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Unioni civili, a che punto siamo in Italia: la storia di Deborah ed Elena. VIDEO

Cronaca

Federica De Lillis

L'11 maggio 2016 veniva approvato il testo definitivo della legge sulle unioni civili. Con questa norma, l'ordinamento italiano ha finalmente riconosciuto e legittimato l'unione di persone dello stesso sesso. Deborah Piccinini ed Elena Vanni sono state le prime a registrare la loro unione in Italia e portano avanti una riflessione su quanto ancora ci sia da fare per raggiungere una parità sostanziale  

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“Alla fine del 2015 il Presidente del consiglio Renzi aveva ripreso il discorso della legge sulle unioni civili e noi siamo buddiste e a Capodanno, ogni anno, ci mettiamo degli obiettivi per l’anno successivo e quell’anno ci siamo guardate in faccia e abbiamo detto ‘Ma perché non ci sposiamo?’. Abbiamo deciso di metterci questa sfida e abbiamo anche deciso la data: il 24 luglio del 2016. Abbiamo deciso di andare a parlare col sindaco del nostro paese, Castel San Pietro Terme, dove abitavamo per sapere se fosse favorevole alle unioni civili. Lui ci ha guardate un po’ perplesso perché la legge ancora non c’era, era stata approvata solo in Senato e i tempi sembravano molto lunghi e noi gli abbiamo risposto ‘Non si preoccupi, siamo buddiste e abbiamo deciso che questo obiettivo lo realizzeremo’." 

Deborah ed Elena si conoscono nel 2001. Si rincontreranno ben 10 anni dopo senza sapere che sarebbero state la prima unione civile a essere registrata in Italia. 

"Oggi spose"

“L’11 maggio, quando finalmente è stata approvata la legge alla Camera - continua Elena - me lo ricordo perché ero a casa e ho subito mandato un messaggio a Deborah che era in ufficio dicendo ‘Debbi, Debbi è stata approvata la legge’ e poi su facebook un mio amico di Arcigay ha scritto ‘Ma qualcuno ha già deciso di sposarsi?’ e io ho detto ‘Sì, sì, noi abbiamo anche già deciso la data!”

A entrambe piace rievocare il giorno del matrimonio, il 24 luglio del 2016, attraverso le parole del sindaco di Castel San Pietro Terme (BO), Fausto Tinti, che quel giorno ha celebrato l’unione. 

“La piena libertà con cui Deborah ed Elena fanno questo passo importante per la loro vita arricchisce la comunità di persone mature, responsabili e consapevoli del loro futuro e di quello della comunità. [...] Oggi siamo solo per essere una comunità migliore che include e riconosce i diritti delle donne e degli uomini, che amano, che sono libere sempre, se così non fosse, se a questo non tenderemo, a che cosa servirà quella cosa che chiamiamo costituzione italiana?”. 

Il nostro Paese, nel 2015, è stato condannato dalla Corte europea per i diritti dell'uomo per il mancato riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Quasi un anno dopo, la Camera ha approvato il testo definito della legge sulle unioni civili, proposto per la prima volta nel 2014 dall'onorevole Monica Cirinnà.

Con questo testo si estendono alle coppie omosessuali alcuni dei diritti e dei doveri, prima riservati solo alle coppie eterosessuali unite in matrimonio

 

 

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Unione civile e matrimonio: le differenze

“Qualche giorno dopo la nostra unione civile, sono andata in Comune per ringraziare il sindaco e ricordo che mentre parlavo con la segretaria del sindaco e parlavo di Deborah come mia moglie è passato un assessore che mi ha detto ‘No, non è sua moglie’, e ho detto ‘Ah, giusto, scusi, è la mia civilmente unita’. Io continuo a chiamarlo matrimonio però, è vero, ci sono differenze tra matrimonio e unione civile”.  

Come racconta Elena, a livello legale, i due istituti non sono proprio la stessa cosa. Tra le differenze più importanti ne ricordiamo soprattutto tre.

La prima riguarda l'obbligo di fedeltà che, nel caso delle coppie unite civilmente, non è previsto. Ciò non ha conseguenze troppo gravi dal punto di vista giuridico, però rappresenta la differente concezione che il legislatore ha delle coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali. 

La seconda differenza interessa lo scioglimento della coppia: nel caso del matrimonio, è necessario attraversare un periodo di separazione di 6 o 12 mesi prima di ottenere il divorzio, mentre, nel caso dell'unione civile, il periodo è più breve, bastano 3 mesi dopodiché l'unione può essere sciolta.

Il terzo punto è la stepchild adoption: la possibilità di adottare il figlio biologico del partner. Questa era stata prevista nella versione iniziale della legge e in seguito stralciata durante il dibattito in Senato. La conseguenza più grave è che, in caso di morte del partner, il figlio rimane legalmente orfano, visto che l'altro genitore non è riconosciuto, e potrebbe per questo essere affidato ad altre famiglie o a un istituto.

La situazione nell'Unione europea

Le disparità di trattamento sono ancora presenti nel nostro Paese, nel frattempo, nell’Unione europea, l’istituto dell’unione civile è in gran parte superato: 14 Paesi su 27, infatti, hanno introdotto il matrimonio egualitario che estende alle coppie dello stesso sesso tutti i diritti e i doveri già riconosciuti alle unioni eterosessuali. 

“In questo momento le persone omosessuali non hanno gli stessi diritti delle persone eterosessuali, quindi, sarebbe bastato estendere la legge del matrimonio a tutte le persone indipendentemente dal loro orientamento sessuale e vivremmo in un paese in cui tutte le persone godono degli stessi diritti. Purtroppo non è ancora così e quindi la battaglia non è ancora finita”.