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Tetto al prezzo del gas, si può davvero introdurre a livello italiano? Il caso iberico

Economia

Lorenzo Borga

©IPA/Fotogramma

Le diverse ipotesi per ridurre il prezzo del gas naturale, su cui i partiti politici si stanno dividendo. Un tetto massimo è stato introdotto in Spagna e Portogallo, ma si tratta di un caso diverso dall'Italia. LO SKYWALL

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I partiti politici si sono divisi sulle soluzioni per ridurre il peso del prezzo del gas sulle bollette degli italiani. Al meeting di Rimini Enrico Letta e Giorgia Meloni hanno proposto meccanismi diversi per introdurre un tetto al prezzo del gas.

 

Letta ha affermato che il Pd propone che si proceda a livello nazionale, in mancanza di un accordo a Bruxelles: "noi dobbiamo intervenire perché ci siano per 12 mesi prezzi amministrati in Italia e tetto alle bollette elettriche, del gas e dell'energia perché questo è l'unico modo per fermare la crescita delle bollette, per fare questo si tratta di intervenire con un intervento di legge". Giorgia Meloni si è invece detta più cauta e di preferire una soluzione europea: "io sono favorevolissima al price cap, a livello europeo. Attenzione a imporre il price cap a livello nazionale, perché le società che diciamo producono questo gas non è che sono società pubbliche, a meno che non le vogliamo nazionalizzare e se ne può parlare. Sono società quotate in borsa e quindi loro a 600 lo vendono, non lo vendono a 100".

Cosa è la borsa del gas di Amsterdam

Per comprendere le posizioni differenti bisogna prima spiegare di cosa si parli quando si discute di prezzo del gas. Le aziende energetiche firmano tra loro contratti di fornitura del metano, in cui vengono concordati i prezzi di vendita. Per i trader che però volessero acquistare il gas al di fuori di questi contratti esiste un mercato cosiddetto "spot", il cui più importante esempio è la borsa di Amsterdam dove si forma il Ttf (Title Transfer Facility), l'indice di riferimento del gas europeo. Un mercato che è da molti definito "speculativo", ma che incide anche sulle nostre bollette. Secondo Arera infatti circa il 70 per cento dei contratti di fornitura italiani prevedono un aggiornamento al Ttf, che dunque incide sui prezzi di vendita. Anche lo stesso prezzo della materia prima nel mercato tutelato è stato fino a ora legato direttamente ai valori scambiati nella borsa di Amsterdam.

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Perché il prezzo del gas incide sul costo di tutta l'elettricità

Il prezzo del gas contrattato ad Amsterdam va poi a determinare molto spesso il costo dell'elettricità. Questo accade per il cosiddetto meccanismo di prezzo marginale, che caratterizza tutti i mercati delle commodity. In sostanza a determinare il prezzo dell'elettricità è la fonte energetica che contribuisce a soddisfare la domanda che le altre fonti non riescono a coprire, vale a dire la più costosa. Facciamo il caso che le energie rinnovabili riescano nel corso di 24 ore a garantire il 60 per cento dell'elettricità richiesta: per coprire il restante 40 sarà necessario bruciare gas naturale nelle centrali termoelettriche. E a determinare il prezzo unico di vendita dell'elettricità sarà proprio il gas: se infatti fosse venduta a un prezzo minore, i produttori di gas smetterebbero di bruciarlo perché non sarebbe più conveniente, mentre le altre aziende - nel campo delle rinnovabili - sarebbero a conoscenza di poter alzare le loro pretese fino al prezzo richiesto dai produttori di metano. Ed ecco dunque che chi compra l'elettricità non potrà offrire meno del prezzo richiesto da chi brucia gas, anche se - come accade oggi - questo è molto più salato del resto del mix energetico.

Il tetto Ue

Le alternative per introdurre un tetto al prezzo del gas sono diverse. La prima è quella su cui spinge da tempo il governo Draghi, che però proprio al Meeting di Rimini si è detto pessimista sul punto: imporre un prezzo massimo che le aziende energetiche che importano il gas in Europa sarebbero disposte a pagare. Il problema, secondo i critici, è che questo potrebbe causare una riduzione delle forniture di gas all'Europa, visto che i paesi esportatori vedrebbero calare il prezzo a cui vendono il metano. Questo si potrebbe ottenere attraverso lunghe rinegoziazioni, oppure con una violazione unilaterale da parte europea che però avrebbe probabilmente gravi ripercussioni.

Il caso iberico

Per un'alternativa bisogna guardare al caso iberico. Spagna e Portogallo hanno infatti introdotto da maggio un meccanismo nazionale di compensazione che assomiglia a un tetto al prezzo del gas.

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La soglia è stata provvisoriamente fissata a 40 euro a megawattora: se le aziende energetiche spagnole e portoghesi acquistano il gas a prezzi più elevati - in queste ore nella borsa di Amsterdam viene scambiato a quasi 300 euro a megawattora - vengono compensate quotidianamente dallo Stato. Un meccanismo che vale per il gas che viene bruciato per generare elettricità. In questo modo scende anche il prezzo dell'elettricità, che in Spagna costa meno di un terzo rispetto a quanto viene venduta in Francia, Italia e Germania, visto che - per il meccanismo del prezzo marginale - il valore del gas determina anche quello dell'energia elettrica.

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Non si tratta però di un'operazione a costo zero. Spagna e Portogallo pagheranno 8,4 miliardi di euro alle aziende energetiche per coprire la differenza tra il tetto e il prezzo di mercato. E hanno dovuto chiedere l'autorizzazione alla Commissione europea per mettere in piedi il meccanismo di compensazione, dal momento che il mercato elettrico è uniforme in tutta l'Ue.

 

Autorizzazione che è arrivata solo perché la penisola iberica è considerata una sorta di "isola energetica" indipendente dal resto del continente. Le interconnessioni con la Francia sono infatti minime, in termini di gasdotti e di tralicci. Se così non fosse il sussidio spagnolo e portoghese influenzerebbe tutto il mercato elettrico europeo, fornendo tra l'altro elettricità a basso costo ai francesi grazie ai soldi dei contribuenti iberici.

 

D'altronde Spagna e Portogallo hanno trovato conveniente un meccanismo di questo tipo perché utilizzano poco gas per generare elettricità. Certamente meno dell'Italia: se dunque il prossimo governo introducesse un tetto nazionale di questo tipo al bilancio pubblico costerebbe di più, tra i 30 e i 40 miliardi di euro. Soldi che dovrebbero essere pagati dagli stessi contribuenti che godrebbero poi degli sconti in bolletta.

Il taglio dei consumi

Una via per ridurre nel tempo i prezzi del gas che secondo la maggior parte degli esperti potrebbe risultare più efficace e meno problematica sarebbe invece ridurre i consumi. In questo modo la domanda energetica europea rallenterebbe, riducendo lo squilibrio con l'offerta.