Pensioni, incentivi a chi lavora fino a 71 anni per evitare il buco “baby boomers”. I dati
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Nell’XI Rapporto di Itinerari Previdenziali presentato alla Camera, arriva la proposta di offrire un “superbonus” a chi sceglie di superare la soglia di vecchiaia fissata dalla Legge Fornero. Nel medio-lungo termine la stabilità del sistema pensionistico italiano rischia di essere minacciata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dalla denatalità. Il monito del presidente di Itinerari Previdenziali Brambilla: “Serve un cambio di passo di fronte alla più grande transizione demografica di tutti i tempi”
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- Un superbonus, non edilizio questa volta, bensì rivolto a chi decide di uscire più tardi dal lavoro. Dall'XI Rapporto di Itinerari Previdenziali presentato alla Camera dei Deputati arrivano proposte per rendere sostenibile il sistema pensionistico
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- Secondo il Rapporto il sistema previdenziale in Italia resterà stabile per altri 10-15 anni anche quando la maggior parte dei lavoratori della generazione "baby boomers", ovvero i nati dal Dopoguerra al 1980, saranno andati in pensione
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- Il progressivo invecchiamento della popolazione insieme al declino, per ora senza accenni di inversione, del tasso di natalità vedranno il nostro paese attraversare una delle "transizioni demografiche più impegnantive della storia"
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- Nella relazione presentata a Montecitorio, Itinerari Previdenziali evidenzia una crescita del numero di pensionati. Nel 2022 gli assegni ammontavano a 16.131.414 a fronte dei 16.098.748 nel 2021 e dei 16.004.503 del 2018
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- Secondo lo studio migliora, anche se lentamente, il rapporto tra pensionati e attivi nel lavoro: nel 2022 si attesta a 1,4443 poco sotto la soglia di sicurezza fissata a 1,5. Il record positivo fu raggiunto solo nel 2019
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- Oltre al buco prodotto dai pensionati della generazione "baby boomers" il presidente di Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla mette in guardia dal debito pubblico che "potrebbe sfondare la soglia dei 3mila miliardi di euro"
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- Secondo il rapporto poi l'Italia si colloca tra i paesi in Europa dove l'età media del pensionamento è tra le più basse: 63 anni. Servono "misure per un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione"
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- Ad appesantire i conti pubblici concorre inoltre un aumento della spesa sociale, passata da 73 miliardi nel 2008 a 157 miliardi nel 2022: +126% in dieci anni. Un impegno che tuttavia non ha ridotto la povertà in Italia che secondo dati Istat supera i 5,7 milioni, il doppio rispetto al 2008 quando erano 2,1 milioni
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- L'analisi di Itinerari Previdenziali calcola tuttavia una diminuzione della spesa pensionistica. Nel 2022 ammontava a 247,588 miliardi, pari al 12,97% del Pil. L'incidenza sul prodotto interno lordo nel 2021 arrivava invece al 13,42%
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- Al netto degli oneri assistenziali per maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo e Gias (Gestione degli interventi assistenziali) dei dipendenti pubblici, l'incidenza della spesa pensionistica sul Pil scende all'11,7%, in linea con la media Eurostat. Secondo Itinerari Previdenziali "la corretta determinazione di questi dati è fondamentale per evitare che eccessive sovrastime convincano l’Europa a imporre tagli alle pensioni che presentano invece una spesa sotto controllo"