Il tribunale di Taranto toglie la delega di curatore amministrativo all'ex prefetto. Al suo posto, il presidente dell'ordine dei commercialisti Tagarelli. Intanto uno studio avverte: nell'aera la mortalità per tumori cresce del 15%
Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha revocato per "palese conflitto di interessi" la nomina del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, a custode e amministratore degli impianti dell'area a caldo sequestrati perché inquinano. Il provvedimento è stato emesso nella serata di sabato 11 agosto. Al posto di Ferrante è stato nominato il presidente dell'ordine dei commercialisti, Mario Tagarelli.
La notizia arriva poche ore prima della diffusione di alcuni dati elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità sull'incidenza di tumori che saranno presentati al ministero della Salute, secondo cui il tasso di mortalità per cancro nell'area del sito dell'Ilva di Taranto è superiore del 15% rispetto alla media, con un picco del 30% in più per quelli al polmone.
Ferrante nominato dal Riesame - Nell'ordinanza con cui il gip ha sequestrato le aree a caldo dell'Ilva lo scorso 25 luglio, il presidente dell'Ilva Ferrante non faceva parte dei custodi. Lo aveva invece inserito il Riesame nel dispositivo depositato martedì scorso dandogli le stesse mansioni degli altri custodi, ovvero garantire la sicurezza, eliminare i pericoli, attuare le misure necessarie, effettuare il monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti. Il gip Todisco, invece, prima ha delegato solo ad uno dei custodi (Barbara Valenzano) l'attuazione delle misure operative, attribuendogli anche potere di spesa previo assenso dell'autorità giudiziaria, ed ha attribuito a Ferrante solo i compiti di 'datore di lavorò col compito di attuare le misure dell'autorizzazione integrata ambientale per le aree non soggette a sequestro. Quindi, con un ulteriore atto notificato la sera dell'11 agosto, Todisco ha revocato Ferrante dalla nomina a custode giudiziale ed ha richiamato Mario Tagarelli, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Taranto, già inserito nell'ordinanza del 25 luglio con compiti amministrativi. In quell'occasione a Tagarelli venne anche dato il compito di occuparsi della ricollocazione nello stabilimento del personale che, con lo stop dell'area a caldo - dai parchi minerali all'acciaieria - sarebbe rimasto inattivo.
Bersani e Alfano: "Il governo intervenga" - Reazioni preoccupate vengono arrivano dal mondo della politica, a partire dal Pd al Pdl. E' indispensabile che il governo con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza sulla situazione dell'Ilva di Taranto", dice il segretario del Partito democratico Luigi Bersani. Stesse richieste arrivano da Angelino Alfano, segretario del Pdl: "Chiedo al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier Ilva, per almeno due ragioni fondamentali. La prima: la politica industriale la fa il Governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull'industria dell'acciaio in Italia. La seconda: vogliamo o no attrarre investitori anche internazionali? Se l'obiettivo è quello di spaventarli, ci stiamo riuscendo".
La delusione dopo la speranza - Preoccupato anche il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. Azienda e sindacati erano infatti fiduciosi che il Riesame, non parlando esplicitamente di chiusura della fabbrica nel dispositivo ma di risanamento, mentre il gip nell'ordinanza di luglio parlava di spegnimento degli impianti e di blocco delle lavorazioni, potesse consentire contestualmente una produzione minima e l'attuazione del risanamento stesso. Se gli impianti non producono, vanno spenti, è la tesi di azienda e sindacati. Inoltre si osserva che l'energia all'Ilva è assicurata dai gas di recupero degli altiforni e delle acciaierie, quindi fermare questi impianti significherebbe bloccare tutto lo stabilimento che a quel punto non avrebbe più energia. A quel punto nemmeno gli impianti non toccati dal sequestro, treni nastri e treni lamiere, potrebbero più funzionare e per l'Ilva sarebbe la paralisi totale.
Lunedì vertice dei sindacati - L'Ilva per ora non parla né di cassa integrazione, né di mobilità, ma rileva che una fabbrica inattiva e senza produzione non è affatto una prospettiva sostenibile. Lunedì 13 agosto i sindacati si riuniranno per valutare la situazione e decidere come muoversi. Meno di due settimane fa le strade di Taranto sono state bloccate dalle proteste operaie e per due giorni e' risultato difficile entrare e uscire dalla città. Uno scenario che, se la situazione dell'Ilva dovesse precipitare nelle prossime ore o nei prossimi giorni, rischia inevitabilmente di ripetersi.
