MasterChef Italia al via: la parola al nuovo giudice, Antonia Klugmann

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Barbara Ferrara

Chef Antonia Klugmann 
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Nella storia del talent culinario più amato dal piccolo schermo, Chef Antonia Klugmann è la prima donna a entrare nella giuria. In questa settima straordinaria edizione, la vedremo al fianco di Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo. L’abbiamo incontrata a pochi giorni dal debutto, in prima tv assoluta, su Sky Uno giovedì 21 dicembre alle 21.15, leggi l’intervista e scopri cosa ci ha raccontato

La Chef stellata Antonia Klugmann, classe 1979, è la prima donna a vestire i panni del giudice nella storia di MasterChef Italia. Quando la incontriamo, a pochi giorni dal debutto ufficiale, giovedì 21 dicembre alle 21.15 in prima tv assoluta su Sky Uno, è entusiasta, sorride, voce e gestualità comunicano un senso di pace interiore. Titolare del ristorante “L’Argine a Vencò”, a Dolegna del Collio in provincia di Gorizia, a pochi passi dal confine con la Slovenia, riceve la stella Michelin a soli dieci mesi dopo l’apertura, “averla il primo anno è fuori dal comune, ero molto contenta. Ricordo ancora quella telefonata”. E se si pensa che a vent’anni Antonia studiava Giurisprudenza, sembra incredibile. Ma incredibile non è, a giudicare dalla forza dirompente dei suoi obiettivi e della sua fermezza. Diciassette anni fa, idee chiare, lungimiranza e passione portano la Chef triestina a lasciare senza riserve i libri per i fornelli, quando “fare il cuoco non era così di moda come oggi”. Antonia Klugmann realizza se stessa in cucina, lavora quattordici ore al giorno e ha poco tempo libero. Per fortuna il suo compagno (Romano De Feo, professione sommelier ndr) lavora con lei e la sostiene, fin dalla prima volta in cui all’inizio della loro storia gli disse senza mezzi termini che il lavoro sarebbe stato per lei la priorità assoluta. “La cucina è il luogo in cui mi sento al cento per cento me stessa e dove sto sempre bene”. Leggi intervista per conoscerla più da vicino, anche se, per conoscerla davvero bisognerebbe assaggiare i suoi piatti – parola di Antonia.

Che effetto fa essere la prima donna giudice di MasterChef Italia?
Sono molto contenta, nel mio lavoro sono abituata a essere in minoranza, il lavoro di cuoco è ad appannaggio prettamente maschile. I ragazzi sono stati molto “coccoli”, tutti molto gentili, mi sono divertita.
Cosa l’ha convinta ad accettare?
Mi sembrava una bella occasione per vivere un’avventura, affrontare una sfida. Oltre all’’opportunità di fare qualcosa di completamente diverso dalla mia routine.
Dagli studi di giurisprudenza ai fornelli: qual è stata la spinta?
E’ stato diciassette anni fa, una volta fare il cuoco non era così di moda come oggi, all’allora quando una persona veniva da un background completamente diverso, era difficile entrare nel mondo della cucina. E’ un mondo molto diverso dagli altri, anche nel modo di apprendere, è più simile a un artigianato che a uno studio teorico: sono le mani le prime che devono imparare.
Cosa l’ha ispirata?
Ero molto interessata all’aspetto creativo legato alla cucina, una piccolissima percentuale dei cuochi è anche creativa, io ingenuamente pensavo invece che le due cose fossero legate. Solo lo Chef è il creativo del gruppo, la creatività coinvolge pochi cuochi.
C’è differenza tra un cuoco e uno chef?
Io in realtà dico sempre che sono una cuoca. Alla fine è solo il nome, francese o italiano, che definire il capo della cucina, ci sono grandissimi cuochi che si occupano della rivisitazione della tradizione più che dell’aspetto creativo.
Un maestro a cui si è ispirata?
Adoro i cuochi, in questi diciassette anni di mestiere la mia opinione su molti di loro è rimasta invariata, sono grata a chi è venuto prima e ha fatto molto meglio di me perché mi ha ispirata. In Italia cito Gualtiero Marchesi e Massimo Bottura, ma anche quelli meno noti al pubblico come Niko Romito, fanno tutti tantissimo per il nostro lavoro. Ci sono giovani come Pier Giorgio Parini e altri che fanno cose grandiose.
Non un solo modello, dunque.
Sono fortunata perché appartengo a una generazione che ha modelli molto diversi tra loro, non c’è un unico stile per essere creativi in Italia. Se è vero che si identifica la cucina nordica in un modo e quella spagnola in un altro, l’italiana, come quella francese, ha tante anime.
Come si è trovata con i suoi colleghi giudici?
Sono tre persone molto intelligenti e anche molto diverse tra loro, infatti mi sono modulata: non ci si può comportare con tutt’ e tre allo stesso modo. Li conoscevo già, ero stata stagista di Bruno dieci anni fa, Tonino lo avevo incontrato in diverse occasioni, però tutti mi hanno colpito per la loro intelligenza fuori dall’ordinario. Tonino ha un’incredibile sensibilità che non ti aspetti da un uomo grande e grosso come lui, non dice mai niente per ferire, forse perché è consapevole della sua forza e della sua personalità. Joe è molto professionale, ha inizialmente un certo distacco, una formalità che penso gli venga dal fatto di essere americano, c’è voluto un po’ per entrare in intimità ma sono contenta oggi del rapporto che abbiamo. Inoltre i nostri ristoranti in Friuli sono vicini.
A proposito di ristoranti, il suo a dieci mesi dall’apertura ha ricevuto la stella Michelin: come si fa?
Abbiamo avuto tanta fortuna, averla il primo anno di apertura è fuori dal comune, ed ero molto contenta. Ricordo ancora quella telefonata. Venivo da un’esperienza a Venezia in cui avevo una stella, mi conoscevano già e sapevano che avrei aperto nel Collio, sono venuti a trovarci quasi subito e per il nostro business è stato fondamentale. Avere il ristorante a Milano è un conto, averlo in Friuli un altro.
Il menu natalizio di Antonia Klugmann?
Io sono innamorata della tradizione anglosassone per quel che riguarda il periodo natalizio, molto spesso ci capitava di passare le feste in montagna insieme a una famiglia di inglesi (questo è il bello di Trieste), si festeggiava con tacchino ripieno e tutti i contorni, devo dire che ancora oggi mi piace farlo.

 

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