Gpa e il caso Roccella: doveri e paradossi dei “medici-sceriffi”

“I medici sono tenuti a denunciare i casi sospetti”: sono scoppiate le polemiche dopo le parole della ministra della Famiglia Eugenia Maria Roccella, a pochi giorni dall’approvazione della legge che rende reato universale la Gpa in Italia. Il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, ha ribattuto: “Il nostro dovere è curare e siamo esentati dal denunciare la persona assistita”. Ma i medici, nei casi in cui siano anche pubblici ufficiali, sono davvero tenuti a denunciare? E perché la riforma Varchi non convince nemmeno i detrattori della Gpa? Lo spiega a Sky Insider Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford, l’Associazione dell’Avvocatura per i Diritti Lgbtqia+. Quand’è che un medico è tenuto presentare denuncia? Non sempre il medico, secondo la legge penale italiana, è un pubblico ufficiale. È tale quando, ad esempio, è un medico ospedaliero, un medico di famiglia, un direttore sanitario. Quando i medici sono anche pubblici ufficiali esiste una norma che dice che sono tenuti a fare delle denunce. In quali casi? Quelli in cui, nell’esercizio delle loro funzioni, vengono a conoscenza di una notizia di reato. Non è vero, perciò, che il medico ha l’obbligo di segnalare casi sospetti: deve segnalare casi di notizia di reato. Altrimenti ci sarebbe una platea di medici-sceriffi che si sostituirebbero al compito degli inquirenti previsti dall’ordinamento italiano. Come fa ad avere il sospetto che i genitori che ha davanti hanno fatto ricorso alla Gpa? Il medico non può mettersi a fare l’inquisizione sulle modalità di venuta al mondo di un bambino. Non è tenuto ad acquisire informazioni, perché ha un dovere generale di cura rispetto a qualsiasi persona. L’unico sospetto che può avere è quando si presentano due papà. Ma loro potrebbero aver adottato all'estero, dunque non è detto che dietro una doppia genitorialità maschile ci sia per forza una gestazione per altri. Comunque, il medico non può chiedere direttamente ai genitori se hanno fatto ricorso alla Gpa: contrasterebbe con il principio cardine dell’impossibilità di autodenunciarsi, da parte dei genitori. Se, invece, i due papà arrivano e dicono ‘ecco nostro figlio, lo abbiamo fatto con gestazione per altri all’estero’, allora lì può scattare l’obbligo di riferirne. Quella è una notizia di reato. C’è il rischio che si verifichino aberrazioni di qualche tipo? Esiste la possibilità della denuncia diffusa. Chiunque può andare a fare una denuncia, al di là dei medici. Se un vicino di casa è omofobo e non tollera di vedere due papà che salgono in ascensore con la carrozzina, può fare una denuncia. Sicuramente il primo obiettivo reale di questa legge è l’effetto dissuasivo: a mio modo di vedere il governo è consapevole del fatto che la legge Varchi presenta profili di inapplicabilità molto importanti, oltre a profili di dubbia costituzionalità. Perché nel dibattito in aula queste criticità giuridiche non sono state affrontate? I maggiori penalisti italiani che hanno studiato questa vicenda si sono espressi in audizione. La dottoressa Gabriella Luccioli [prima magistrata italiana e una delle prime donne in ambito giudiziario a riflettere sulla condizione femminile, ndr], nelle audizioni ha detto che c’è una lesione della dignità della donna in qualsiasi forma la gestazione per altri venga compiuta, ma che da un punto di vista giuridico questa legge presenta problemi gravissimi. Tutti gli esperti tecnici hanno presentato criticità giuridiche importantissime. Nel dibattito in aula nessuno della maggioranza ha trattato questi problemi perché gli unici interventi sono stati ideologicamente motivati. Quali paradossi può creare una legge come questa? Qualche esempio concreto? Mettiamo il caso che io sia un cittadino italiano che ha sposato una ragazza portoghese. Siamo entrambi cittadini dell'Unione Europea. Lei potrebbe accedere alla gestazione per altri secondo la legge del Portogallo, e io vorrei andare con lei perché sono suo marito. Il diritto dell'Unione Europea prevede la libertà di circolazione, ma io, in forza della legge Varchi, sono impedito nella mia libertà di circolazione, non posso andare nel Paese di cittadinanza di mia moglie dove è legale la Gpa. Questo esempio rende bene come si limita il diritto della coppia di assecondare le aspirazioni genitoriali e creare una famiglia. E poi c’è una persona che viene menomata nella sua libertà di movimento, quindi mi pare una contraddizione evidente del diritto europeo. Cosa succederà dopo la prima denuncia da parte di un pediatra? Immaginiamo che si apra questo fascicolo, e che i genitori non abbiano confermato le accuse. Evidentemente bisognerà accertare come è nato questo bambino. E come si fa? Si ricorre a una rogatoria, cioè una richiesta di informazione all'estero. Ma, negli Stati Uniti, ad esempio, la gestazione per altri è lecita. Non si capisce perché lo Stato estero debba andare a desecretare gli atti della gestazione per altri per andare a favorire uno Stato italiano che arrogantemente pretende che prevalga il suo diritto di considerare penalmente rilevante il fatto. A livello applicativo le rogatorie si risolveranno in gravi problemi diplomatici, oltre che nelle difficoltà di prova. Mettiamo che l’effetto dissuasivo funzioni: le persone che vogliono farsi una famiglia cosa possono fare? È possibile che i cittadini decidano di andarsene all'estero e di risiedere all'estero. A quel punto non sono punibili, non essendo residenti nel territorio italiano. Quindi è un’opzione, di fronte a uno Stato che mina i desideri profondi. Dall'altro lato, secondo me, le persone vorranno lottare: saranno sottoposte al processo, andranno avanti e cercheranno di far demolire questa legge dalla Corte Costituzionale. C’è da considerare che è un reato che prevede una pena bassa, quindi consente l'applicazione della sospensione condizionale della pena. Vuol dire che intanto eviti la reclusione. Però, certo, c'è il tema di una multa molto pesante da 600 mila o un milione di euro, è lì la sua forza deterrente. La ministra Roccella ha detto che la legge Varchi è “un atto di civiltà”. Che ne pensa? Mi viene da chiedermi che tipo di civiltà si prefigura lei. A me pare un atto di inciviltà giuridica. Qualunque posizione si abbia nei confronti della gestazione per altri, la legge che la punisce come reato universale è una legge che è contraria e più basici principi di civiltà giuridica e al diritto penale e costituzionale. È sicuramente un attacco alla comunità Lgbtqia+, non solo dalla parte del governo ma di tutta la maggioranza. È un atto di ostilità contro le famiglie Lgbtqia+, e in particolare alle coppie di papà. Ricordiamo che l’adozione in Italia per coppie omosessuali è vietata. Quindi, questo era l’unico modo in cui avrebbero potuto realizzare le loro aspirazioni genitoriali.