La notizia arriva poche ore prima della diffusione di alcuni dati elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità sull'incidenza di tumori che saranno presentati al ministero della Salute, secondo cui il tasso di mortalità per cancro nell'area del sito dell'Ilva di Taranto è superiore del 15% rispetto alla media, con un picco del 30% in più per quelli al polmone.
Ferrante nominato dal Riesame - Nell'ordinanza con cui il gip ha sequestrato le aree a caldo dell'Ilva lo scorso 25 luglio, il presidente dell'Ilva Ferrante non faceva parte dei custodi. Lo aveva invece inserito il Riesame nel dispositivo depositato martedì scorso dandogli le stesse mansioni degli altri custodi, ovvero garantire la sicurezza, eliminare i pericoli, attuare le misure necessarie, effettuare il monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti. Il gip Todisco, invece, prima ha delegato solo ad uno dei custodi (Barbara Valenzano) l'attuazione delle misure operative, attribuendogli anche potere di spesa previo assenso dell'autorità giudiziaria, ed ha attribuito a Ferrante solo i compiti di 'datore di lavorò col compito di attuare le misure dell'autorizzazione integrata ambientale per le aree non soggette a sequestro. Quindi, con un ulteriore atto notificato la sera dell'11 agosto, Todisco ha revocato Ferrante dalla nomina a custode giudiziale ed ha richiamato Mario Tagarelli, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Taranto, già inserito nell'ordinanza del 25 luglio con compiti amministrativi. In quell'occasione a Tagarelli venne anche dato il compito di occuparsi della ricollocazione nello stabilimento del personale che, con lo stop dell'area a caldo - dai parchi minerali all'acciaieria - sarebbe rimasto inattivo.
Bersani e Alfano: "Il governo intervenga" - Reazioni preoccupate vengono arrivano dal mondo della politica, a partire dal Pd al Pdl. E' indispensabile che il governo con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza sulla situazione dell'Ilva di Taranto", dice il segretario del Partito democratico Luigi Bersani. Stesse richieste arrivano da Angelino Alfano, segretario del Pdl: "Chiedo al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier Ilva, per almeno due ragioni fondamentali. La prima: la politica industriale la fa il Governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull'industria dell'acciaio in Italia. La seconda: vogliamo o no attrarre investitori anche internazionali? Se l'obiettivo è quello di spaventarli, ci stiamo riuscendo".
La delusione dopo la speranza - Preoccupato anche il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. Azienda e sindacati erano infatti fiduciosi che il Riesame, non parlando esplicitamente di chiusura della fabbrica nel dispositivo ma di risanamento, mentre il gip nell'ordinanza di luglio parlava di spegnimento degli impianti e di blocco delle lavorazioni, potesse consentire contestualmente una produzione minima e l'attuazione del risanamento stesso. Se gli impianti non producono, vanno spenti, è la tesi di azienda e sindacati. Inoltre si osserva che l'energia all'Ilva è assicurata dai gas di recupero degli altiforni e delle acciaierie, quindi fermare questi impianti significherebbe bloccare tutto lo stabilimento che a quel punto non avrebbe più energia. A quel punto nemmeno gli impianti non toccati dal sequestro, treni nastri e treni lamiere, potrebbero più funzionare e per l'Ilva sarebbe la paralisi totale.
Lunedì vertice dei sindacati - L'Ilva per ora non parla né di cassa integrazione, né di mobilità, ma rileva che una fabbrica inattiva e senza produzione non è affatto una prospettiva sostenibile. Lunedì 13 agosto i sindacati si riuniranno per valutare la situazione e decidere come muoversi. Meno di due settimane fa le strade di Taranto sono state bloccate dalle proteste operaie e per due giorni e' risultato difficile entrare e uscire dalla città. Uno scenario che, se la situazione dell'Ilva dovesse precipitare nelle prossime ore o nei prossimi giorni, rischia inevitabilmente di ripetersi.