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Phase out fossile? Più importante triplicare le rinnovabili

Ambiente

Daniele Moretti

A Sky TG24 parla Francesco La Camera, Direttore Generale di IRENA, l'Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili: “La cosa importante è che il phasing down sia effettivo. Il nucleare? Non serve per gli obiettivi 2030”

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Rush finale in vista alla COP28 di Dubai e tutte le attenzioni sono rivolte al modo in cui la dichiarazione finale tratterà la questione dell’eliminazione o semplice diminuzione delle fonti fossili. Phase out o phase down. Quale è la posizione di IRENA?


"La nostra posizione è esattamente quella dell'IPCC. Mi spiego. L'accordo di Parigi prevede che bisogna contenere l'incremento di temperatura a fine secolo di 2°C e fare ogni sforzo per stare a 1,5°C. La scienza ci dice che per poter ottenere questo risultato occorre al 2030 avere una diminuzione delle emissioni pari al 43%. Quindi l'IPCC dice avremmo già dovuto raggiungere il picco di consumo di petrolio e carbone e, per quanto riguarda il gas, raggiungerlo al 2025. E poi avere un andamento discendente sino ad arrivare a Net Zero al 2050. In tutto questo il phase out non c'è. Quello che c'è è un phasing down. Certo, quando parliamo di phasing down, deve essere effettivo, cioè dobbiamo consentire una diminuzione dell'uso dei combustibili fossili tale da arrivare al 2030 a raggiungere l'obiettivo del 43% di diminuzione. La call per il triplo delle energie rinnovabili vuol dire 11 Terawatt al 2030. Ecco, quegli 11 Terawatt servono a colmare il gap tra la domanda che, pur con le misure di efficienza, tenderà leggermente aumentare, col fatto che useremo meno carbone per diminuire le emissioni. Insomma si tratta della quantità di energie rinnovabili che ci consente di mantenere l'obiettivo del 43% di riduzione mantenendo il mercato in funzionamento".

Qui a Dubai non se n’è parlato molto, se non quando 22 Paesi hanno promesso di triplicare la loro potenza nucleare entro il 2050 (non l’Italia), eppure nel nostro Paese prosegue il dibattito sul Nucleare come chiave per la soluzione climatica.


"L'ho detto tante, tante volte: l'IPCC ci dice che bisogna ridurre del 43% le emissioni al 2030. Quindi dobbiamo mettere sul terreno tecnologie che ci consentano di avere un risultato entro questa data, perché la fisica del clima non ci permette di recuperare dopo quello che noi facciamo oggi. Quindi la prospettiva di altre tecnologie che non siano le rinnovabili seguono una fase successiva, in cui probabilmente ci sarà la fusione, non so quello che avverrà. In ogni caso il Nucleare in questo frangente, nell’immediato, non serve alla causa del cambiamento climatico. Si è anche parlato del Nucleare come contrapposizione al triplicare le rinnovabili. Questo non tiene conto della scala del problema. Io faccio sempre un giochino. Andate su Google, controllate la capacità installata di Nucleare nel mondo: sono 379 giga, in 70 anni. Le rinnovabili lo scorso anno hanno installato 300 giga. Vuol dire che in un anno abbiamo installato il 70% di quello che si è installato in 70 anni di nucleare. Questa è la dimensione del nucleare. Quello che è il nucleare come importanza energetico e quello che sono le rinnovabili".

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Però per poter considerare di successo ed effettivo l’impatto delle rinnovabili sul mercato, occorre risolvere il problema dell'accesso alle reti...


"Questo è assolutamente vero. Infatti noi, nel nostro Outlook, abbiamo individuato tre barriere a un più rapido dispiegamento delle rinnovabili. Sono le infrastrutture, gli ambiti di policy e poi anche la capacità di selezionare le skills. Fermiamoci al primo, quello delle infrastrutture. Chiaramente se non abbiamo grid che siano interconnesse, che siano flessibili e bilanciate, sarà difficile gestire il sistema che si sta avviando. Però le strutture di supporto sono anche nel vecchio sistema, quello centralizzato. Non è che ci siano dei costi addizionali enormi, bisogna muovere e sostenere e creare le strutture per il nuovo sistema che verrà. Il futuro energetico sarà fatto di rinnovabili più idrogeno, soprattutto verde, e uso sostenibile della biomassa. Il problema non è quindi quale sarà il nostro arrivo, il problema è bisogna arrivare in tempo per combattere il cambiamento climatico".

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