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Giacomo Bozzoli, inquirenti ascoltano ancora la compagna: tanti "non ricordo" e "non so"

Cronaca

Continuano le ricerche del 39enne bresciano condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario e latitante dal giorno del verdetto definitivo della Cassazione, una decina di giorni fa. Martedì sera gli inquirenti bresciani hanno ascoltato per la seconda volta Antonella Colossi, la compagna dell’uomo: ha spiegato ancora una volta di non sapere dove sia andato il compagno

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Continuano le ricerche di Giacomo Bozzoli, il 39enne bresciano condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario - gettato nel forno della fonderia di famiglia l'8 ottobre 2015 a Marcheno nel Bresciano - e latitante dal giorno del verdetto definitivo della Cassazione. Martedì sera gli inquirenti bresciani hanno ascoltato per la seconda volta Antonella Colossi, la compagna dell’uomo latitante ormai da una decina di giorni.

Sentita ancora la compagna di Bozzoli

Antonella Colossi martedì è stata sentita in Procura dopo che venerdì, di ritorno da Marbella con il figlio, era stata invece ascoltata al comando provinciale dei carabinieri. Secondo gli investigatori il suo racconto è stato ancora più lacunoso rispetto al primo, infarcito di "non ricordo" e "non so". Antonella Colossi ha spiegato ancora una volta di non sapere dove sia andato il compagno che, ha sottolineato, "sono sicura essere innocente". Nel primo interrogatorio la donna aveva spiegato che "siamo stati insieme in Spagna fino al momento della sentenza. Eravamo io, Giacomo e nostro figlio". Poi la compagna è tornata in Italia in treno insieme al figlio e ha fatto mettere a verbale di "aver perso la memoria per lo choc dopo aver saputo della condanna all'ergastolo guardando internet da un computer dell'albergo". 

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Proseguono le indagini

Nel frattempo proseguono le indagini per trovare Bozzoli. Secondo quanto ricostruito, risulterebbe sganciato il satellitare della Maserati Levante usata dall’uomo la mattina del 24 giugno per lasciare l'Italia. Le tracce si fermano in Spagna: ci sono la dichiarazione di una receptionist d'albergo e un fotogramma che testimonierebbero la presenza a Marbella la scorsa settimana, quantomeno fino a prima del primo luglio. La polizia iberica ha fatto sapere alle autorità italiane che le telecamere del resort Hard Rock hanno ripreso il 39enne il 30 giugno, un giorno prima della sentenza definitiva. Nelle immagini si vede il bresciano con il figlioletto. Una receptionist dell'albergo di lusso, poi, lo avrebbe riconosciuto tra i clienti. Il documento de’l'uomo - la carta di identità - sarebbe stato registrato proprio il 30 giugno. Poi il vuoto.

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