Atteso entro la fine del mese presso il Consiglio dei Ministri il concordato biennale che punta a far siglare tra autonomi e fisco accordi preventivi sul reddito da dichiarare. Aprendo così le porte alle partite Iva, senza escludere quelle considerate "inaffidabili" in base agli indici sintetici, ovvero le pagelle fiscali attive dal 2018. Ecco, secondo questi parametri, quali sono i redditi medi delle diverse partite Iva
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- È pronto ad arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri entro la fine del mese il concordato biennale teso a far siglare tra fisco e autonomi accordi preventivi sul reddito da dichiarare, aprendo le porte a tutte le partite Iva, anche quelle considerate inaffidabili secondo gli indici sintetici, ovvero le pagelle fiscali
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- “L’obiettivo è di stimolare sempre di più la gente ad adeguarsi e a essere confidenti con il fisco», ha spiegato al Senato il viceministro all’Economia Maurizio Leo, uno dei fautori della riforma
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- Al momento il mondo delle partite Iva è diviso in due gruppi, distinti proprio da questi indici sintetici di affidabilità, ovvero le pagelle fiscali che dal 2018 hanno sostituito i vecchi studi di settore nel tentativo di fotografare i redditi effettivi di lavoratori autonomi, professionisti e microaziende
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- In una valutazione numeri, dall’8 in su si è considerati affidabili, sotto questa cifra si è giudicati a rischio evasione, con conseguente possibilità di subire degli accertamenti. Nello studio del 2022 sui redditi del 2021 su 2,42 milioni di autonomi censiti 1,34 milioni, cioè il 55,4%, si trovavano sotto la soglia minima dell’8
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- Questa fetta di “inaffidabili” ha un reddito medio dichiarato che si attesta a 23.530 euro all’anno, vale a dire il 68,5% in meno dei 74.698 euro dichiarati dai contribuenti che invece si trovano sopra l’8 nelle valutazioni. Questi dati rivelano quindi che gli “affidabili” dichiarano mediamente più del triplo rispetto al 55%
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- Venendo alle diverse categorie, si è potuto analizzare come nelle società immobiliari gli affidabili dichiarino in media 65.503 euro, mentre chi si ferma prima dell’8, 13.816 euro. Nella ristorazione commerciale si passa dai 38.387 euro lordi annui medi dei contribuenti "virtuosi" ai soli 3.362 degli insufficienti (-91,2%), nei negozi di abbigliamento si va da 34.889 a 4.424 euro (-87,3%) e in bar e pasticcerie il primo gruppo dichiara 29.107 euro mentre il secondo non va oltre i 5.633 (-80,6%)
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- Uno stabilimento balneare giudicato fedele al Fisco indica in media 46.401 euro all’anno, gli altri dicono 13.853 euro. Le quote più ampie di dichiarazioni ritenute inaffidabili sono tra lavanderie (82,9%), noleggi auto (78,2%) e servizi di assistenza (76,1%), mentre tra i più virtuosi studi medici e farmacie, ovvero gli unici a raccogliere più del 75% di voti sopra l’8
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- Questa analisi sottolinea quindi come in Italia sia ancora forte il tax gap, considerando anche come l’ultimo rapporto del Ministero dell’Economia parla di 68,8 ogni euro teoricamente dovuti al fisco che non arrivano nelle casse dello Stato, causando solo negli ultimi tre anni un ammanco di 31,2 in media di Irpef da lavoro autonomo o impresa al bilancio pubblico