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Stupro Palermo, gli indagati chiedono di cambiare carcere perché minacciati

Cronaca
©Ansa

I ragazzi, accusati di violenza sessuale di gruppo su una 19enne, davanti ai magistrati dicono di aver fatto un errore di cui hanno compreso dopo la gravità, ma continuano a dire che la vittima "era consenziente". In una conversazione registrata dai carabinieri, però, uno di loro afferma: "Lei non voleva, faceva no basta’". Su Telegram in poche ore si sono formati gruppi con l'unico obiettivo di trovare il filmato dello stupro. Le famiglie degli indagati sporgono denuncia per insulti e minacce ricevuti sui social

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I sei giovani che si trovano in carcere a Palermo accusati di violenza sessuale di gruppo su una 19enne hanno chiesto di essere allontanati dalla struttura penitenziaria per via delle minacce ricevute. Nei giorni scorsi i ragazzi hanno risposto in lacrime ai magistrati, hanno detto di essersi rovinati la vita. Ma non hanno cambiato la loro linea di difesa: "Lei era consenziente". Dopo avere rigettato i ricorsi di Angelo Flores e Gabriele Di Trapani, ieri i giudici hanno respinto anche la richiesta dei difensori di Cristian Barone confermando l'arresto in carcere. Un settimo responsabile, minorenne al momento del fatto e ora 18enne, è stato scarcerato dal gip del tribunale per i minorenni e affidato a una comunità. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri per trovare altri cellulari e video che avrebbero immortalato lo stupro avvenuto nel cantiere del collettore fognario, al Foro Italico, dove la ragazza è stata poi soccorsa da un'ambulanza. E il Garante della Privacy avverte: "Conseguenze penali per chi diffonde il video".

L'ipotesi di trasferimento

I legali dei ragazzi che sono nel carcere palermitano domani andranno dai giovani per verificare la vicenda delle minacce ricevute. Gli avvocati hanno anche riferito di aver ricevuto una richiesta ufficiale da parte della polizia penitenziaria del carcere Lorusso di Pagliarelli, che potrebbe essere stata presentata perché nella struttura non ci sono tante sezioni protette, gli arrestati sono sei e non si riesce sempre a garantire il divieto di incontro imposto dall'autorità giudiziaria. È probabile che per questo motivo alcuni degli arrestati saranno spostati in altre carceri in Sicilia.

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Gli interrogatori

"Sono addolorato per ciò che è successo, chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente", ha detto in lacrime al gip Christian Maronia, finito anche al centro di una polemica per alcuni video su TikTok pubblicati con un profilo a suo nome ma che il suo legale ha additato come fake, annunciando che la famiglia presenterà una denuncia. Il giovane, però - riporta Il Corriere della Sera -  in una conversazione registrata dai carabinieri ha detto ad altri due indagati: "Lei non voleva, faceva no basta’", parole che potrebbero indicare che il ragazzo in realtà sapesse cosa stava accadendo. Anche gli altri due ragazzi sentiti ieri - Samuele La Grassa ed Elio Arnao - hanno sostenuto che la ragazza era consenziente. Nel corso dell'interrogatorio è emerso che Angelo Flores avrebbe mostrato un video: "Si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza. Ad organizzare tutto è stato Flores". Poi, hanno detto di aver fatto un errore, di cui hanno compreso dopo la gravità: "Nessuno di noi pensava si trattasse di una violenza". Dopo avere abusato della ragazza, secondo l'accusa, i ragazzi sarebbero andati a mangiare in una rosticceria, rendendosi conto solo allora della gravità dell'accaduto.

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Il caso sui social e l'avvertimento del Garante 

Un caso che è esploso anche sui social, con le foto dei profili dei ragazzi postate e condivise migliaia di volte. Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti, ma che adesso si sono dimezzati, con l'unico obiettivo di trovare il video dello stupro. A questo proposito, il Garante della Privacy - con due provvedimenti d’urgenza - ha rivolto un avvertimento a Telegram e agli utenti della piattaforma affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla, anche indirettamente, in contrasto, peraltro, con le esigenze di tutela della dignità della ragazza. L'Autorità ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale).

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Le famiglie degli indagati sporgono denuncia per insulti e minacce

Oggi le famiglie dei sette ragazzi si sono presentate in commissariato e hanno presentato denuncia contro ignoti per i messaggi di minacce e gli insulti ricevuti da quanto si è diffusa la notizia che i loro figli, fratelli e parenti sono stati arrestati con l'accusa di violenza sessuale di gruppo. Hanno chiesto alla polizia di indentificare gli autori dei commenti ma anche e soprattutto chi ha realizzato i profili fake dei propri parenti e chi ha postato le foto degli indagati dondole in pasto a milioni di persone. Le indagini passano adesso alla polizia postale che dovrà passare al setaccio tutti i social dove sono presenti migliaia di post e di commenti sulla vicenda.

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