Clima, le pagelle: Danimarca la migliore, giudizio basso per l’Italia

Una classifica di 67 Paesi che vede le prime tre posizioni vuote, l’Iran all’ultimo posto e l’Italia al quarantatreesimo: un gradino sopra rispetto all’anno scorso ma con un punteggio che viene definito “basso”. è la graduatoria contenuta nell’ultimo “Climate Change Performance Index”, cioè “l’Indice di Prestazione dei Cambiamenti Climatici”. Uno studio realizzato ogni anno dal 2005, in occasione delle conferenze sul Clima delle Nazioni Unite, da Germanwatch, NewClimate Institute e CAN International. Organismi scientifici e ONG che hanno messo al lavoro oltre quattrocento esperti per valutare i progressi compiuti dai maggiori emettitori a livello mondiale. La parte alta della classifica Le energie rinnovabili, segnala lo studio, stanno facendo rapidi progressi ma troppi Paesi sono ancora impegnati ad allungare la vita dei combustibili fossili, soprattutto il gas. Questo fa sì che il podio, anche quest’anno, rimanga vuoto. Si conferma anche la quarta posizione, occupata dalla Danimarca: l’unico Paese ad avere voti alti in questa pagella climatica. A seguire i Paesi Bassi e subito dopo la sorpresa di quest’anno, il Regno Unito. Londra arriva sesta scalando ben quattordici posizioni. Merito della chiusura di tutte le centrali a carbone e l’impegno del governo a non rilasciare permessi per nuovi progetti legati alle fonti fossili. La parte bassa L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’Argentina che con il cinquantanovesimo posto è uno dei Paesi con il punteggio più basso. Non è un caso che la performance coincida con l’elezione di un presidente come Milei che nega l’esistenza della crisi climatica. Così come non è un caso che in coda alla graduatoria troviamo quattro tra i maggiori produttori di petrolio e gas al mondo: Iran , Arabia Saudita , Emirati Arabi Uniti e Russia . La quota di energie rinnovabili, nel loro mix energetico, è inferiore al 3%. Italia: piano poco ambizioso e troppi soldi alle fonti fossili Il nostro Paese scala una posizione raggiungendo il quarantatreesimo posto ma ha un punteggio basso. è medio il giudizio sulle emissioni di gas serra, basso quello sulle rinnovabili e le politiche climatiche. Il piano nazionale per l'energia e il clima che il nostro governo ha rivisto l’estate scorsa è poco ambizioso secondo lo studio. “Non esiste – si legge nella scheda sull’Italia – un piano per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili. L’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale afferma che i sussidi del Paese ammontano a 63 miliardi di dollari”. Per gli esperti che hanno realizzato il rapporto, questi fondi dovrebbero andare a progetti di energia rinnovabile. “Visione miope” “L’Italia sul fronte energetico continua ad avere una visione miope che non riduce le bollette pagate da famiglie e imprese, e che crea anche nuove dipendenze energetiche dall’estero, da Paesi sempre più instabili politicamente”. A dirlo è Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente che ha collaborato allo studio. Intanto, aggiunge, “la crisi climatica accelera il passo, gli eventi meteo estremi nella Penisola sono sempre più frequenti e con impatti pesanti anche sul mondo produttivo e dell’agricoltura, che avrebbero tutto l’interesse a promuovere politiche coraggiose per la riduzione delle emissioni climalteranti, come previsto dal Green Deal europeo”. Come è stata realizzata la classifica Sono quattro le categorie valutate per stilare il report, ciascuna con un peso diverso nel giudizio finale: emissioni di gas serra , energia rinnovabile , uso di energia e politica climatica . Quest'ultima si basa su valutazioni di esperti da parte di organizzazioni e think tank dei rispettivi Paesi.

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