Con la pensione minima uscire dalla povertà resta un miraggio

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Con la prossima manovra l'assegno sale di tre euro e arriva a 618. Nelle zone d'Italia dove la vita è meno cara servono almeno 640 euro per poter arrivare a fine mese. Nelle grandi città ne occorrono mille. Per arrivare a questa cifra, come vuole parte della maggioranza parlamentare, servirebbero parecchi miliardi

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Uscire dalla povertà resta un miraggio per chi prende la pensione minima. Questo tipo di assegno, che va a 1,8 milioni di italiani, da gennaio aumenterà a 618 euro al mese. Circa tre euro in più rispetto a ora, grazie alla nuova manovra. Per chi è in questa situazione, dunque, non cambierà nulla. Continuerà ad avere difficoltà ad arrivare a fine mese e a dover rinunciare a tante cose.

Non si arriva a fine mese

Con così pochi soldi in tasca si è poveri. Anzi, poveri “assoluti”. Questa la definizione dell’Istat, secondo la quale si trova in questo universo chi non riesce a sostenere una certa spesa per bisogni essenziali, come il cibo, le bollette e l’affitto. Non esiste una soglia unica per tutt’Italia, perché si tiene conto del costo della vita nelle varie zone del Paese.

L'assegno non copre le spese

Servono più quattrini al Nord che al Sud, occorrono più denari in una grande città rispetto a chi sta in un paesino. Se un anziano abita a Milano o a Roma ha bisogno di più di mille euro al mese. Siamo molto lontani dai 618 euro garantiti dalla pensione minima. 

La faccenda non cambia molto se ci spostiamo. Anche nei posti dove la vita è meno cara – per esempio un piccolo Comune della Campania - un settantenne non ce la fa con quanto prende dall’Inps: ha bisogno di almeno 643 euro al mese.

In dieci anni si è fatto poco

I tre euro aggiunti dal governo sono dunque poca roba. E poco è stato fatto nell’ultimo decennio. Dal 2014 l’inflazione è cresciuta del 21 per cento e gli assegni minimi da allora sono saliti del 23 per cento: i 500 euro che si prendevano dieci anni fa equivalgono a 600 di oggi, se si tiene conto del rialzo dei prezzi. L’aumento che c’è stato in tutto questo tempo risulta, più o meno, in linea col carovita, il che vuol dire che – in teoria - si possono comprare le stesse cose di un tempo, senza però la possibilità di vivere meglio.

La promessa dei mille euro

Cosa accadrà in futuro? Nella maggioranza parlamentare resiste l’idea di portare le pensioni minime a mille euro e Forza Italia dice che si farà il possibile per mantenere la promessa entro la fine della legislatura, che scade nel 2027. Servono però un bel po’ di quattrini.

Un salasso per lo Stato

L’aumento di tre euro al mese costerà 290 milioni nel 2025 e per alzare questi assegni a mille euro servirebbero circa 10 miliardi l’anno. Non ci si potrebbe però fermare qui, altrimenti chi adesso prende – per esempio – 800 euro al mese si ritroverebbe penalizzato perché avrebbe una somma inferiore a chi ha diritto al minimo. Sarebbe un’ingiustizia, per cui bisognerebbe rafforzare molti più tipi di pensione (comprese quelli assistenziali), con una spesa che lieviterebbe a 30 miliardi l’anno. Un esborso enorme, pari – per avere un’idea – al quadruplo del costo del reddito di cittadinanza in un anno.

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