevolazioni ulteriori a chi fa parte della Fondazione Cer Italia. Si tratta di un'iniziativa che ha aggregato più di 50 comuni, molti cittadini e diverse grandi imprese da tutta Italia. Chiunque può liberamente e, come sottolineavo, senza costi iscriversi da tutto il Paese e apportare il suo contributo al cambiamento di modello”.
Per le nuove generazioni che valore ha un progetto di questo tipo?
“Saranno loro le protagoniste di quel cambiamento ambientale che la nostra generazione deve cercare di incentivare il più possibile. L’abbattimento della CO2 è un messaggio concreto ambientalista che noi abbiamo il dovere di tramandare loro che ci auguriamo poi loro possano portare avanti con più determinazione di noi”.