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Concessioni spiagge, deroghe alle gare e indennizzi più alti

Economia

Simone Spina

La maggioranza parlamentare cerca un compromesso sulla fine delle proroghe automatiche delle licenze balneari. Partiranno le gare ma i tempi saranno più flessibili. Previsto in modo più dettagliato l'indennizzo a favore di chi perderà il diritto a dare in affitto lettino e ombrellone

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Più tempo e più soldi per cambiare il regime delle spiagge italiane. Così si cerca il via libera alle nuove regole sulle concessioni balneari. Il pilastro portante resta fermo: i permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (bene pubblico) non saranno più prorogati ma dovranno essere fatte delle gare per assegnare la possibilità di dare in affitto lettino e ombrellone. Ce lo chiede l’Europa da anni, ce lo dice la nostra magistratura. Ma la riforma, contenuta nella legge sulla concorrenza, si è arenata per l’opposizione del centrodestra.

La gara potrà essere rinviata 

Per uscire dalle secche si pensa alla possibilità di derogare: dal 2023 scatteranno le aste da completare entro l’anno ma questo termine potrà essere prolungato, al massimo sino alla fine del 2024, se ci saranno ostacoli oggettivi alle gare, come un ricorso o altri tipi di beghe legali in grado di bloccare le procedure per vendere una concessione.

Risarcimento a chi perde la licenza

Altro nodo politico è quello delle tutele per chi perderà la licenza. Per scioglierlo si prevede un indennizzo a chi dovrà cedere lo stabilimento e a pagarlo sarà chi gli subentrerà. Una sorta di risarcimento, deciso da periti imparziali, che potrebbe ricomprendere parte degli investimenti effettuati e una porzione del valore degli immobili esistenti, esclusi quelli abusivi. A chi ha in mano adesso il permesso, poi, potrebbe essere garantita una sorta di corsia preferenziale (una prelazione) a parità di offerta.

Canoni bassi per lo Stato

Da vedere se tutti questi aspetti soddisfano le esigenze di concorrenza per cui Bruxelles sprona l’Italia a voltare pagina. Un cambio di passo necessario per avere gli aiuti anti-crisi del Recovery Fund. Soldi da assegnare al nostro Paese che,  intanto, con i canoni per le spiagge incassa pochissimo: 115 milioni all’anno a fronte di un giro d’affari stimato in circa 15 miliardi.