Seta? No, Design: la nuova via italiana per la Cina

Si aprono nuove vie nei rapporti, non solo commerciali, tra Italia e Cina. I tracciatori di rotte non sono più solo istituzioni e governi. Un esempio di nuovo approccio arriva dal Salone del Mobile di Milano: proprio nei giorni in cui il presidente della Repubblica Mattarella tornava in visita a Xi Jinping nella capitale politica della Cina, Pechino, l’alleanza di imprese del legno–arredo–design, guidato dalla presidente Maria Porro, riallacciava i fili, allentatisi con la pandemia, col mercato cinese, incontrandone la comunità nella capitale culturale, Shanghai, e in quella commerciale, Hong Kong. Archiviata la “via della seta” , ritrovato un “vecchio amico del popolo cinese e mio buon amico” , il sistema Italia prova a riaprire la “via della cultura”. I numeri dell'export "del mobile" Una cinque giorni di conferenze, incontri e confronti con la comunità internazionale del design: artisti, designer, professori universitari, imprenditori, il legame artistico e culturale messo davanti e a traino di quello industriale: dopo il successo dello spin-off cinese, interrotto dal Covid , l’ora della ripartenza per il Salone del Mobile di Milano in terra del Dragone. La Cina è infatti da tempo nella Top Ten dei Paesi dove esportiamo il nostro Made in Italy di arredamento e design, un export da oltre 14 miliardi e mezzo di euro : Francia 2.420.537.667 Stati Uniti 1.720.251.945 Germania 1.337.119.601 Regno Unito 746.585.590 Svizzera 705.157.369 Spagna 609.074.174 Cina 479.191.979 Il Salone nella terra del Dragone La Cina era il settimo mercato di destinazione delle esportazioni del settore anche nel 2022 , era al sesto posto nel periodo dal 2018 al 2021. Per il 2024, abbiamo i dati fino a luglio, e confermano la ritrovata centralità del mercato cinese: il Belpaese è il primo fornitore della Cina del “macro sistema arredo”, davanti a Germania e Taiwan. Questi i numeri essenziali; cui va aggiunto un elemento finale: i cinesi sono tornati ad essere il gruppo più numeroso all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano, lo scorso aprile. Parliamo di visitatori professionali e ‘buyers’, compratori, insomma delle figure che più danno il polso dell’interesse per il nostro made in Italy in estremo Oriente. Da qui, la missione guidata da Porro e dal direttore generale Marco Sabetta in due piazze centrali come Shanghai e Hong Kong. Sulle rive del fiume Huangpu , il Salone ha puntato sulla partnership col West Bund Art & Design per rilanciare il rapporto col mercato cinese e il suo messaggio chiave: il design non è luxury, è anzitutto cultura e arte italiana. La seconda parte della serie di conferenze, incontri, performance artistiche si è tenuta a Hong Kong: nell’ex colonia britannica, uno dei centri commerciali e dei porti più grandi e importanti al mondo, si è celebrato il 25° compleanno del SaloneSatellite. È la costola del Salone del Mobile, fondata da Marva Griffin Wilshire, dedicata alla scoperta di giovani talenti del design, omaggiati dall’esposizione di 103 opere selezionate tra le quasi 400 conservate dal Salone in Italia negli ultimi 25 anni. Lo scenario è stato l’Arts Pavillion, nel ‘distretto culturale’ di Kowloon, un corpo di moderni musei, gallerie d’arte, saloni espositivi che nobilita la zona dei docks e dei container del porto, con vista mozzafiato sui coloratissimi grattacieli di uno degli Skyline più famosi al mondo. Missione compiuta? Presto per dirlo. Missione complessa, di certo, vista la china da risalire. L’approccio può aprire però anche altri scenari nei rapporti commerciali tra Italia e far East. Allargando ancor di più lo sguardo, infatti, Cina, Giappone e Corea del Sud sono le destinazioni principali del nostro arredo. Mercati storicamente forti, mentre crescono le esportazioni verso India , Singapore , Thailandia e Filippine . La nuova via del design, molto probabilmente, non si fermerà in Cina.

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