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Malata Sla ferma le cure: è il primo caso dopo legge biotestamento

Cronaca

La donna, 49 anni, malata dal 2012, viveva a Nuoro. Ha rinunciato alla ventilazione meccanica che la teneva in vita e ha dato il via alla sedazione

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Una donna di 49 anni di Nuoro, Patrizia Cocco, dal 2012 malata di Sla, è morta sabato 2 febbraio dopo aver dato il suo assenso alla rinuncia alla ventilazione meccanica che la teneva in vita. Il suo è il primo di caso di “morte assistita” di cui si ha notizia dall'entrata in vigore della nuova legge sul biotestamento, il 31 gennaio scorso. La donna, così come prevede la norma, per quattro volte, davanti a un'equipe di medici e due testimoni, ha espresso la sua intenzione di interrompere le cure. A riportarlo, è il quotidiano L’Unione Sarda.

La decisione

Sabato scorso, 2 febbraio, attorno alle 13 è stata avviata la procedura, alla presenza, oltre che dei testimoni, di uno psicologo, un palliativista, un rianimatore, un anestesista e un medico di base. Alla donna è stata praticata la sedazione profonda e poi è stata fermata la ventilazione meccanica. Questo ha fatto sì che Patrizia morisse senza provare dolore.

Da sempre determinata nella sua volontà

Patrizia, fino a che ha potuto lavorare, era titolare di un'agenzia di viaggi. In passato era entrata, senza esito, in un progetto sperimentale di cura all'ospedale Niguarda di Milano. Il suo legale, poco tempo fa, si era rivolto al giudice tutelare di Nuoro per ottenere l'autorizzazione per l'assistenza medica, ma l'approvazione della nuova normativa da parte del Parlamento ha anticipato la decisione del magistrato.

Il legale: “E' stata una scelta di Patrizia molto lucida e coraggiosa”

"E' stata una scelta di Patrizia molto lucida e coraggiosa. La nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente senza doversi rivolgere al giudice e così a Patrizia è stato permesso di fare la sua scelta", ha detto l’avvocato della donna. "La legge, che tutela il diritto alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione, Patrizia Cocco la aspettava da anni, da quando sentiva di essere imprigionata nella malattia dentro la quale sopravviveva a una vita che lei in quelle condizioni non voleva più vivere", ha concluso il legale.