"I morti sulla strada non sono numeri": la lotta di due madri

Nel 2023 si sono registrati 166.525 incidenti stradali, che hanno causato 224.634 feriti e 3.039 decessi. In media, 615 feriti e 8 morti ogni giorno. Rispetto al 2019 – anno scelto come riferimento dalla Commissione Europea per l’obiettivo 2030, ovvero ridurre del 50 % il numero delle vittime e dei feriti gravi sulle strade – 42 province italiane su 107 hanno fatto registrare un aumento dei morti. “È una strage silenziosa quella che va avanti nel nostro Paese. Da ventisette anni studio le statistiche e gli incidenti stradali mortali non diminuiscono. Si contano sempre 3000 vittime, a volte qualcuna in più, a volte in meno”. A parlare è Giuseppa Cassaniti, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada. Pina, così la chiamano gli amici, ha gli occhi che sono due fessure di ghiaccio e quando parla ruggisce. Forse per la rabbia che porta dentro dal 20 giugno 1997, giorno in cui la figlia Valeria venne investita e uccisa dopo una serata con il fratello. “Non possiamo arrenderci a questi numeri, dobbiamo intervenire concretamente perché qualcosa cambi. E io non mi fermerò finché non si registreranno zero morti sulle nostre strade”. “Signora gliel’hanno ammazzata” La sera del 20 giugno 1997 faceva molto caldo a Messina. “Valeria frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psicopedagogico e aveva riportato una pagella brillante. Come potevo non permetterle di uscire?” ricorda Pina. “Così chiesi all’altro mio figlio, Marcello, di accompagnare la sorella a fare un giro in centro”. Marcello aveva 19 anni e poca voglia di portare in giro la sorellina, di due anni più piccola. Ma Valeria era stata brava e si meritava un po’ di svago dopo un anno di studio. Quindi decise di invitarla a mangiare una pizza insieme a un amico in comune. “Era così bella la mia bambina – sospira Giuseppa - e quando uscì di casa mi sorrise. Quello è l’ultimo ricordo che ho di lei”. Qualche ora più tardi, Pina e il marito Emilio vennero svegliati da un terribile rumore. Sembrava un tonfo, come se tutti i vetri del palazzo si fossero rotti nello stesso momento. “Una Lancia verde si era schiantata ad altissima velocità contro il muro di casa nostra. Mia figlia Valeria rimase schiacciata, mentre Marcello riportò un trauma cranico e diverse ferite”. Da quel momento, la vita di Giuseppa cambiò radicalmente. I giorni immediatamente successivi all’incidente furono divisi tra il dolore lancinante per la morte di Valeria e la gioia per il recupero veloce di Marcello. Poi ci fu il processo. “Da allora non riesco ad avere più fiducia nelle istituzioni” storce la bocca Pina. Infatti, le indagini per l’omicidio di Valeria furono superficiali e sbrigative. Venne accusato il proprietario della Lancia, che prima negò tutto e poi si prese la colpa. “L’unica testimone dell’incidente – spiega Giuseppa – aveva fornito una descrizione dell’individuo alla guida. Quella descrizione non corrispondeva per niente al proprietario della macchina, ma a un suo amico che era abituato a guidarla. Solo che questo amico era figlio di un importante avvocato della zona e a tutti interessava solo chiudere il caso”. Spinta dalla rabbia e dalla frustrazione, nel 1998 Giuseppa fondò l’Associazione, per fornire sostegno legale e psicologico alle famiglie che si trovavano ad affrontare un lutto simile al suo. “In questi anni ho conosciuto tante persone, ascoltato tante storie. A volte nel dolore nasce l’amicizia”. Una delle amiche più care di Pina è Maria Mineo. Si sono conosciute nel 2022, quando Maria si è rivolta all’associazione dopo la scomparsa della figlia. “La mia bambina – racconta Maria – è morta a 34 anni, l’8 marzo del 2021. Ci eravamo sentite alle 19:15. Alle 21:30 mi chiamò una sua amica: ‘Maria, sei sicura che Dora non abbia avuto un incidente?’. Telefonai subito a mia figlia, mi rispose un carabiniere: ‘Signora, gliel’hanno ammazzata’. Un colpo al cuore”. Dora è morta schiantandosi contro il guardrail lungo via Carrata, alla periferia di Mascali. Quella strada non aveva indicazioni sui limiti di velocità. La sera prima era caduta una gran quantità di sabbia vulcanica, dell’Etna, che l’aveva resa ancora più scivolosa. “E poi quel guardrail – sospira Maria, piena di rabbia – non era a norma dal 2012. Era senza terminali e sporgeva sulla provinciale. Questo perché il proprietario del terreno confinante alla strada lo aveva tagliato e lo usava come cancello”. Ciò che ha fatto soffrire Maria non è solo il lutto, ma il susseguirsi di udienze, perizie, atti in legalese, volti a ricostruire la dinamica di un fatto già chiaro di per sé. “Al processo – racconta Mineo – hanno iniziato a dire che mia figlia correva, che andava troppo veloce. Ma non è così. Dora è morta perché quella strada era in cattive condizioni e nessuno ha fatto nulla per migliorarle. Anche il perito lo ha detto: se Dora avesse veramente corso su quel tratto, il guardrail avrebbe oltrepassato la macchina da parte a parte, non si sarebbe arrestato all’abitacolo”. Una data che Maria ricorda ancora è il 25 settembre, quando al processo sono stati chiamati a testimoniare gli operatori dell’autoambulanza che soccorse Dora. “In certi momenti dovevo darmi dei pizzicotti, non riuscivo a credere che stessero parlando di mia figlia. Quei pezzi di carne e sangue, quelle membra tagliate in due erano una persona. Erano mia figlia”. La morte improvvisa e violenta di Dora ha sconvolto tutta la sua famiglia e i suoi amici. “La mia bambina era una ragazza intraprendente e sicura, aveva molte persone che le volevano bene. Da quando non c’è più, la mia famiglia è distrutta. Mio figlio, ad esempio, non si è più ripreso. Quando ci dissero che era morta, lui volle per forza vedere il corpo. Non dovevano permettergli di vederlo. Ha sistemato le budella a sua sorella”. “I morti sulle strade non sono numeri” La strage sulle nostre strade continua. I dati relativi ai primi sei mesi del 2024 segnano un aumento del numero dei morti e dei feriti rispetto allo stesso periodo del 2023. Infatti, da gennaio a giugno si contano 80.057 incidenti stradali con lesioni a persone, per un aumento dello 0,9 % dal 2023. Ugualmente il numero dei feriti, 107.643, sale dello 0,5 % rispetto allo scorso anno. I morti, invece, sono 1.429, 4% in più dal 2023. “Sono numeri spaventosi – commenta Giuseppa Cassaniti – e noi non dovremmo accettarli. L’Europa chiede una riduzione del 50% delle vittime della strada entro il 2030. Noi dell’Associazione chiediamo che si arrivi a quota zero vittime nel 2030. Per fare questo c’è bisogno di un coordinamento tra le forze dell’ordine, di monitoraggio degli incidenti e, soprattutto, di formazione nelle scuole e nelle autoscuole. Perché i morti sulle strade non sono numeri, ma persone. Uomini, donne e ragazzi a cui è stato strappato il prezioso dono della vita”.

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