L'ex deputato ed ex presidente dell'Emilia-Romagna, 78 anni, era in lotta con un tumore. La moglie ha comunicato la sua scelta su Facebook: "Per la legge il suo corpo è costretto a essere ancora qui, mentre la sua mente è già in un luogo leggero. Siamo un Paese ipocrita". Intanto Fabio Ridolfi, da 18 anni costretto a letto da una tetraparesi, ha fatto testamento biologico. Anche per lui sarà sedazione profonda: troppo lunghi i tempi per il suicidio medicalmente assistito che aveva chiesto tempo fa
Antonio La Forgia, ex deputato ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna, da un anno e mezzo in lotta con un tumore, ha iniziato un percorso di sedazione profonda. “Un viaggio di sola andata, con serenità”, lo definisce la moglie Mariachiara Risoldi, che sul suo profilo Facebook riflette con amarezza sulle restrittive norme italiane in tema di fine vita. “Per la legge il suo corpo è costretto ad essere ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo un Paese veramente ipocrita”, scrive Risoldi. La Forgia, 78 anni, nato a Forlì, è stato protagonista della politica bolognese a partire dagli anni ’80. Iscritto al Pci, fu assessore, poi segretario del Pds. Molto vicino a Prodi, è stato deputato dal 2006 al 2013. La situazione di La Forgia, con le dovute differenze medico-legali, ricorda quella di Fabio Ridolfi, 46 anni di cui 18 anni passati sdraiato a letto a causa di una tetraparesi. Anche Ridolfi ha chiesto la sedazione profonda con sospensione dei sostegni vitali. “Ha fatto un testamento biologico volontario", ha riferito l’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, che sottolinea ancora una volta come Ridolfi avrebbe voluto percorrere la strada del suicidio medicalmente assistito. La procedura si è però arenata sulle modalità tecniche e sul tipo di farmaco da usare. I ritardi burocratici hanno portato Ridolfi a optare per la sedazione profonda invece che continuare a soffrire in attesa di un responso definitivo dei medici curanti.
"Fabio non può dire in quanto tempo sarà posta fine alle sue sofferenze"
“A differenza del suicidio medicalmente assistito in cui era lui ad attivare la somministrazione del farmaco che in pochi minuti avrebbe agito, con quest'altro percorso il medico, in base alle condizioni di Fabio, non può dire in quanto tempo sarà posta fine alle sue sofferenze", ha detto l'avvocato Gallo, ricordando come Ridolfi avesse tutti i requisiti indicati dalla sentenza della Consulta sul caso 'Cappato-dj Fabo' per accedere al suicidio medicalmente assistito.
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Ridolfi: "È ora che in Italia si parli di eutanasia, atroce non poter decidere della propria vita"
“Non ho paura. Non vedo l'ora di farlo. Cosa mi mancherà? La famiglia. Non credo in Dio”, ha detto poche ora fa Ridolfi, rispondendo attraverso il puntatore oculare alle domande dei cronisti. Dal letto in cui è costretto dalla malattia, nella casa dei genitori a Fermignano (Pesaro Urbino), il paziente si è poi lasciato andare alla rabbia: "Basta trattarci come cittadini di serie B, è assurdo che ci voglia più di un mese per individuare il farmaco mortale. Grazie al vostro menefreghismo sono costretto a scegliere la strada della sedazione profonda”. Ridolfi ha poi aggiunto che vorrebbe “dire alle persone che vivono come me di farsi sentire altrimenti le cose non cambieranno mai. È ora che in Italia si parli chiaramente di eutanasia. È atroce non poter decidere della propria vita, mentre aspetti dei mesi che altri lo facciano al posto tuo scegliere di morire è un diritto di tutti, ripeto di tutti, e spero che tutto questo serva ad aiutare anche quelli che vivranno la mia condizione”. La procedura di sedazione avverrà in due fasi. Prima ci sarà la sospensione della Peg (gastrostomia endoscopica percutanea) e una blanda sedazione a casa, poi il trasferimento all'hospice di Fossombrone per la vera e propria sedazione profonda, fino al decesso.