Secondo il report sui consumi delle famiglie, l'emergenza sanitaria "ha prodotto un calo di circa il 4% della spesa media mensile rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente". Esclusi alimentari e abitazione, il crollo è del 12%
La quarantena provocata dall'emergenza sanitaria del Covid (CORONAVIRUS: LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI LIVE) "ha prodotto un calo di circa il 4% della spesa media mensile rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente". A dirlo è l'Istat, comunincando le stime preliminari del primo trimestre 2020 sui consumi delle famiglie italiane. Ancora, si legge nella nota dell'istituto, "la marcata riduzione dell'offerta e della domanda commerciale al dettaglio ha determinato una flessione delle spese diverse da quelle per prodotti alimentari e per l'abitazione di oltre il 12% rispetto al primo trimestre 2019".
Le previsioni dell'istituto
Soltanto ieri Istat aveva annunciato una "marcata contrazione del Pil nel 2020", arrivando a prevedere una flessione dell’8,3% a causa dell’emergenza coronavirus in corso. Le amare previsioni sono trapelate attraversi i risultati dello studio 'Prospettive per l'economia italiana' condotto proprio dall’Istituto stesso. Tra gli elementi più preoccupanti, il calo delle esportazioni, degli investimenti e, di contro, l'aumento degli inattivi.
I dati dello scorso anno
L'anno scorso le famiglie hanno speso per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche in media 464 euro mensili, "senza sostanziali differenze rispetto ai 462 euro del 2018", evidenzia l'Istat. "Un aumento significativo di spesa" si registra per le verdure (63 euro mensili, +2,0% rispetto all'anno precedente), "che rappresentano il 2,5% della spesa totale, dopo carni (3,8% della spesa complessiva) e pane e cereali (3,0%)". Solo la spesa per frutta (che pesa sulla spesa totale per l'1,6%) "diminuisce significativamente nel 2019 (42 euro mensili, -2,5% sul 2018)".
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Le ripercussioni sul mercato del lavoro
La pandemia si fa sentire anche sul mercato del lavoro, infatti nel primo trimestre di quest'anno "i dati rispecchiano i primi effetti dell'emergenza sanitaria da Covid-19 e delle misure di contenimento dell'epidemia adottate dal governo". Questa l'analisi del ministero del Lavoro, il quale ha specificato in una nota che "si registrano 2 milioni e 565mila attivazioni, a cui si aggiungono circa 155mila trasformazioni a tempo indeterminato, per un totale di 2 milioni e 720mila attivazioni". Rispetto al primo trimestre 2019, "il volume di contratti attivati, comprensivi delle trasformazioni, diminuisce del 10,4%". Il calo delle attivazioni, prosegue il minstero, "è attribuibile quasi del tutto alla variazione negativa osservata nel mese di marzo, periodo di lockdown.