Scuola, lo spreco alimentare in mensa: cosa resta nel piatto dei bambini italiani

Nella primavera del 2019, il WWF, con il supporto della Fondazione Kroger Co. e dell'EPA degli Stati Uniti, ha esaminato gli sprechi alimentari nelle mense di 46 scuole in nove città statunitensi distribuite in otto Stati. In Italia, un lavoro sulle abitudini alimentari nelle scuole e lo scarto di cibo è stato promosso dal progetto MyWaste-Plate che il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria ha lanciato grazie al sostegno europeo alle politiche per la riduzione dello spreco, sotto il coordinamento di Laura Rossi e Umberto Scognamiglio. "Non si tratta di un progetto di semplice 'conteggio' dello spreco di cibo che si può trovare in una mensa scolastica, ma di un piano di educazione alimentare per i ragazzi e di sensibilizzazione al giusto approccio al cibo. Ecco perché abbiamo raccolto dati da una parte, ma abbiamo consegnato anche numerosi materiali didattici utili ai docenti e alle famiglie", spiegano Rossi e Scognamiglio a Sky tg24 Insider. A pranzo senza fame e senza voglia di assaggiare Qualche numero: il 40% dei ragazzi fa una colazione non sufficiente o "sbagliata" in termini di quantità e qualità di cibo che assume, mentre il 10% salta direttamente il pasto. Questo spesso produce una fame eccessiva a metà mattinata che poi si proietta anche in scarso appetito al momento del pranzo. Inoltre, dicono lapidari i due nutrizionisti: "Gli italiani hanno inventato la dieta mediterranea, ma la maggior parte non la segue". E le abitudini alimentari dei bambini, se indagate, rivelano anche quello che gli esperti chiamano neofobia: si rifiutano infatti di assaggiare le pietanze che vengono loro presentate non per capriccio, ma per un tratto della personalità definito come riluttanza a provare alimenti nuovi o sconosciuti. Settecento alunni delle scuole primarie di Fiumicino sono stati il primo campione del progetto. "È un lavoro molto complesso perché non si tratta solo di fotografare i vassoi con i resti del pasto - spiegano Rossi e Scognamiglio -, ma di lavorare con i ragazzi, gli insegnanti e le famiglie per valutare tutti gli aspetti che riguardano l'approccio al cibo. Insieme possiamo aiutare i bambini a sviluppare abitudini più sane e sostenibili. Migliorare il rapporto col cibo vuol dire fare scelte alimentari utili per una crescita sana e meno cibo buttato via significa un ambiente più pulito e un miglior utilizzo delle risorse". I bambini che hanno partecipato alla prima edizione di MyWaste-Plate hanno una neofobia media. Sono un po' più neofobici i bambini che frequentano le scuole delle aree urbane, lo sono di più le femmine e i bambini più piccoli. La dieta mediterranea è poco seguita, soprattutto nelle aree rurali e nei maschi. La cultura dello scarto Per quanto riguarda gli scarti, il cibo che maggiormente viene lasciato nel piatto nelle mense scolastiche analizzate è il contorno , seguito dalla frutta e dal pane , con il vantaggio che questi due tipi di alimenti spesso vengono riproposti a merenda. Otto bambini su dieci finiscono sempre il primo e tre su dieci il secondo. "Tra le preferenze di gusto si preferiscono ricette semplici come la pasta in bianco o le polpette, mentre hanno difficoltà con pesce e gusti più difficili come la cicoria. È opportuno quindi che anche nella scelta dei menù si provi a porsi dal punto di vista dei bambini", aggiungono i due nutrizionisti. In attesa che il nuovo anno scolastico possa consentire di varare la seconda edizione del progetto, le linee guida che i ricercatori intendono seguire si muovono su due fronti: si proverà, infatti, a riproporre l'indagine allo stesso campione per capire se, a un anno di distanza, il lavoro di sensibilizzazione abbia avuto effetto. E, poi, si cercherà di estendere ad altri territori per poter confrontare geograficamente quello che gli alunni mangiano, ma, soprattutto, cosa e quanto lasciano nel piatto.