Il leader della Lega è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver negato lo sbarco in Sicilia a un gruppo di migranti nell’agosto del 2019. All’epoca dei fatti Salvini era ministro dell’Interno e, nelle dichiarazioni spontanee rilasciate oggi in tribunale, ha rivendicato tutte le scelte fatte. “Io tutelavo la sicurezza nazionale - ha detto - La particolare attenzione all'immigrazione irregolare era un obiettivo giusto"
E’ il giorno dell’apparizione in aula a Palermo per Matteo Salvini. Il vice premier è imputato nel processo Open Arms: l’accusa è di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio, per avere impedito lo sbarco di un gruppo di migranti soccorsi dalla nave della Ong spagnola nell'agosto del 2019. Salvini, accompagnato dall’avvocato Giulia Bongiorno, è arrivato nell’aula bunker dell’Ucciardone, nel capoluogo siciliano, intorno alle 10,30. Davanti al tribunale il leader della Lega ha rilasciato dichiarazioni spontanee, rivendicando tutte le scelte compiute all’epoca dei fatti, quando era ministro dell’Interno. "Ho l'orgoglio di dire - ha esordito - che quando fui ministro dell'Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell' Europa".
Salvini rivendica le scelte fatte
Il ministro delle Infrastrutture ha parlato della politica sull'immigrazione seguita dal Governo giallo-verde "per chiarire che nella maggioranza c'era una politica condivisa sulla gestione dei fenomeni migratori che prevedeva il coinvolgimento delle istituzioni europee e che ebbe inizio con la vicenda della nave Aquarius che terminò con l'assegnazione del porto sicuro in Spagna e proseguì con la Diciotti che vide d'accordo tutti i colleghi di Governo". Il vice premier rivendica quindi tutte le scelte fatte da ministro dell'Interno, affermando che in materia di migrazioni le decisioni erano condivise dall'esecutivo. Il leader leghista ha anche citato alcune prese di posizione dell'allora premier Conte e dei ministri Di Maio e Toninelli che rivendicarono come collegiali le decisioni prese "avendo come priorità la salvaguardia della vita umana".
Salvini: “C’era allarme terrorismo”
"Io tutelavo la sicurezza nazionale come dimostra il fatto che almeno tre episodi delittuosi in Francia, Germania e Belgio sono imputabili a persone sbarcate a Lampedusa. Al contrario di quel che sostiene qualcuno l'allarme terrorismo c'era. Quindi la particolare attenzione all'immigrazione irregolare era un obiettivo giusto".
La posizione di Conte
"Conte ha condiviso tutte le scelte di politica migratoria tranne quella relativa alla Open Arms e questo si spiega facilmente se si pensa che tra l'8 e il 9 agosto si era aperta la crisi di governo con la mozione di sfiducia al premier". Secondo Salvini, dunque, il mutamento di posizione dei 5Stelle dipese solo dalla volontà del Movimento di rompere con il governo giallo-verde. "In tutte le centinaia di episodi precedenti - ha aggiunto - ci sentivamo al telefono per le varie questioni. Con Open Arms, invece, Conte iniziò un carteggio. Il 14 agosto per la prima volta mi scrisse riferendosi ai minorenni a bordo e invitandomi a prendere le decisioni conseguenti. Noi rispondemmo a Ferragosto mentre coordinavamo le forze pubbliche in un patto anti camorra". "Il 16 il presidente del Consiglio tornò a scrivere - ha raccontato - contestando le mie scelte, il 17 noi rispondemmo: un comportamento epistolare che rappresenta la cesura politica che ora mi porta qua sul banco degli imputati. Per i 5 Stelle quello che ho fatto con la Diciotti andava bene, quel che ho fatto con la Open Arms no, ma la verità è che il problema era politico".
Salvini: "Non c'erano emergenze"
Matteo Salvini, oltre alle dichiarazioni spontanee rilasciate, ha anche risposto ad alcune domande della procuratrice aggiunta Marzia Sabella. "Io ero rassicurato sul fatto che non vi fossero emergenze a bordo. Lo sbarco ci sarebbe stato, non solo per la redistribuzione. E ci sarebbe stato, se vi fossero state altre decisioni 'esterne' relative a questioni mediche e di salute, a prescindere dal ministro dell'Interno". "Gli elementi che avevamo ci dicevano che la situazione non era a rischio", ha inoltre aggiunto il leader della Lega al presidente che sottolineava che non è tranquillizzante che i migranti si gettassero in acqua davanti al porto di Lampedusa. "E' stato fatto tutto in osservanza delle normative internazionali vigenti - ha aggiunto Salvini - nell'elaborazione dei decreti sicurezza, nell'ambito di svariati tavoli tecnici interministeriali".