Concerto e sconcerto, non chiamateli "ragazzi speciali"

Il rimprovero alla ragazza con disabilità, che faceva rumore durante il concerto di un noto cantante italiano, non resterà negli annali come un grande esercizio di stile, ma occorre riconoscere che non vi sono le condizioni per catalogarlo drasticamente. Si è trattato di un equivoco. Tuttavia, l’incidente rappresenta una rara occasione per ricordare a noi stessi che il tema della disabilità non coinvolge solo le famiglie interessate, ma tocca in profondità il nostro rapporto con ciò che non si conforma ai canoni o ai presunti canoni della perfezione, un rapporto diventato oramai di progressiva estraneità, persino di rimozione, forse di patologia. L'incubo dello scarto Raccolgo delle conchiglie e le ripongo in un sacchetto, in autunno le onde ne spingono parecchie sulla spiaggia. Istintivamente, quasi senza rendermene conto, seleziono solo quelle “perfette”, scarto quello sbeccate, scolorite, bucate. Lo faccio come se i miei gesti fossero governati da un automatismo. A un certo punto mi sorge una domanda retorica, chiedo a me stesso se le conchiglie che sto scartando si “offenderanno”. Una deformazione indotta dalla pratica quotidiana del mio lavoro, stavo pensando per similitudine alle persone, la stragrande maggioranza, che vivono sempre con l’angoscia di fare la fine di quei gusci imperfetti. Essere scartati è l’incubo peggiore degli esseri umani, nessuno escluso, almeno nel nostro occidente, veloce, competitivo, assetato di perfezione. Forse è questa, così mi pare, la causa principale della sofferenza psicologica. Vittime della geometria euclidea Un paio di anni prima mi trovavo ad Auschwitz, accompagnavo seicento studenti emiliani e i loro professori. Un giornalista, davanti a un forno crematorio, mi aveva chiesto perché settant’anni prima fossero accadute quelle cose orribili. “Guardi, mi viene da pensare che in un certo senso siamo vittime della geometria euclidea, che ci parla di un mondo inesistente, fatto di sfere perfette, figure piane e solide altrettanto impeccabili, linee simmetriche, in realtà tutto questo non esiste in natura. I nazisti, cercando soggetti perfetti in un mondo dove è impossibile trovarne, cominciarono a eliminare tutto ciò che non si conformava ai dettami della geometria euclidea”. Non è un caso che già verso la fine degli anni Trenta, ancora prima di sterminare gli ebrei, gli stessi nazisti avessero cominciato a sottrarre le persone con disabilità alle loro famiglie, ariane, uccidendole. La mappa delle specificità La grande illusione di un mondo senza difetti fa sembrare ancora più inadatte le persone con disabilità, angustiando i loro genitori. Da quasi trent’anni custodisco una busta, consegnatami dai genitori di un ragazzo con disabilità. All’interno vi sono quattro righe annotate su un foglio, è l’indirizzo di un notaio milanese, che dovrò contattare quando non ci saranno più mamma e papà. Mi si chiede l’impegno a non abbandonare il figlio, di cercargli una sistemazione definitiva presso una famiglia disponibile oppure all’interno di una comunità idonea. Sanno che nessuno potrà mai avere la loro stessa pazienza e la stessa amorevolezza per quel figlio che richiede cure e attenzioni singolari, che dipende dagli adulti talvolta anche per i gesti più elementari. Ma il legame più profondo è nella dimensione dell’invisibile. Spesso, infatti, i genitori dei figli con disabilità sono gli unici a conoscere perfettamente la “mappa” interiore della propria creatura, la specificità dei suoi bisogni, la sua particolare sensibilità, e sentono che solo loro possono dare le risposte giuste. Rumoreggiare ai concerti Durante quel concerto, il mondo, vasto, della disabilità è diventato protagonista per una sera, facendosi notizia, il tempo di passare ad altre attualità, per questo in fondo dobbiamo ringraziare quella ragazza rumorosa e quell’artista forse troppo nervoso e ignaro di essere di fronte a una persona “speciale” . Quando non sappiamo che pesci pigliare definiamo “speciali” le cose, i fenomeni, le persone. In questo momento mi viene in mente che il presidente russo aveva definito l’invasione dell’ucraina “operazione speciale”. Le persone con disabilità non sono speciali, non più delle altre, e neppure “persone meravigliose”, come le definiamo per alleggerirci la coscienza, semmai più affaticate, a molte di loro l’esercizio della quotidianità comporta infatti sforzi supplementari, anche, se non soprattutto, sul piano esistenziale, perché vedono e sentono esattamente come stanno le cose. Certo, qualche volta, per impaccio, per maldestrezza, fanno rumore ma se, come l’altra sera, questo serve a ricordarceli, liberandoci dall’illusione di un universo privo di increspature, siano benvenuti anche i fuochi d’artificio e i cantanti nervosi. Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, rappresenta una voce autorevole nel panorama della psicologia italiana. È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra questi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, fino ai recentissimi “Volere Bene. La mente e il cuore” e “Individualisti si cresce" . Nella sua produzione sono presenti il romanzo di formazione “La casa di Henriette” e la collana illustrata di psicologia “Crescere senza effetti collaterali” , quest’ultima tradotta in diversi paesi, ultimo dei quali la Cina. È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

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