John Vaillant: “Addio a gas e petrolio fondamentale per la nostra sopravvivenza"

Incendi. Anzi, tempeste di fuoco. Sempre più frequenti, violente e intense. “Sono cose di cui abbiamo letto solo nei miti antichi e nell'Antico Testamento, nella Bibbia. Ora stanno accadendo a persone come noi. E noi non siamo pronti”. A parlare a Sky TG24 è John Vaillant, scrittore americano-canadese convinto che la crisi climatica è “la cosa più grande che ci sia mai capitata”. Vaillant ha scelto di raccontarne una delle conseguenze: l’incendio avvenuto nel 2016 a Fort McMurray, nella provincia dell’Alberta, in Canada. Uno dei peggiori della storia del Paese. Un reportage dettagliato che si chiama “L’età del fuoco, una storia vera da un mondo sempre più caldo” . Selezionato dal New York Times fra i 10 libri più importanti dell’anno, vincitore del Baillie Gifford Prize, finalista al National Book Award e al premio Pulitzer. Vaillant lo presenterà al Festival Internazionale di Ferrara sabato 5 ottobre e al Festival Pianeta Terra di Lucca domenica 6 ottobre . Perché ha deciso di raccontare un grande incendio che ha devastato il territorio, causato miliardi di danni ma non ha provocato vittime? “È stato quasi un miracolo che non ci siano state vittime. È stata la più grande e rapida evacuazione dovuta a un incendio nella storia moderna. Circa 90.000 persone hanno lasciato la propria casa. l modo in cui il fuoco si è mosso è stato così sorprendente, così intenso e veloce da sopraffare i vigili del fuoco. E più imparavo a conoscere questo incendio, più mi rendevo conto che eravamo a una svolta da un punto di vista climatico”. Che svolta? “Fort McMurray è una città molto ricca e ricca di petrolio. Dove le case sono costose, nuove di zecca. Quando è scoppiato il rogo sono andate distrutte completamente in cinque minuti. Bruciavano come un bicchiere di carta. Ho pensato che stavamo entrando in una nuova fase del nostro rapporto con il fuoco. Se quello a cui ho assistito può accadere nel Canada subartico, quando i laghi sono ancora ghiacciati, immaginate cosa può fare più a sud. La storia di Fort McMurray è davvero la nostra storia. Che si tratti di un’alluvione, di un incendio o di una siccità, è guidata dalle stesse forze. E capirlo è fondamentale”. Storie come questa non dovrebbero aiutarci ad abbandonare rapidamente i combustibili fossili, responsabili della crisi climatica che rende più frequenti anche gli incendi? “Gli incendi sono l'espressione della nostra civiltà che si sgretola. Così come la siccità e le alluvioni: se vediamo quanto questi eventi siano interconnessi, allora possono essere utili in termini di accelerazione nell'azione per il clima. Una rapida transizione dai combustibili fossili è cruciale per la nostra sopravvivenza”. Una eventuale vittoria di Donald Trump, che definisce la crisi climatica una “bufala”, può essere un ostacolo alla transizione? “Stiamo vivendo un momento straordinariamente pericoloso. Trump nel suo primo mandato ha fatto un danno generazionale, non solo agli Stati Uniti, ma alla nozione di democrazia in tutto il mondo. Anche in Canada abbiamo problemi con i negazionisti. L’Alberta, in pratica il Texas del Canada, dove è avvenuto l'incendio, ha una politica ufficiale di negazione del clima. Stanno soffrendo terribili siccità, terribili incendi. Le loro industrie e i loro raccolti sono stati chiusi e stanno fallendo a causa del cambiamento climatico. Eppure non vogliono affrontare la questione in modo coraggioso o onesto”.