In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Pesaro, prima assegnazione del cognome materno dopo il provvedimento della Consulta

Cronaca

Nei giorni scorsi  la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Il Tribunale di Pesaro, con provvedimento emesso ieri 28 aprile e depositato oggi, si è espresso per la prima volta in Italia a favore dell'assegnazione del cognome materno a un ragazzo minorenne in seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale che ha dichiarato come illegittime le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre. Il Tribunale ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci di Ancona, per la madre di un minorenne che chiedeva il riconoscimento anche del cognome materno al figlio, nonostante l'opposizione del padre.

La decisione della Consulta

La Corte Costituzionale mercoledì 27 aprile ha definito come illeggittime le norme che attribuivano in automatico il cognome del padre al figlio di una coppia. Una scelta storica che, come si legge nel comunicato, "nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio", permette a entrambi i genitori di "condividere la scelta sul suo cognome". "La regola - prosegue la nota - diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico". La regola riguarderà tutti i figli: quelli nati nel matrimonio, fuori e anche quelli adottati. Alla sentenza si è arrivati dopo anni di lavori della Consulta, chiamata a decidere nell'ambito di un provvedimento partito nel 2020 in Basilicata. 

approfondimento

Cognome figli, cosa cambia con la sentenza della Corte Costituzionale