Gestazione per altri, cosa accadrebbe se diventasse reato anche per percorsi all'estero

La proposta di legge di Fratelli d’Italia a prima firma Varchi ha l’obiettivo di rendere la gestazione per altri un reato, anche se il percorso viene intrapreso all’estero. A oggi la GPA è vietata dalla legge n.40 del 2004 e punita con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 600mila a un milione di euro. Nei primi giorni di luglio è arrivato il via libera della commissione giustizia del Senato: il testo è quello già approvato dalla Camera in prima lettura nel luglio dello scorso anno. Ma cosa accadrebbe se entrasse in vigore? Lo abbiamo chiesto a Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. “Prima di tutto bisogna spiegare che il termine reato universale, di cui spesso si sente parlare, è una definizione impropria e non corretta, perché non trova nessun fondamento nel testo di legge a prima firma Varchi. Il nostro Paese sarebbe l'unico, nel contesto internazionale, a prevedere un reato punibile in Italia, anche se il fatto ritenuto illecito viene compiuto all'estero, dove, al contrario, risulta lecito e tra l'altro normato secondo le leggi locali”. Quali sono i prossimi passaggi? Il testo, dopo la valutazione della Commissione giustizia al Senato, dovrà arrivare in aula al Senato, dove ci sarà la fase delle votazioni. Se questo step dovesse proseguire senza modifiche, verrebbe approvato il testo e seguirebbe l’iter per la pubblicazione. Nel caso in cui, invece, subentrasse anche una sola modifica, il testo dovrebbe ritornare alla Camera per una ulteriore votazione. Perché, nel caso in cui entrasse in vigore, la legge non sarebbe retroattiva? L’art. 25 della Costituzione italiana prevede che nessuno possa essere punito se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso. Principio poi confermato all’art 2 del codice penale che al primo comma stabilisce che: “Nessuno può essere punito per un fatto che, secondo la legge del tempo in cui fu commesso, non costituiva reato”. Potrebbe cambiare qualcosa, giuridicamente, per i bimbi nati all’estero con gestazione per altri e residenti in Italia? Essendo irretroattiva la legge, il nuovo reato non potrebbe avere effetti diretti su figli nati da tecniche di gravidanza per altri. Inoltre, riteniamo che la trascrizione del bambino come figlio dei suoi genitori non possa essere modificata, in quanto rappresenta la fotografia di un certificato prodotto all'estero, nel rispetto della legge del luogo. Cosa potrebbe accadere a chi sta intraprendendo o intraprenderà il percorso di gestazione per altri all’estero, nel caso in cui la legge entrasse in vigore? Nel caso in cui il disegno di legge Varchi entrasse in vigore prima dell'inizio della procedura di gravidanza per altri, la coppia o la persona sarebbe perseguibile penalmente, ma bisognerebbe capire come intenderà procedere il nostro Paese. Nel caso in cui, invece, la coppia o la persona abbia già intrapreso la procedura, la legge Varchi non potrebbe applicarsi, sempre in virtù del principio di irretroattività della legge penale. Naturalmente bisognerà valutare i singoli casi. Potrebbero, eventualmente, essere presentati ricorsi? Oppure si potrebbe agire a livello europeo, appellandosi al diritto comunitario? Possiamo prevedere dei ricorsi, ovviamente dovranno essere valutati casi concreti per verificare se e come procedere. A livello comunitario è importante precisare che, di recente, è stato approvato un Regolamento Europeo , che prevede il riconoscimento automatico di tutti gli atti di nascita formati in qualsiasi stato europeo, indifferentemente dal modo procreativo e dall'orientamento sessuale dei genitori. Ne consegue che, una volta entrato definitivamente in vigore questo regolamento, poiché direttamente applicabile negli ordinamenti nazionali, lo Stato italiano non potrà non riconoscere gli atti di nascita formati all’estero, a seguito di accesso alla GPA nel rispetto della legge del luogo. Laddove negasse tale riconoscimento, andrebbe incontro a una procedura di infrazione. Cosa consiglierebbe a chi non sa se intraprendere oggi il percorso di gestazione per altri? Noi non sappiamo cosa potrà accadere in Parlamento, avrebbero i numeri per approvare questo disegno di legge. Allo stesso tempo, non sappiamo come faranno ad applicare questo reato. Chiederanno un certificato di parto a tutte le coppie che rientrano in Italia? Come riusciranno ad avere informazioni nei Paesi dove ci sono norme precise? È comprensibile che ci sia preoccupazione, oggi. Siamo di fronte a una politica della paura, portata avanti non solo da questa legislatura, ma anche dalla precedente. Vorrei ricordare, infatti, che questo disegno di legge era stato già depositato sia dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sia dall'onorevole Mara Carfagna. In questa legislatura è stato, poi, riproposto. È legittimo essere intimoriti da quello che si sente e non possiamo fare previsioni sull'applicazione, né sull'approvazione concreta di questo disegno di legge. Sta di fatto che, se dovesse divenire legge, ci saranno persone che saranno perseguite per questo reato. C’è un buco normativo? Con l’Associazione Luca Coscioni abbiamo scritto una proposta di legge per la regolamentazione della gravidanza per altri solidale nel nostro ordinamento, lasciando in piedi il divieto di gravidanza per altri commerciale – e dunque con compenso – che il quadro normativo italiano non consentirebbe. Nella nostra proposta di legge, depositata sia alla Camera che al Senato da alcuni Parlamentari che ne condividono la portata, è perseguibile la persona che induce una donna a portare avanti una gravidanza per altri contro la propria volontà e passibile di arresto fino a 20 anni. Sono certa che tutta la comunità politica internazionale sarebbe d'accordo, perché siamo tutti contro ogni forma di abuso e di violazione dei diritti umani fondamentali.