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Battuta d’arresto per l’economia, ma i prezzi frenano

Economia

Simone Spina

Prodotto Interno Lordo in calo dello 0,3% nel secondo trimestre. Germania ferma, Francia e Spagna in rialzo. L’inflazione in Italia intanto scende leggermente a luglio, ma il costo del carrello della spesa resta alto. Nell’Area Euro il carovita si raffredda di più: è al 5,3%

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Frena l’economia italiana, con l’industria e il settore agricolo a guidare la battuta d’arresto fra aprile e giugno, mentre i servizi tengono, rendendo meno amaro il segno negativo dello 0,3 per cento rispetto ai primi tre mesi di quest’anno. Nei confronti dello stesso periodo del 2022 il prodotto interno lordo mantiene invece il segno più, con un rialzo dello 0,6. 

Nubi sulla crescita, le stime per l'intero 2023

Se - ci dice l’Istat - nei prossimi mesi il Pil si mantenesse piatto, cioè senza alcuna variazione, archivieremmo il 2023 in rialzo dello 0,8 per cento, meno – dunque – di quanto atteso dai maggiori istituti nazionali ed esteri, che vedono l’Italia crescere poco sopra un punto percentuale. 

Il peso della recessione in Germania

A pesare sulla nostra economia diversi fattori, fra i quali la recessione in Germania, Paese dove molte nostre aziende manifatturiere esportano i loro prodotti e stanno, dunque, risentendo del cattivo andamento della locomotiva d’Europa. Che però nel secondo trimestre ha vista una variazione nulla del suo Pil, mentre Francia (+0,5%) e Spagna (+0,4%) hanno avuto un rialzo, così come – in media – l’intera Eurozona (+0,3%). 

Si raffredda l'inflazione a luglio

A influire sul Pil italiano c’è anche l’inflazione, che a luglio – comunica l’Ufficio di Statistica – è risultata ancora in rallentamento ma restando a quote alte: il 6 per cento, a fronte del 5,3 medio del resto dell’Area Euro. 

Spesa sempre cara

L’alto livello dei prezzi pesa sugli stipendi e al supermercato, col carrello della spesa (cibo e prodotti per la cura della casa e della persona) ancora sopra il 10 per cento rispetto a un anno fa. 

Tassi alti, prestiti onerosi

Il carovita, poi, insieme all’aumento dei tassi deciso della Banca Centrale Europea per arginare l’inflazione, spinge le imprese a stringere la cinghia sugli investimenti: i prestiti (così come i mutui per le famiglie) sono infatti più costosi.